Un significativo extract del libro LA MIA NONNA: MAMMAREDDA, scritto da Maria Teresa Amendola (THOTH EDIZIONI):
Le giornate non erano assolutamente tutte uguali. Non conoscevo quella noia che oggi, spesso, si sperimenta negli ambienti cittadini, forse perché troppo chiusi attorno al proprio nucleo familiare o concentrati solo nel proprio lavoro e sui propri bisogni, nella paura che l’altro sia un nemico, qualcuno da cui guardarsi perché potrebbe disturbare le nostre comodità. Per cui accade, a volte, di non conoscere neppure il proprio vicino di casa.
Le nostre giornate, invece, non erano fatte solo del nostro. Vi era una continua partecipazione e condivisione con tutte le persone che vivevano nel nostro quartiere. Ad esempio, se nonna doveva andare in paese per un qualsiasi bisogno, non andava solo per lei, ma chiedeva anche ai vicini se avessero qualche necessità, come si soleva dire: “Una via e due servizi”. Era uno dei tanti modi di collaborare e di aiutarsi reciprocamente. C’era sempre qualcosa da fare assieme o qualcuno che aveva bisogno di un consiglio o di un parere che nonna dava, ma che sapeva anche ricevere. Avvertivo la bellezza del sapere che eri stata utile.
La felicità di vivere e condividere rendeva tutto più facile. Anche le cose dolorose e i momenti tristi vissuti con persone che sapevi che ti volevano bene, venivano superate con più facilità. Quando, ad esempio, vi era qualche lutto si faceva quadrato attorno alla famiglia che in quel momento, era più fragile. Era una sorta di terapia di gruppo, e c’era più consapevolezza e verità. Anche noi bambini ci rendevamo conto di quanto succedeva: respiravo sempre un’aria di verità perché, nei modi opportuni, nonna mi diceva tutto.
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