L’acquedotto rurale di Spilinga iniziava il percorso partendo dalla Fiumara del Poro, nei pressi della Chiesetta di S. Michele dietro il ponticello che attraversava detta fiumara.
Il primo tratto di circa due kilometri, superficialmente interrato, giunto in località Colarizzi, si divideva in due rami.
Il primo, dopo qualche centinaio di metri di percorso interrato, darà alla zona una caratteristica fisionomia. Sul tratto di strada provinciale che da Spilinga porta al bivio di Zungri, a circa due chilometri dal centro abitato proprio nella località detta Salve Regina, vengono eretti, infatti, maestosi gli archi vanto dell’acquedotto rurale.
Esso richiamano in stile e struttura, gli acquedotti costruiti dai Romani, della cui presenza nelle vicinanze rimangono, incontestabili testimoni, i reperti di Colarizzi. Questo primo tratto forniva di acqua irrigua i terreni di Spilinga centro e della frazione Carciadi.
L’acquedotto visto da due angolazioni diverse.
Il secondo tratto, proseguendo per circa quattro chilometri sul territorio di Spilinga, forniva di acqua irrigua i terreni della frazione Panaia, prima di addentrarsi nel comune di Ricadi. Anche questo tratto dell’acquedotto era caratteristico, dapprima, con un salto di circa trenta metri, spezzato a metà altezza dalla strada provinciale, dove la rumorosa e amena cascatella, prima di scomparire sotto la strada stessa, approviggionava di limpida acqua una vaschetta abbeveratoio per il bestiame, per cui la località era detta “Biveri”. Del lungo percorso in parte interrato, in parte a livello del terreno ed in parte sopraelevato, rimangono solo pochi tratti abbandonati, occultati dai rovi e scampati alla distruzione. (Come ad esempio la recente distruzione del tratto sopraelevato ad archi, in località “Monaci” tra Spilinga e Panaia che, anche se di ridotte dimensioni rispetto a quello della Salve Regina era simile quanto a stile).
Per fugare leggende e fantasiose supposizioni riportate in molte pubblicazioni e fonti fornite dalle amministrazioni locali riportiamo la documentazione che attesta la data di realizzazione dell’acquadotto, nella seconda metà del secolo XIX,.
Filippo Girelli ne “Il regno delle due Sicilie distretto di Monteleone di Calabria”, pubblicato tra il 1852 e il 1859 parlando della non poca quantità di acqua di cui era ricco il territorio di Spilinga, scrive: “Per utilizzarla, bisognerebbe incanalarla, ed a ciò occorrerebbe uno spesato di circa 1500 ducati. A ciò ha posto mente il Municipio, e con solerzia assiste presso le Autorità per mandare ad effetto questa opera utilissima, nonostante gli ostacoli che vorrebbero suscitati taluni che avversano questo progetto”.
Nonostante il cataclisma degli eventi storici, il passaggio dal regno delle due Sicilie al regno d’Italia, fu tale e tanta la voglia degli Amministratori di Spilinga che la realizzazione dell’opera subì il ritardo di un solo decennio.
Fortunatamente dalle ricerche da me eseguite, presso l’A. S. Cz., Atti Prefettura, in una delibera del Prefetto di Catanzaro a conclusione di una controversia tra i comuni di Spilinga e Ricadi vengono accertati i seguenti fatti:
a) che le iniziative delle opere per la conduzione delle acque di Monteporo fu tutta del Comune di Spilinga, consenziente quello di Ricadi concorrente, in consorzio, alla spesa occorrente.
b) che le opere suddette ebbero principio nel 1867 e furono compiute alla fine del 1871; …
Con la pubblicazione di questo atto prefettizio, essendo certificata la data di inizio e fine lavori, speriamo si ponga fine alle mere diatribe e si dia all’opera il suo reale contesto storico.
Agostino Gennaro