Il toponimo di questo antico casale di Tropea è stato in più modi variato: Condorchidone, Chonorchidone, Condurchidine, Condocridoni, Condrochilone, Condrochinone, Condorchinone e Cordocchidoni.
Sull’esistenza del villaggio, Francesco Sergio scrive: <<Vicino al villaggio di Spilinga c’era un luogo, chiamato, anche oggi, Condurchidine, dove anticamente vi era un paese con lo stesso nome, che si ignora in che modo sia stato distrutto. Tuttavia furono viste le rovine di una chiesa ed è noto a tutti che in quel luogo vi fosse un tempo una chiesa i cui resti possono sembrare simili a quelli dei Duomi>>.
Nel dizionario dei luoghi della Calabria di Gustavo Valente si legge: <<Condocridoni detto anche Condrochilone e Condrochinone, casale di Tropea nel promontorio Vaticano, nella vallata della Ruffa. Pare che sia stato abbandonato in seguito al franamento dell’abitato, e che gli abitanti abbiano poi dato origine all’attuale paese di Spilinga>>.
Agostino Pantano, a proposito di questo centro riferisce: “<<che, secondo alcuni storici, gli abitanti, in seguito alla distruzione di Condorchinone, o meglio ancora Cordocchidoni, si unirono a quelli di Spilinga e la chiesa, che era intitolata a S. Nicola, una volta dismessa e abbandonata, fu completamente rasa al suolo dal terremoto del 1783 e le sue rendite furono incorporate alla parrocchia di Spilinga>>.
Per quanto concerne la sua scomparsa la tesi che sia stato distrutto da una frana potrebbe essere convalidata dai segni nella vallata ove si pensa fosse ubicato, ma, non avendo documenti a comprova, rimane solo una supposizione.
Per quanto riguarda al “si dice” che gli abitanti di Condorchidoni abbiano dato origine al paese di Spilinga è del tutto arbitraria, e mi spiace che ancora oggi qualcuno, ignaro della storia, continua a dire si dice o si pensa. Alla luce della documentazione storica da me reperita e pubblicata nel libro “Spilinga e dintorni”, possiamo affermare che detti scampati non diedero origine a Spilinga, ma si unirono ad esso, occupando la parte più bassa, sicuramente già da loro coltivata, pianeggiante, soleggiata e quindi molto fertile, tanto da essere volgarmente chiamata Parmanteri, perché ricca di palmenti e, quindi, di vigneti.
Alla pagina 20 della Platea Pappacoda si legge: << in casali Condorchidoni>>
Nei primi tre righi viene annotata l’appartenenza territoriale ”nostrae congregationis Tropeae” e la tassa dovuta; nei righi successivi la presenza “in loco detto… Santo Nicolay predetti casalis” protettore del Casale e di altri beni.
Nel 1499 e nel 1681 i casali di Spilinga e di Cordonchidone con le rispettive chiese risultano sotto un solo parroco e nelle visite pastorali dell’ Ibanez (1699) la chiesa di Cordonchidone risultava ancora attiva, cioè vi si celebrava messa.
Detta Chiesa, che il Sergio dice simile a un duomo per la sua maestosità, era intitolata, quindi, a S. Nicola. Nei registri delle visite pastorali, conservati presso l’Arcivescovato Diocesano di Tropea, effettuate nel 1722 dal vescovo Lorenzo Ibanez, a proposito della chiesa di S. Nicola si legge : <<S. Nicola che fu annessa e unita alla chiesa parrocchiale di Giovanni Battista di detto casale di Spilinga, precedentemente era del casale di Cordonchidone( nella dizione Condocridone) nel quale oggi non ci sono abitanti>>.
In conclusione, visto che fino al 1681 il casale di Condorchidone viene riportato nelle fonti ecclesiastiche possiamo supporre che la sua distruzione sia avvenuta tra il 1681 e il 1722 anno in cui Mons. Ibanez afferma che non ci sono più abitanti, quando Spilinga , da secoli Casale di Tropea, prosperava di case e di abitanti tant’è che oltre alla chiesa arcipretale di S. Giovanni Battista, vi erano in piena attività Quella di Santa Caterina e Quella di Santa Maria di Gesù con ben nove sacerdoti.
Agostino Gennaro