Annalisa Fusca a colloquio con l’esperta Viviana Mercurio (pubblicato su “Il Quotidiano” del 5 gennaio 2016)
La danza è una disciplina vastissima, non solo perché esistono molte forme di danza, ma, anche, perché è un’arte del corpo in movimento. Da qualche anno nella frazione di Brattirò vi è stato un avvicinamento alla danza terapia attraverso lezioni impartire dall’insegnante di danza creativa ed educativa per bambini, Viviana Mercurio. A lei abbiamo rivolto qualche domanda.
Quando è nata la passione per la danza?
« Io, in realtà, ho iniziato dapprima a camminare e poi a parlare. Mia mamma mi racconta sempre che io fin da piccolissima ballavo tutto il tempo e ovunque. Per questo all’età di tre anni voleva iscrivermi in una scuola di danza, ma io rifiutai perché consideravo le ballerine antipatiche e snob. Ho cominciato poi a studiare seriamente danza classica con l’insegnante Gorane Ugarte che mi ha aiutato ad entrare nel mondo della danza classica».
E quindi si è diplomata…
«Sì, in Advanced 1 (metodo RAD- corso privato della Royal Accademy of dancing) e laureata in scienze della comunicazione all’università di Perugia e in discipline teatrali all’università di Bologna. Ci ho messo tanto tempo per ammettere che volevo danzare. Sono anche di un’altra epoca in cui non c’era internet e le informazioni che si possono trovare adesso. Ho avuto nel corso degli anni qualche momento di crisi e ho smesso di ballare. Volevo fare la giornalista di danza».
E poi come ha scoperto la danza terapia?
« Ho conosciuto la danza terapia per caso. Un giorno un ragazzo in spiaggia conoscendomi mi disse che avrei dovuto fare danza terapia e non danza classica. Così mi sono informata e spulciato su internet per entrare nel vivo della disciplina. Tra le tante forme di danza terapia quella che più mi ha interessato è stata quella di Maria Fux: ballerina, coreografa e danza terapeuta argentina.
Mi sembra di capire che l’abbia molto influenzata?
«La metodologia di Maria Fux è stata quella che ha risuonato maggiormente in me. Tanti pezzi che si sono incastrati come in un puzzle. Decisi di trasferirmi in Argentina e studiare dalla fonte la metodologia. Maria Fux parla di espressione corporea, rivoluzione trasformazione. Una metodologia che permette innanzi tutto di trovare la creatività dentro ciascuna persona. La rivoluzione che fa Maria è proprio il fatto di iniziare a fare qualcosa senza preoccuparsi del sentirsi criticati».
Possiamo dire che la danza terapica ha rappresentato per lei una rivoluzione.
«Esatto, mi ha permesso di rompere le barriere che mi chiudevano personalmente, perché ho trascorso l’adolescenza a trovare il bello, una forma, la perfezione tipica della danza classica e poi arrivare a non cercarle ed esprimere soltanto quello che ho dentro è stata una trasformazione totale in me nel tempo».
Cambiando discorso, ma non troppo, “Camino” è uno spettacolo da lei stessa creato. Ci può spiegare di cosa parla?
«Ho realizzato questo spettacolo assieme ad un’altra ragazza spagnola di nome Belen Cervantes. E’ stata una mia idea. Sentivo che non stavo vivendo appieno la mia esperienza intrappolata dalla mia quotidianità. Quando in realtà formarmi con Maria Fux, essere in argentina rappresenta la realizzazione di sogno nel cassetto.
E come nasce?
«Nasce come un racconto biografico basato sul concetto che l’arte si nutre di vita e la vita dell’arte. Un lavoro aperto in continua trasformazione dove la danza, la musica e le parole si relazionano e si intrecciano creando, chiudendo e aprendo composizioni coreografiche. Uno spettacolo presentato il 12 dicembre in argentina in un caffè teatro in due repliche per la moltitudine di gente e in questi giorni è stato presentato a Tropea all’interno della rassegna invernale della Laboart».
Servizio a cura di Annalisa Fusca
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