Una morte senza ancora un perché

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Lauretta Pugliese
Lauretta Pugliese

Il 12 ottobre 2011 Lauretta Pugliese veniva ricoverata per un intervento apparentemente di routine e che invece si rivelerà fatale.

Il procedimento penale per accertare eventuali responsabilità è tuttora pendente.

Quella data rimarrà per sempre scolpita nella memoria dei familiari e di quanti hanno voluto bene a questa sfortunata donna di Caria. Ineludibili, alcune domande. Cosa resta nel cuore di un marito? La risposta più semplice: un vuoto incolmabile. Ma il “vuoto” va ben oltre. Afferra i pensieri, intorpidisce l’agire quotidiano, affievolisce l’energia. E quale la reazione di una figlia alle soglie della maggiore età?

Dapprincipio, tutto sembra sfumare in un’idea sull’inutilità della vita che riserva un così incommensurabile dolore. Ma poi, piano piano, ritorna il desiderio di andare avanti. Perché la vita è il dono più prezioso e quando un genitore muore, tale dono diventa ancora più importante. Continuare a vivere, infatti, è il modo più significativo per onorare l’amore del proprio caro che ha lasciato il mondo terreno. E un figlio maschio, anche lui alle soglie della gioventù, come può continuare a vivere il presente? Per lui tutto sembra sfumare nel grigiore di un’esistenza priva del principale faro che avrebbe dovuto illuminarne il percorso ancora a lungo.

Ma la necessità di andare avanti è forte, come la personalità del genitore che non c’è più. La morte è terribile. Porta con sé tutto. Ricordi, fisicità, speranze, progetti. Ma c’è qualcosa che non può neanche lontanamente scalfire, l’affetto, specie quello dei propri cari. Un amore che si traduce in un pensiero costante, nella preghiera a suffragio della sua anima, nella cristallizzazione di momenti cui il tempo anziché sbiadire vivifica con i colori più dolci e più intensi. Sono i colori dell’amore. Mancano ai loro cari la dolcezza di una carezza, la sapienza delle parole pronunciate sempre nella giusta misura, gli sguardi eloquenti, il profumo speciale che emana la donna nel suo regno sovrano: la casa.

E la possibilità di progettare il futuro, programmare le dinamiche familiari, compiere insieme quei gesti semplici che danno alla quotidianità senso e contenuto. Gli interrogativi sul senso della vita divengono a volte angoscianti. Ma presto, i dubbi foschi e cupi sul valore della vita stessa lasciano il loro posto alla consapevolezza che nessuno va via per sempre, specie se si è radicati nel cuore di qualcuno.

La resurrezione dei morti è un miracolo cui ci si accosta grazie al dono della fede che indica un percorso esistenziale improntato alla carità. La resurrezione, tuttavia, opera ogni qualvolta l’amore per il prossimo vince su ogni forma di egoismo. E l’amore di Lauretta, specie verso il marito Michele Fusca e verso i figli Annalisa e Domenico è presente nel loro animo. Non vince la morte nella sua fisicità, ma prevale su quest’ultima nella sua dimensione più importante: quella dello spirito.

    Corrado L’Andolina

Pubblicato su Il Quotidiano, il 13 ottobre 2015

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