Drapia e dintorni tra storia e scempi

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…Lasciati i resti delle tombe Saracene e della Madonna del Cardillo, imboccando una strada rurale carrozzabile (una carrera) di colpo ci trovammo di fronte ad un enorme burrone, questa volta non creato dalla natura e quindi amalgamato con il territorio, ma dalla stoltezza, passatemi la parola, umana. Un promontorio spaccato in due, in mezzo a due alte pareti un percorso stradale che somiglia a un grande canale per il deflusso delle acque.

Lasciato alle spalle questo scempio, quasi per dimenticare, ci addentrammo nel meraviglioso paesaggio che la natura prodica diede a questo territorio, imboccammo una mulattiera che portava al luogo dell’apparizione.

Il posto paesaggisticamente parlando era molto bello, tutta la collina di Drapia degradante docilmente verso il mare, lo sguardo può spaziare sull’incantevole costa di Tropea, Parghelia, Zambrone

Si narra che un umile muratore di Tropea, Giuseppe Ostone, vide più volte apparire Gesù Cristo rendendosi protagonista anche di due ‘rivelazioni’ attraverso ‘segni’, una colomba (in presenza di testimoni) e un’ombra.

10484137_910851238945593_7352766473872665280_oLe apparizioni furono tre (una in compagnia con la moglie) e si susseguirono nel tempo tra il 1982 e il 1986 sia nell’abitazione sia in un campo di Caria di Drapia a due passi da Tropea.

Vi riporto parte del racconto dell’APPARIZIONE, pubblicato dal protagonista Giuseppe Ostone:

“Il 21 luglio del 1982 mi recai con mia moglie per raccogliere dell’origano nella campagna di Caria. Eravamo l’uno dall’altra una ventina di metri e ad un certo punto, mentre mi trovavo chino per terra, ho avvertito un rumore e poi un fruscio sull’erba. Dopo qualche esitazione mi sono voltato indietro e mi sono trovato faccia a faccia con un uomo di statura più alto di me, vestito di bianco, avvolto in un mantello, i capelli lunghi ed ondulati, il volto incorniciato da una sottile barba lo rendeva particolarmente straordinario, la fascia che aveva alla vita era cosi luminosa che splendeva di luce. Ho intuito subito che si trattava di un’apparizione intanto ma moglie che aveva intuito tutto si avvicinò. Dopo qualche attimo dissi “ce ne andiamo tanto origano non ce n’é. Lui era in mezzo a noi ha fatto un passo avanti e con un gesto circolare del braccio e voce rassicurante e dolcissima rispose ce ne è tanto! Allora ha continuato a camminare con passo leggero che sfiorava la terra Contemporaneamente sia io che mia moglie abbiamo esclamato: “è Gesù. è Gesù “ Mentre si allontanava lo abbiamo seguito con lo sguardo per una ventina di metri. Poi è scomparso.”

In questo luogo, uno spazio libero al confine di un grande uliveto, è stato eretto un altare all’aperto con una statua di marmo bianco di Gesù Cristo creata appositamente dalle maestranze di Carrara, ed una grande Croce di ferro nera.

10986481_910851212278929_7496004605388717686_oDal luogo dell’apparizione siamo siamo scesi in località Sant’Agasi dove sorge la chiesetta di Sant’Agata.

La chiesetta di Sant’Agata, posta nel territorio del comune di Drapia, si trova a ridosso della strada provinciale che da Tropea porta a Vibo Valentia.
E’ un tipico esempio di chiesetta rurale a navata unica. Costruita in muratura di pietra calcare listata con mattoni ad interasse di un metro, con soffitto il legno e copertura a due falde con struttura portante in legno e manto di copertura in coppi di laterizio, ora completamente distrutto. Ha forma rettangolare con abside circolare.

Sul sito di Drapia si legge: “La sua importanza, al punto da metterla in risalto, non è dovuta alla costruzione in se stessa, bensì al sito in cui si trova. Infatti, sembra che l’attuale chiesetta sia stata ricostruita, sullo stesso posto in cui sorgeva una chiesetta similare edifica intorno al 1300, da parte dei monaci che a seguito di repressioni, dalla Sicilia avevano trovato asilo nel territorio del Comune di Drapia, in località Sant’Agata. Dalla chiesa originaria non rimane neanche una minima traccia mentre la chiesa riedificata vuole essere una testimonianza della presenza dei monaci eremitici in un passato assai remoto”.

Anche qui ci troviamo davanti a una scena di degrado e abbandono pur essendo in loco molto frequentato, alla vista di tutti: il tetto crollato e la porta è murata.

10349210_910851118945605_7224368177933382643_nDi fronte alla chiesetta vi è la storica fontana di Sant’Agasi una lapide attesta la costruzione nel 1895, ma alcuni studiosi locali ritengono che tale data si riferisca a un restauro, dato che la sua esistenza è documentata molti secoli prima.

Ad ogni modo, oltre all’amenità che la fonte dà al luogo, ha una caratteristica unica nella zona: l’abbeveratoio tra i due cannelli è stato costruito con una ampiezza tale da permettere l’abbeveramento dei buoi aggiogati al carro.

Agostino Gennaro

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