CENTRO STUDI UMANISTICI E SCIENTIFICI
ARAMONI
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18 AGOSTO 2014
TAMBURELLO FESTIVAL
XI EDIZIONE
COSTELLAZIONE LIRA
PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE
20:00 SAGRA ARAMONESE
Il cibo al tempo della lira
20:30 GIGANTI
21:15 Poetessa e voce recitante
GIUSY STAROPOLI CALAFATI
In memoria di Saverio Strati
21:30 Prologo musicale
MARIACHIARA CARROZZO ED ELISABETH MORABITO
21:45 CONCERTO
MICU CORAPI E GABRIELE TRIMBOLI
22:15 CONCERTO
ISMIA
23:30 CONCERTO
PARAFONÈ
LABORATORIO DEGLI STRUMENTI MUSICALI TRADIZIONALI CALABRESI
A cura del maestro Pasquale Lorenzo
PIANETA LIRA IN VIDEO
GALLERIA D’ARTI… E MILLE SAPORI!
SAGRA ARAMONESE
XI edizione
Il cibo al tempo della lira
Pot-au-feu, Boeuf à la mode, Poule au vin, Paté au foie gras! Niente male! Proprio niente male. La raffinata cucina francese con le sue salsine, i suoi formaggi delicati, la sua panna leggera. Vi aspettate tutto questo al Tamburello festival 2014? Se così fosse avete sbagliato indirizzo. Avreste dovuto prenotare Chez Clèment o Au train bleu oppure al Jules Verne e attraversare le Alpi verso Parigi. E del resto siamo certi che non fossero queste le pietanze in voga al tempo della lira. Qui vi riserviamo un trattamento diverso. Niente Delicatessen a meno che non vi troviate davanti al fornitissimo banco dei dolci che abbiamo preparato per voi. Se avete appetito, se vi sentite in sintonia con l’ambiente magico creato dal Tamburello festival, se pensate che il cibo sia stato creato per nutrire e gioire e non solo per tenere in piedi l’individuo, allora siete nel posto giusto. Qui trovate l’antica, sana, gustosa e nutriente cucina calabrese arricchita da qualche specialità esclusivamente zambronese. È il massimo che possiamo offrire essendo anche noi ben consapevoli dell’importanza del cibo nella storia della nostra regione. E questa storia ci racconta che uomini, donne, anziani e bambini si nutrivano allo stesso modo, con i soli prodotti della terra (olive, cipolla, fagioli, ortaggi, pane nero, frutta stagionale, uova) e solo in occasioni particolari (feste religiose, fidanzamenti, matrimoni) si passava alla carne di manzo, al polletto, al maiale, che, invece, chi poteva, macellava a gennaio o febbraio e se ne nutriva finché il ricavato (salsicce,’nduja, capicollo, soppressata, strutto) durava. I ricchi, i signori, in occasione di un matrimonio in famiglia si dimostravano generosi verso il popolo e facevano macellare interi armenti da offrire nel giorno delle nozze ma si verificava anche che, per ottenere una maggiore considerazione, i contadini si privavano delle primizie per portarle al padrone e signore in cestini di vimini ornati di foglie di vite e coperti dal più pulito ed elegante tovagliolo del corredo. Tutto questo appartiene al passato. Erano questi gli usi locali al tempo della lira, ossia quando la differenza di classe era così marcata che ciascuna classe costituiva un mondo a sé. Ora non ci sono più grandi differenze sociali nel modo di nutrirsi dei calabresi, se non, forse, per la quantità e, talora, per la qualità. Ma è anche vero che non vi sono più neppure le categorie sociali di un tempo poiché l’agricoltura è divenuta un’attività secondaria (tranne che per il vino e l’olio) soppiantata dal terziario e la scolarizzazione di massa ha omologato gusti e sensibilità anche nel modo di mangiare. Come ogni anno, tuttavia, i soci del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, si sono prodigati per assicurare ai visitatori il massimo possibile della qualità e della quantità ispirandosi alla tradizione, usando prodotti locali e cercando di assicurare alle pietanze la genuinità che costituiva il vanto maggiore del nostro impegno. Come sempre il richiamo maggiore, il piatto forte della manifestazione è costituito dai dolci, la maggior parte dei quali ripropongono forme e sapori del passato e si ispirano a ricorrenze particolarmente avvertite dall’animo religioso o da quello spiritoso o da quello giocoso della gente di Calabria. Al tempo della lira, comunque, si raccontava che, in certe circostanze, gli uomini: Quandu vannu a li frischi funtani,/imbeci d’acqua mbivinu bon vinu,/e ‘ndannu pani jancu pé mangiari,/e cumpanmaggiu non ci veni menu// (Quando si recano alle fresche fontane/invece dell’acqua bevono un buon vino/e offrono il bianco pane per mangiare/e il companatico non viene meno//). E questa che vi offriamo è proprio una di quelle circostanze. Perciò, buon appetito a tutti i nostri ospiti.
PARAFONÈ
Rivisitare la musica popolare senza cadere in un logoro cliché rappresenta una sfida difficile per ogni musicista, specie se si vuole mantenere un approccio ai materiali integro e puro. L’impegno dei Parafoné è quello di riproporre la musica senza variarne l’essenza, utilizzando gli strumenti tramandati di padre in figlio come chitarra battente, zampogna, lira, organetto, tamburello, fischiotti eccetera: strumenti antichi che lasciano intravedere una straordinaria attualità soprattutto in una società che tende a smarrire le proprie identità culturali. Decidere di confrontarsi con le tematiche popolari rappresenta dunque per i componenti dei Parafoné un’esigenza precisa che ha radici profonde nella cultura popolare calabrese, della quale si sentono figli e naturale espressione come singoli e come gruppo. Questo confronto avviene in modo solare e leggero nella riproposizione, con arrangiamenti originali e coerenti, degli antichi temi e canti della tradizione orale-musicale della Calabria. Ciò non significa necessariamente respingere le influenze musicali di altre culture, anzi, per i Parafoné questo è un metodo di lavoro che favorisce il confronto e la crescita, sia essa musicale e culturale. Il lungo viaggio “on the road” ha portato i Parafoné ad esibirsi sulle piazze di quasi tutta la Calabria e anche in prestigiose ribalte oltre oceano, come è avvenuto presso il Columbus Center di Toronto, o suonando per le comunità di emigrati calabresi riunitesi per l’importantissimo “Columbus Day” a New York, rappresentando la Regione Calabria nella giornata commemorativa della scoperta dell’America.
MARIACHIARA CARROZZO
La cantante zambronese ha solo sedici anni ed ha iniziato a suonare il pianoforte da quando ne aveva otto. Un modo serio per rendere la sua formazione artistica compiuta e versatile. La giovane ha sempre avuto la passione per il canto, ma ha incominciato a studiarlo circa un anno fa. Attualmente studia canto e pianoforte presso il Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia. Il suo curriculum è giovane ma indicativo, perché testimonia umiltà e pazienza. Per il Tamburello festival ha programmato uno studio accurato del canto popolare regionale di cui offrirà un saggio in esclusiva anteprima proprio in apertura della kermesse.
ISMIA
Dall’esperienza, dalla conoscenza e dall’amore per la musica tradizionale calabrese, nasce nel 2013, Ismia, che in greco di Calabria vuol dire “Insieme” . Insieme, per non essere un punto d’approdo, bensì, un punto di partenza per un viaggio alla riscoperta delle vecchie e genuine sonorità, ormai quasi scomparse, spesso soggette a contaminazioni di ogni genere. Insieme, per dare voce e dire grazie a tutti i maestri della tradizione, che attraverso la loro immensa disponibilità, ci hanno dato l’opportunità, direttamente nel proprio contesto sociale, di ascoltare, di vedere e di imparare sonate antiche, contraddistinte per diversità stilistiche. Il gruppo è composto da: Claudio Messineo (lira calabrese, chitarra battente, zuco, tamburello, grancassa), esperto sonaturi che ha appreso molte sonate autoctone dal suo maestro, Giuseppe Fragomeni; Alessio Bressi (voce, lira calabrese, chitarra battente, organetto otto bassi, tamburello); Giuseppe Muraca (voce, zampogna surdulina, zampogna a chiave, chitarra battente, lira calabrese, pipita); Marco Manti (organetto due bassi, zampogna a paru, tamburello); Danilo Brancati (organetto due bassi, zampogna a moderna, chitarra acustica, tamburello). La formazione, per l’occasione, sarà arricchita dalla presenza di Francesco Lesce (tamburello, organetto, lira, tamburo a frizione) apprezzato conoscitore della cultura coreutica e musicale calabrese.
GIUSY STAROPOLI CALAFATI
Nasce a Vibo Valentia il 7 luglio 1978. Vive e opera a Briatico da dove la sua vocazione di mamma, donna d’amore profondo, unitamente a quella di poetessa, scrittrice, di “calabresità” tout court, si sta svolgendo al massimo livello. Ha terminato gli studi con il diploma di maturità nel ’97 e ha poi coltivato la sua passione per la letteratura con uno studio da autodidatta. Ha traguardato alla sua giovane età, una maturità degna di ogni rispetto e di ogni considerazione, tanto che il suo “genio” letterario, viene sempre più riconosciuto ed annoverato nella grande tradizione che spazia da Alvaro a Crupi, passando per Piromalli, Gambino, La Cava, il suo amato Saverio Strati e tutti i massimi esponenti della dignità letteraria ed umana della nostra meravigliosa terra di Calabria. Molti suoi testi in vernacolo calabrese, sono stati musicati da diversi gruppi di musica popolare. È vincitrice di concorsi e premi letterari in tutta Italia, in lingua italiana e in vernacolo calabrese per la poesia e la narrativa. Ha inoltre conseguito importanti riconoscimenti per il merito di narrare con impeto una Calabria universale che merita di essere raccontata in tutta la sua crudezza esaltandone però le bellezze che porta in dote dalla nascita, considerando il suo Sud, amato, dannato e dolente Sud, “un destino dentro al cuore che ti prende e non lo sai lasciare. Un destino prepotente che rischia di lasciarti senza niente”. Presente in varie antologie di poesia contemporanea ha pubblicato: “La mia terra”, Edizioni Sabinae, con prefazione di Gerardo Sacco, 2008; “Pensatori e Poeti”, Leonida Edizioni , anno 2010; “Natuzza Evolo due chiacchiere con Maria, Falco editore 2013. In corso di pubblicazione “Sud”, Thoth Edizioni 2014.
ELISABETH MORABITO
Per il secondo anno consecutivo, Elisabeth Morabito si esibisce in alcune tradizionali passate. Ha appena dieci anni e suona l’organetto come un’esperta sonatura. Si è accostata al suono di questo strumento dopo avere visto i suonatori di alcuni gruppi popolari esibirsi nelle varie rassegne musicali. Un fatto inconsueto per una bambina che vive in una realtà (Potenzoni di Briatico) nella quale i suoni tradizionali sembravano essersi affievoliti se non addirittura spenti. Elisabeth Morabito coniuga la vivacità tipica dei ragazzini con un desiderio incessante di musica. Abile e simpatica, sorridente e solare, per molti bimbi della zona è divenuta un modello per la perseveranza con cui si applica all’apprendimento dell’organetto e per la sua continua sete di sapere musicale. Un talento che coniuga la spensieratezza infantile ad una naturale disposizione al suono dell’organetto. Una piccola “organettara” dal grande avvenire.
COSTELLAZIONE LIRA
La lira. E qualcuno potrebbe sorprendersi e sbarrare gli occhi ripensando, non senza qualche rimpianto, alla soppressa moneta sostituita dall’euro. E qualcun altro, giovane, cresciuto in questo primo quasi quindicennio del terzo millennio dell’era cristiana, potrebbe sorprendersi ancora di più domandandosi se non si tratti della lira della Turchia, nazione dove moneta con quella denominazione ha ancora libero e felice corso. Ma i più riandranno con il pensiero, grazie alle puntuali repliche di Rai e Mediaset nel periodo pasquale, alla sequenza del film Quo Vadis in cui Peter Ustinov , nelle vesti dell’imperatore Nerone suona la lira mentre Roma brucia. E costoro, con giustificabile ma non giustificata apprensione, si saranno formata un’idea non proprio entusiasta della lira. Qui ora bisogna andare per ordine e chiarire subito che la lira suonata da Nerone di origine cretese (a pizzico), frutto di svariate manipolazioni e correzioni dell’originario strumento probabilmente importato in Grecia dall’Africa o dal medio oriente in tempi remotissimi, era assai diversa dalla lira che ci interessa (a corde con archetto). Va detto, tuttavia, che in tutte le sue versioni lo strumento di cui vogliamo parlare contrapponeva le note dell’equilibrio, della misura e della sonorità melodica a quelle rapide, insistenti e ossessive del flauto. Come dire che il flauto, in origine, era lo strumento che accompagnava le cerimonie e le festività in onore di Bacco, cui era dedicato. La lira (o lyra) ristabiliva l’ordine melodico, induceva alla serenità dello spirito, richiamava la perfezione delle forme, la profondità del pensiero e del sentimento, la dolcezza e la serenità nell’osservazione della natura ed era dedicata ad Apollo (Febo per i Greci). Non a caso dalla lira prendono il classico attributo la poesia lirica, la musica lirica, l’opera lirica, il canto lirico, ecc. Concetto questo che non ricorda soltanto come nell’antica Grecia e a Roma i versi dei poeti del sentimento erano recitati al suono di quello strumento, ma come fosse il suono dello strumento a determinarne le caratteristiche. La lira che ci riguarda è arrivata in Calabria portata dai Bizantini nell’alto medio evo ed ha assunto l’attributo di calabrese quando si cominciò a costruirla con materiali reperibili in Calabria (ciliegio o pioppo), con le tre corde, correnti parallelamente alla cassa e l’archetto di olivastro con corde di crine animale. Assume la vaga forma di un violino che si assottiglia verso l’alto ed emette un suono dolce, intriso di tenera, e quasi rarefatta tonalità che richiama le melodie ripetitive della natura. Lo strumento, da una quasi estinzione registrata nel periodo tra le due guerre mondiali, ha avuto un forte rilancio in ragione del risvegliato interesse per la musica popolare a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso. Anziani suonatori e costruttori esistevano ancora prima nella zona di Locri (Siderno e Gerace) e del Poro (Spilinga) ed è loro merito se della lira calabrese non si sia persa memoria se non per qualche esemplare da ammirare nei musei. Maestri come Francesco Staltari di Gerace, Giuseppe Fragomeni di Siderno e Reginaldo D’Agostino di Spilinga hanno continuato a costruire e suonare la lira quando nessuno, tranne qualche appassionato cultore, si occupava di musica popolare. Successivamente, quando il genere si diffuse -non sappiamo se e quanto conservando le caratteristiche dell’antico folklore- anche i costruttori e i suonatori di lira si moltiplicarono rinverdendo il successo della tonalità dolcemente cantilenante dello strumento che fu subito associato, specialmente per il suono e il ballo della tarantella reggina, all’organetto, al tamburello ed al friscarotto, strumento quest’ultimo vagamente assimilabile al flauto, costituito da un tubo cilindrico ricavato da canna secca, ancia in genere di salice e una serie di fori anteriori ed uno solo posteriore. Alla lira (o meglio, alle lire calabresi) questa edizione 2014 del Tamburello festival, ancora una volta curata e organizzata dal Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, è dedicata. Si è trattato di una scelta meditata sebbene da tempo contemplata come ineludibile dal nostro Centro studi Aramoni almeno per due motivi. Il primo si richiama allo strumento in sé, come originalità artistica ed artigiana esclusivamente calabrese. Non esiste, in tutto il mondo, uno strumento musicale assimilabile sebbene esistano varie tipologie di lira. E non esistono, in tutto il mondo, costruttori e suonatori del medesimo strumento abili e preparati come quelli formati in Calabria. Si dirà da parte di qualcuno -con qualche accenno di proterva supponenza- che tutto sommato non si tratta di geni della musica paragonabili ad Andrés Segovia o a Uto Ughi. E si commetterebbe l’ennesimo errore di valutazione. Certo questi nostri maestri della lira, è lecito supporre, che non abbiano frequentato i grandi conservatori musicali e non abbiano calpestato il pavimento dell’Accademia di Santa Cecilia. Sono legati alla musica ed al loro strumento, dalla passione dall’amore per la loro terra e da quell’innato senso dell’arte onesto e disinteressato in cui consiste il vero substrato dell’anima dell’artista. Si riconoscono nell’essenza dei valori in cui si è forgiata la loro cultura e l’hanno riproposta al pubblico con lo stesso amore e disinteresse con cui l’hanno sentita loro stessi. Ecco perché li apprezziamo e li esaltiamo come rappresentanti non di una cultura subalterna ma di una cultura che è altro rispetto a quella proposta ed imposta dai media. Si tratta di un assunto che se non è percepito, come dovrebbe, dal gusto corrente governato dai grandi network che preferiscono indirizzare i giovani verso i concerti assai meglio pubblicizzati e osannati delle rockstar, trova però buon seguito tra gli uomini, le donne e i giovani che onorano con la loro partecipazione massiccia e gioiosa il nostro Tamburello festival da più di dieci anni e che trova anche riscontro nelle molte manifestazioni estive calabresi in cui il recupero della musica etnica con i tradizionali strumenti è tornata prepotentemente di moda. L’altra ragione della nostra scelta si incentra sul valore simbolico oltre che musicale delle lire calabresi. Le lire, con il loro suono chiaro e fluente, che sembra quasi un lamento o un richiamo, un sorriso ammiccante o un incipit orchestrale, un viatico d’affetto o un invito a meditare. Le lire come emblema storico della musicalità della regione o come prodotto dell’orgoglio artistico e artigianale calabrese. Qualcosa che altrove non c’è. Come il bergamotto. O come la cipolla rossa di Tropea. O come Pentedattilo. O come i Megaliti di Nardodipace. O come… il Tamburello festival di Zambrone 2014!
Salvatore L’Andolina
(Presidente onorario del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni)
MICO CORAPI E GABRIELE TRIMBOLI
Duo tradizionale
Mico Còrapi e Gabriele Trimboli presentano il repertorio musicale tradizionale della lira nella Locride calabrese. Mico Corapi nasce in una famiglia popolare vivendo da subito l’esperienza dell’emigrazione a Torino. La vita e il lavoro in un contesto industriale si mescolano con l’incontro continuamente rinnovato con le proprie radici. Una famiglia fortemente legata alla cultura tradizionale della jonica catanzarese e reggina accompagna la sua formazione, in particolare il nonno, suonatore di chitarra battente, organetto e cantore popolare di Gioiosa Jonica (Rc). Negli ultimi anni ha approfondito la conoscenza del mondo ritmico, coreutico e musicale del territorio che va dall’Aspromonte alle Serre calabresi, ha avuto modo di sperimentare sia l’accompagnamento ritmico alla danza sia l’accompagnamento melodico al canto popolare. Gabriele Trimboli si approccia alla musica sin dall’infanzia, crescendo in una famiglia di musicisti popolari di Siderno (Rc). Ha approfondito la conoscenza del vasto repertorio musicale calabrese: oltre ai canti d’ogni genere, le tecniche esecutive al terzino, al doppio flauto, alla zampogna, ecc. Ma, fra gli altri, con la lira nasce un rapporto particolare: scoprendo di appartenere ad una conosciuta famiglia di “lirari” del passato (fra questi era il suonatore Francesco Trimboli, u Barilli), Gabriele inizia un percorso di studi sullo strumento partendo dall’apprendimento diretto dagli ultimi suonatori tradizionali della Locride, passando alle tecniche di costruzione dello strumento, per poi conoscere la musica per lira d’oltremare (Grecia, Bulgaria, Turchia, ecc).
TAMBURELLO FESTIVAL
XI edition
Costellazione Lira
The Tamburello festival is an event aimed at the enhancement of certain segments of regional ethnic culture. On 18th August several events will take place simultaneously throughout Zambrone. The festival offers the public the tasty local Aramonese cuisine, with particular attention given to sweets and cakes. The Gallery of Arts and… a thousand flavours! gives an insight into indigenous crafts. The Giants, Mata e Grifone, are two huge puppets that evoke an ancient legend of love. Finally the Camejuzza is a firework display that traces the historical events of 1061, when the Normans defeated the Saracens. The heart of the exhibition is devoted to ethnic music. The absolute protagonists are all the traditional Calabrian musical instruments. The result is a festival dedicated to the Calabrian tarantella, able to drag everybody into the ethnic dances; women and men, young and old people, children and adults, Italians and foreigners.