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Omicidi a Brattirò…

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L’edicola qui a fianco si trova all’entrata di Brattirò, a pochi metri dal campo da tennis. Nel nostro territorio le costruzioni simili hanno un significato ben preciso: il più delle volte venivano erette nel punto in cui si era verificato un delittuoso fatto di sangue. Per capire tale riferimento-connessione leggete, nel prosieguo, l’extract del libro di mio padre, il medico Pasquale, intitolato: “Brattirò e la sua storia: aneddoti, fatti, misfatti”, pubblicato dal 2012 dalla casa editrice da me amministrata, la Thoth Edizioni di Capo Vaticano.

Delle sorti di questo monumento se ne è occupata in passato la mia nonna materna, Pasqualina Rombolà, deceduta del 1993; non a caso i colori verde e rosso, che lei ha voluto dare dopo un restauro a sue spese, sono gli stessi della facciata della sua casa (aveva scelto queste tonalità per omaggiare i Santi Medici Cosma e Damiano, le cui vesti solitamente vengono raffigurate – appunto – di colore rosso e verde). Molti brattiroesi, specie in passato, hanno continuato a portare fiori alla statua della Madonna che si trova nella nicchia dell’edicola. Nei giorni scorsi, a spese della mia famiglia, abbiamo provveduto ad un parziale restauro perché vi erano evidenti crepe, soprattutto sul retro della struttura.

Pensate che qualcuno (a dire il vero più di uno), evidentemente ignorante perché conosce poco la storia di Brattirò, aveva pensato di demolirlo.

I monumenti hanno un significato ed un valore storico-artistico-culturale: rappresentano un qualcosa, conservano un ricordo, amplificano un monito: non si abbattono; si rispettano, si proteggono e si valorizzano. Finché sarò in vita – io o un mio familiare o discendente – faremo in modo con tutte le nostre forze che quell’edicola rimanga al suo posto perché così hanno voluto i brattiroesi 130 anni fa quando l’hanno costruita per ricordare nel tempo il seguente, drammatico, evento…

MarioVallone

  • OMICIDIO ZOCCULANTI – LANUTU ( 1879 )

Questo omicidio fu un evento drammatico che si ricorda e si tramanda con emozione e tristezza; grave nella sua efferatezza, ha segnato una profonda piaga, amara e inconsolabile, nella storia di Brattirò.

Correva l’anno 1879. C’era la processione del Corpus Domini. Il Corpus Domini (Corpo del Signore ) è una solennità liturgica cattolica che fu istituita nel 1247  a Liegi  e nel 1264 fu estesa a tutta la Chiesa da Papa Urbano IV. Viene celebrata nel giovedì successivo alla domenica che segue la Pentecoste (solennità liturgica che chiude il tempo pasquale) e ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e l’inizio della predicazione apostolica. E’ chiamata Pasqua delle Rose perché in alcune chiese, in tale giorno, si spargono, sui fedeli, petali di rose per ricordare la discesa dello Spirito Santo.

A Brattirò, era usanza che, durante la processione del Corpus Domini, il Palio venisse portato dai giovani del paese. Il Palio è un drappo rettangolare, di preziosa stoffa, sostenuto, a mo’ di tetto, da sei lunghe aste e sotto sta il prete che, in processione, porta l’Ostensorio.

Figurarsi l’onore e l’importanza di essere tra i sei giovani del paese portatori del Palio!

Rombolà Francesco – Zocculanti, aveva 17 anni. Fremeva per il desiderio e l’ansia di essere prescelto a portare il Palio e aveva la promessa del fratello più grande, Girolamo, che da qualche anno era tra i portatori del Palio, il quale, conscio del desiderio incontenibile del fratello, gli promise che, nella imminente processione, avrebbe lasciato a lui il posto; il Palio, per usanza, veniva passato da una persona ad un’altra, tacitamente, come fosse qualcosa di ereditario.

Così quel pomeriggio del luglio 1879, in cui si doveva fare la processione del Corpus Domini, il giovane Francesco, eccitato, fremente e tutto contento si presentò in sacrestia per quello che doveva essere il suo battesimo nella società brattiroese. Quale onore essere visto e ammirato da tutto il paese, in processione, tra i sei giovani più aitanti!

Ma un individuo più prepotente lo spintonò e si appropriò di quello che doveva essere il  “suo” Palio, dicendo, con tono burbero e minaccioso: “puru i muccusi vonnu u portanu u Paliu”. Era Rombolà Francesco, detto u Lanutu, di 24 anni, giovane e arrogante. Francesco u Zocculanti cercò di reagire al sopruso con moderazione  perché si era in chiesa, in attesa di uscire in processione col Palio, ma nulla potè contro la forza superiore dell’altro Francesco- Lanutu, e si allontanò imprecando con tanto rancore. La cosa non finì lì.

Nei giorni a seguire, il giovane Francesco – Zocculanti non usciva di casa perché provava vergogna per l’affronto subito e, vedendolo malinconico e corrucciato, il fratello Girolamo gli promise che avrebbe costretto u Lanutu a chiedergli scusa, altrimenti gliela avrebbe fatta pagare.

Ma, ogni giorno che passava,  Francesco – Zocculanti  diventava sempre più risentito e irascibile.

Qualche giorno dopo, esattamente il 20 luglio 1879, un amico avvertì i fratelli Girolamo e Francesco – Zocculanti  che Francesco – Lanutu si stava recando in campagna. Allora loro partirono da casa senza farsi vedere e, camminando per la campagna, gli tesero un agguato fuori del paese in un luogo dove costui doveva passare per recarsi al suo podere.

Girolamo cercava di calmare il fratello dicendogli di far parlare lui per chiarire la cosa, e il fratello Francesco rispondeva che altrimenti avrebbe usato la pistola che si era portato addosso.

Francesco u Lanutu si recava al proprio fondo insieme alla moglie Marianna Rombolà e portava in braccio il figlioletto Antonio che aveva appena due mesi. Arrivati fuori paese, nei pressi dove oggi sorge il monumento della “Santa Croce”,  u Lanutu vide,  poco più avanti,  i due fratelli Zocculanti. Diede il figlioletto Antonio in braccio alla moglie e le disse di aspettarlo lì perché lui doveva scambiare due parole coi fratelli Zocculanti.

Si avvicinò e si misero a discutere piuttosto animatamente in un grande fosso per non essere visti; così rimasero appartati dagli occhi di qualche persona che si trovasse a passare nella vicina strada.

La discussione divenne sempre più animata perché ognuno portava, a sua discolpa, le proprie ragioni e il Lanuto non pareva intenzionato a chiedere scusa.

Dalle parole, piuttosto animate, si passò ai fatti, volò qualche pugno e u Lanutu estrasse un coltello e colpì al petto Francesco Zocculanti,  che si accasciò rantolando. Ciò avvenne in un fosso profondo, poco più avanti della “Santa Croce”, esattamente vicino alla casa, tuttora esistente, di Furchì Mercurio detto Lingiareu, emigrato con la famiglia negli Stati Uniti negli anni cinquanta, e dove oggi, su quel fosso in cui defluiva l’acqua che scendeva dalla collina e dal boschetto soprastante, sorge il campo da tennis comunale.

Francesco – Zocculanti  rantolava nel fosso, mentre il fratello Girolamo era come pietrificato. Costui aveva in mano la pistola che il fratello Francesco gli aveva dato, prima di scagliarsi contro Francesco – Lanutu, con l’intento di fare a cazzotti e risolvere così la questione, non prevedendo che u Lanutu fosse armato di coltello e lo usasse fino alle estreme conseguenze.

Con flebile voce, prima di spirare nel fosso, mentre u Lanutu dal fosso si accingeva a salire e fuggire, lasciando conficcato nel petto di Francesco – Zocculanti  il coltello, costui gridò, con un estremo anelito, al fratello Girolamo: “spara, spara!”. Allora Girolamo, terrorizzato per il dramma che si era consumato davanti ai suoi occhi, sparò un colpo di pistola a Francesco – Lanutu,  che stramazzò senza vita nel fosso. In pochissimi minuti, si consumò una immane tragedia, con due giovani vite stroncate, forse dall’arroganza più che dall’odio.

Riportiamo l’Atto di morte e di nascita:

 

COMUNE DI Drapia

Numero  43 – Quarantatre

ROMBOLA’  FRANCESCO

L’anno mille ottocentosettantanove addì 21 luglio ad ore antimeridiane nove e

minuti trenta, nella casa comunale, avanti di me Francesco Pugliese Sindaco,

Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Drapia, sono comparsi Pasquale Speranza, di anni cinquantaquattro , mugnaio, domiciliato in Brattirò e Ferdinando Rombolà di anni settanta, massaro, domiciliato in Brattirò, i quali mi hanno dichiarato che a ore antimeridiane otto  e minuti sei, di ieri, in Brattirò è morto Francesco Rombolà di anni ventiquattro, massaro, residente in Brattirò, da fu Antonio, massaro, domiciliato in vita in Brattirò e da Caterina Rombolà, massara, domiciliata in Brattirò e marito di Marianna Rombolà. A quest’atto sono stati presenti come testimoni Giuseppe Rombolà, di anni cinquanta, massaro, e Pasquale Rombolà, di anni trenta, massaro, ambi residenti in questo comune. Letto il presente Atto a tutti gli intervenuti.

 

L’Uffiziale dello Stato Civile

  1. Pungitore

 

 

COMUNE DI DRAPIA

Numero  44.  Quarantaquattro

ROMBOLA’ FRANCESCO

L’anno mille ottocentosettantanove, addì ventuno di luglio a ore antimeridiane nove e minuti trenta , nella casa comunale, avanti d, di me Francesco Pungitore, Sindaco e Uffiziale dello Stato Civile del comune di Drapia, sono comparsi Pasquale  Speranza, di anni cinquantaquattro, mugnaio, domiciliato in Brattirò, e Ferdinando Rombolà di anni settanta,massaro, domiciliato in Brattirò, i quali mi hanno dichiarato che a ore antimeridiane otto e minuti sei di ieri,in Brattirò, è  nato in  Brattirò da Giuseppe, massaro, domiciliato in Brattirò e da Domenica Rombolà, massara, domiciliata in Brattirò, celibe. A quest’atto sono presenti quali testimoni Giuseppe Rombolà di anni cinquanta, massaro, e Pasquale Rombolà, di anni trenta,massaro, ambi residenti in questo comune.

 Letto il presente atto a tutti gli intervenuti.

L’Uffiziale dello Stato Civile

  1. Pungitore

Marianna, la moglie di Francesco u Lanutu, corse col suo bambino ad abbracciare il corpo esanime del marito ed emise un urlo che scosse il vicino paese.

Girolamo – Zocculanti  prese tra le braccia il corpo del diciassettenne  fratello Francesco e lo portò a casa, con ancora il coltello conficcato nel petto.

Al processo che seguì, Rombolà Girolamo ebbe una pena lieve perché gli fu riconosciuto l’avere sparato in circostanze drammatiche all’uccisore, armato, del proprio fratello che invece era disarmato all’atto della colluttazione, nel fosso, perché la sua pistola l’aveva data al fratello Girolamo.

Nel luogo dove avvenne la tragedia, in quel 20 luglio 1879, a ricordo, oggi sorge una piccola cappella con la statua della Madonna.

Nel nostro territorio, dove sorge una cappella simile, significa che lì c’è stato un delittuoso fatto di sangue.

DISCENDENTI: Francesco Rombolà – Zocculanti , era figlio du  Pintu. U Pintu era cognato du Zopparello perché costui aveva sposato la sorella du Pintu, soprannominata a Piccolina.

Francesco Rombolà – Lanutu era fratello di Pascalottu, padre di Ciccu Pascalottu, falegname, marito di Serafina Tambuscio.

Marianna,la moglie di Francesco Lanutu , dopo la tragica morte del marito, si è sposata in seconde nozze a Santa Domenica di Ricadi e da questo matrimonio nacquero : Umberto, Ottavio…

Pascalottu – Petrumassara – Girolamo ‘Mpranna erano fratelli.

Girolamo ‘’Mpranna ebbe figli: Antonio –  Pasquale –  Peppino detto u Mulinaru – Caterina, sposata a Ricadi con Paluci – e Pietro, detto u Capanu, padre di Caretta.

Pasquale Vallone

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