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“Perché leggere?”. Lo spiega Massimo Cacciari

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“Perché leggere?” è il titolo della lectio magistralis tenuta da Massimo Cacciari. Filosofo, accademico, l’ex sindaco di Venezia detiene una personalità in grado di catalizzare l’attenzione di un pubblico talmente numeroso da mandare in tilt le due sale più capienti di Palazzo Gagliardi. Nell’incontro introdotto dalla docente Eleonora Cannatelli, nell’ambito del Tf Leggere&Scrivere, si è parlato di lettura nel significato epistemologico del termine. Leggere porta alla radice logos, inteso come parola, linguaggio, discorso: “Il logos – preciserà Cacciari – è ciò che armonizza e mette insieme”. Ma gli argomenti emersi sono stati anche tanti altri. Partendo dalla possibilità di mettere per iscritto la parola si può indurre alla riduzione della memoria: “Lo scritto che leggo e raccolgo – continuerà il docente – è muto. Non posso interrogarlo; né chiedere quale concetto realmente vuole esprimere”. Si è conviti che “nel mio scritto deposito il significato razionale del mio dire”, ma si può davvero fare a meno del tono di voce e del timbro?

I pensatori del passato si erano posti il problema dell’importanza della retorica, intesa come capacità di sviluppare argomenti. Ma nella modernità? In che modo si comunica? Le nuove generazioni sono immerse in un’epoca in cui si assiste irrimediabilmente al decadimento della parola. E’ l’era dei flash, delle battute veloci, dei suoni e delle espressioni che sostituiscono intere frasi. Tra twett e hastag,  “Si cerca una comunicazione immediata, nel senso puro del termine senza mediazioni”. Mantenere vivo l’ascolto, ricordare la sacralità della memoria (Mnemosyne), rivalutare la “poeticità” di ogni lingua. I rimedi esistono, basta accoglierli.

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