È quello portato avanti dai membri dell’Associazione culturale Mnemosyne con l’obiettivo di creare una memoria storica collettiva attraverso una serie di eventi formativi, consapevoli che la cura e l’attenzione per il patrimonio storico e artistico che ci appartiene e che abbiamo ereditato non possono prescindere dalla loro conoscenza. A dare il via all’attività prevista per la sessione autunnale è l’iniziativa dal titolo “I percorsi della memoria”. Si tratta di un ciclo di seminari, organizzati con la collaborazione del Sistema Bibliotecario Vibonese, che saranno tenuti da giovani studiosi e ricercatori calabresi, che non hanno superato il quarantacinquesimo anno di età e che non sono inquadrati in ruoli istituzionali nelle Soprintendenze o nelle Università, ma che lavorano compiutamente sia sul campo che sui libri, portando avanti progetti di studio importanti, a volte divulgati anche a livello internazionale. Il primo incontro in programma si terrà il prossimo venerdì, 7 novembre, alle ore 17 presso l’auditorium del Complesso Santa Chiara, che ospiterà anche le successive lezioni. Sarà il giovane archeologo Manuel Zinnà a relazionare su “Il territorio di Hipponion dal VII al III secolo a.C.”. Il seminario ha, in particolare, la finalità di divulgare i fenomeni di occupazione umana che hanno riguardato il territorio rurale dell’antica città-stato greca di Hipponion.
Abbiamo rivolto qualche domanda al Presidente dell’Associazione organizzatrice, Cristiana La Serra, per capire cosa spinge un gruppo di giovani studiosi a mettere al servizio di tutti il proprio impegno e il proprio sapere, in un settore, spesso, ritenuto di esclusiva competenza di specialisti e addetti ai lavori.
Come nasce l’idea di questo ciclo di seminari?
I seminari nascono nell’ambito delle attività della nostra Associazione culturale di stampo archeologico e si inseriscono nel cuore della nostra politica di divulgazione scientifica e culturale, pienamente consapevoli che la prima grande forma di tutela è proprio la conoscenza. Dunque l’intenzione è quella di promuovere il recupero e la centralità della memoria storica collettiva, la conoscenza ed il rispetto del Patrimonio Culturale del territorio vibonese e della regione calabra. I seminari trattano diversi argomenti che spaziano in ambito archeologico, storico e di studio del territorio. Sono anche aperti a tematiche inerenti l’architettura e la storia dell’arte.
Qual e la finalità principale dell’iniziativa “I percorsi della memoria”?
Non si può apprezzare, tutelare e soprattutto godere ciò che si ignora quasi completamente.Ed il nostro scopo è proprio quello di creare un percorso di custodia, recupero e divulgazione della memoria storica collettiva, nel tentativo di mantenere forte nella nostra società locale una coscienza identitaria che ci possa legare ancora di più ai siti, ai luoghi e al paesaggio culturale che ci circonda.
Come è nato questo sodalizio e quali attività porta avanti?
La nostra associazione è frutto di un atto di totale spontaneità e ha come protagonisti un gruppo di giovani archeologi del vibonese. Dal 2010 ci siamo trovati a lavorare insieme, tra cantieri universitari, ricerche sul territorio e lavori presso il Museo di Vibo Valentia. La sinergia ha funzionato, e abbiamo deciso di portare avanti dei progetti che valorizzassero il nostro territorio provinciale e regionale, ben consapevoli di tutte le sue alte potenzialità. L’associazione culturale ci è sembrata la forma migliore per iniziare, e i progetti in corso spaziano dai seminari ai convegni su temi specifici, alle visite guidate sui luoghi della cultura, ai progetti finalizzati a coinvolgere le scuole o altri Enti. L’Associazione Culturale Mnemosyne nasce comunque ufficialmente a Vibo Valentia nel 2013. Questa è la prima edizione dei Percorsi della Memoria e siamo intenzionati a rendere gli eventi annuali, con la pubblicazione postuma degli interventi, in collaborazione con la casa editrice Thoth. Il modo migliore per dare un riscontro tangibile del nostro lavoro anche in futuro.
Perché i vibonesi dovrebbero seguire queste lezioni?
In primis perché a tenere questi seminari sono proprio le persone che materialmente eseguono studi e ricerche, quindi dei professionisti del settore che possono fornire una testimonianza diretta sul loro lavoro. Siamo abituati a veder sempre parlare le istituzioni, i rappresentanti più alti degli Enti tutelari del nostro patrimonio, perché detentori della direzione scientifica dei lavori. Quindi Soprintendenti, Direttori di Musei, Assessori alla cultura. Tuttavia questi rappresentanti si avvalgono sempre di collaboratori che materialmente eseguono gli scavi archeologici, che lavorano dietro le quinte delle mostre, che realizzano i poster o i pannelli che si vedono nei musei o nei parchi archeologici, che scrivono libri e articoli sulle loro ricerche. Dunque crediamo sia più giusto dar loro la possibilità di parlarci in prima persona dei lavori che portano avanti, delle loro nuove scoperte e di tutte le attività che caratterizzano le loro carriere. Una possibilità e un’occasione creata appositamente per divulgare le ricerche condotte dalle generazioni più giovani di laureati e ricercatori.
Ci saranno visite guidate sui posti oggetto di studio?
Si in alcuni casi abbiamo già fatto esperienze di questo tipo. Ad esempio lo scorso luglio, Gianluca Sapio ha tenuto un seminario sulle fortificazioni di età greca, e alla fine del suo intervento ci siamo tutti spostati alle mura greche di Hipponion dove il giovane archeologo ci ha guidato tra le torri di cui ci aveva parlato poco prima. Od ancora a seguito dei seminari di Giuseppe Collia, che ci ha trattato il tema della monetazione greca, e di Maurizio Cannatà, che invece ci ha raccontato delle sue ricerche a Temesa, abbiamo organizzato una visita guidata al Museo di Vibo, con ingresso a tariffa agevolata per gli aderenti. Per la prossima primavera stiamo organizzando visite nei parchi archeologici della zona, primo fra tutti quello di Mileto Vecchia..
Per il vostro progetto vi avvalete di una collaborazione, quella con il Sistema Bibliotecario Vibonese. Perché questa scelta?
Tutti noi soci fondatori frequentiamo il SBV fin dai lontani anni del liceo, e abbiamo speso ore a studiare nelle sue sale, nelle diverse sedi che ha cambiato qui a Vibo, preparando esami universitari o studiano per le nostre ricerche sul territorio. E fin da studenti è stata palese l’alta qualità dei suoi servizi: dalla fruizione di libri e pubblicazioni, a volte antiche, altre molto specialistiche da circolare solo in ambienti universitari, all’organizzazione di conferenze, convegni ed eventi in ambito letterario, culturale, a volte anche strettamente archeologico, di notevoli qualità. Dunque poter oggi collaborare con loro e creare noi stessi degli eventi con delle persone così altamente specializzate in materia di cultura e divulgazione, è sicuramente una imperdibile occasione di maturazione e crescita per noi. Non ringrazieremo mai abbastanza il direttore Gilberto Floriani per la fiducia concessaci, e per le collaborazioni in altri e nuovi progetti che la nostra associazione sta portando parallelamente avanti, oltre ai seminari.
Ha riscontro positivo parlare di cultura, in questo caso di archeologia, in un territorio spesso conosciuto solo per mafia e problematiche sociali?
Sicuramente il nostro è un paesaggio molto particolare, pluristratificato, di difficile gestione nel presente e con tutta una serie di problematiche sociali ben note. Tuttavia siamo fermamente convinti che iniziare a parlare e a discutere della nostra identità territoriale, scavando nella memoria storica collettiva, può portare solo benefici, aiutando a maturare una coscienza civile ed un conseguente rispetto per noi stessi e per il luogo in cui viviamo. Per citare l’architetto Magnaghi, è fondamentale “scavare il patrimonio territoriale per la rinascita dei luoghi”. In un territorio come il nostro è certamente fondamentale soprattutto il dialogo e la collaborazione con le scuole. Sono i bambini a dover essere avvicinati alla cultura ed al territorio per primi.
Il patrimonio artistico vibonese attualmente è ben custodito e valorizzato dalle Istituzioni competenti?
Lo Stato, le Regioni e gli enti pubblici territoriali, come le soprintendenze, hanno tutti i loro compiti e i loro doveri in materia di tutela e valorizzazione. C’è un problema di fondo che è quello dei fondi per la tutela. Un sito archeologico per poter essere fruibile necessita di restauri, di manutenzione, di un progetto di valorizzazione completo che preveda la risoluzione di questioni tecniche come impianti di illuminazione e i percorsi al suo interno, alla fruizione vera e propria con organizzazione della didattica, delle guide, dei pannelli, delle edizioni siano esse cataloghi o brochure. Il problema di base è sempre la difficoltà di reperire i fondi, perché le competenze e le professionalità locali ci sono senza alcun dubbio.
SERVIZIO A CURA di Rosita Mercatante
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