Parterre delle grandi occasioni ad una manifestazione culturale indetta dall’Amministrazione comunale di Polia.
Ai saluti del Sindaco Carmelo Bova è seguito l’intervento del Vicesindaco ed Assessore alla Cultura Domenico Amoroso, promotore dell’iniziativa, che ha esordito dicendo che “il Museo all’aperto si arricchisce di un’opera assai gradevole e pregnante; d’altronde il genio creativo dell’amico e maestro prof. Giuseppe Farina, da sempre consegna capolavori alla storia della nostra terra. L’omaggio agli antichi mestieri, in un’istallazione permanente, a suggello di una vita passata che ha formato tante generazioni – 53 famiglie costituivano, a Polia, nel 1906 la cooperativa artigiana – uomini e donne con la tempra forte, votati al lavoro, al senso dell’operosità e del sacrificio, secondo un modello esportato, negli dopoguerra, in tante parti del pianeta. Oggi resta poco di tutto questo, aggiunge Domenico Amoroso, ma forte è il ricordo di un glorioso passato di produzione e lavoro che incarna la memoria più autentica di qualcosa che ci ha contenuto. Perché con Kahlil Gibran “Credere è una bella cosa, ma mettere in atto le cose in cui si crede è una vera prova di forza”.
In una sala consiliare gremita in ogni ordine di posti ha preso poi la parola l’artista Giuseppe Farina il quale, commosso, ha spiegato il suo lavoro nella volontà di “lasciare testimonianza di queste vicende umane dell’artigiano-contadino di Polia, del suo vivere onesto e laborioso, delle sue capacità manuali e di pensiero poetico attraverso immagini che conducono echi delle nostre radici.”
Quindi la volta dell’antropologo e studioso di tradizioni popolari Pino Cinquegrana il quale, con piena competenza, ha esaltato i pannelli realizzati da Giuseppe Farina a cominciare dall’arte dell’impagliatura “che divenne nella storia il tratto distintivo dell’artigianato di Polia, Cellia in particolare”. Poi il fabbro-maniscalco, con il grembiule in pelle e l’incudine poggiata sul tronco di quercia e la tessitrice, dedita al lavoro al telaio, uno strumento complesso con il quale la “professionista” realizzava intere doti per giovinette prossime al matrimonio. “Da tempo”, aggiunge lo storico, “l’artista Farina racconta la Calabria con pagine di bronzo; le sue sculture–evento narrano la storia, la fede, la cultura, gli usi, il lavoro, l’emigrazione e le tradizioni delle nostre terre. La sua firma è nota nei musei americani a Washington, presso gli Emirati Arabi e in diversi capoluogo della nazione. Oggi Polia arricchisce il suo museo all’aperto con l’Omaggio agli antichi mestieri e rinsalda, con questa idea-monumento di forte espressività plastica, la civiltà di un popolo nella sua evoluzione sociale, culturale ed economica.”
L’opera si completa con lo stemma comunale, la trottola, giocattolo e gioco che ha accompagnato l’adolescenza di generazioni ed i prodotti dell’artigianato: “Un monumento da leggere” conclude l’antropologo Cinquegrana “come documento demologico, itinerario antico di quanti vogliono riascoltare la vita di quegli uomini e quelle donne che hanno dato senso al nostro vivere moderno urbano centrico.”
Ha moderato la serata Nicola Chimirri, al termine degli interventi è stata svelata la stele posta nella piazza antistante il municipio ed è stato offerto un rinfresco ai cittadini ed ai turisti presenti.