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“Alberi Spogli” secondo Andrea Locane

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 Considerazioni sparse di un esordiente recensore di poesie

Quando ho ricevuto dall’editore Thoth la raccolta di poesie “Alberi spogli” di Francesca Rita Rombolà, ho pensato che sarei riuscito a leggerla non prima di qualche giorno. Mi sbagliavo di grosso perché, una volta iniziatane la lettura, non sono riuscito a fermarmi se non alla fine.

Pur essendo un amante della poesia e un accanito lettore di testi poetici, personalmente ho sempre trovato difficile parlarne, perché penso che, a prescindere da ciò che l’autore vuole dire, la poesia trasmette emozioni che toccano la sensibilità e le corde personali di ciascuno, con sentimenti diversi da persona a persona. Pertanto, sono sempre stato dell’avviso che valutare una poesia è sempre una cosa difficile perché, a livello emozionale, un componimento poetico si presenta diverso da un romanzo. Trovare quindi un libro di poesie in cui l’autrice dice le cose che ho sempre pensato, è stato solo l’inizio di una piacevole lettura.

A mio parere, la Rombolà non intende semplicemente trasmettere le sue emozioni, ma si prefigge piuttosto che ciascun lettore ne colga frammenti in base al proprio sentire, alla propria anima ed alle esperienze personali, facendole proprie e dando ad ogni poesia una nuova interpretazione.

Le poesie di questa raccolta sono, prima di tutto, semplici e immediate, scritte con un linguaggio che parla direttamente al cuore; sono delicate e profonde, ma soprattutto reali, perché raccolgono frammenti di vita, nei quali ci si può riconoscere. Ogni poesia descrive un’immagine vivida e chiara, che parla di gioia e di allegrezza, oppure trasmette dolore, paura e solitudine, ma le più belle sono quelle piene di speranza, di amore e di voglia, nonostante le amarezze, di vivere. Tutte sono ritagli di vita che esprimono le emozioni e i sentimenti che tutti abbiamo provato nel corso dei nostri anni; sono fotografie della vita di ogni giorno, scatti su momenti di vita vissuta, attimi importanti o banali, felici o pieni di malinconica tristezza. Semplicemente vita!La raccolta è ammirevole, inoltre, per la proprietà di linguaggio e per le immagini che riesce a far fiorire nella mente del lettore. E’ presente, in questa silloge poetica, una sorta di musicalità, quell’esprimere concetti e sensazioni con versi morbidi e coinvolgenti. E proprio per questa ragione tutte le poesie di Francesca arrivano dritte al cuore e alla mente del lettore, colpendolo con la loro immediatezza, con quel parlare direttamente all’anima, senza dover cercare – a parte pochi versi in cui la tentazione di ermeticità appare timidamente – eventuali significati nascosti. A mio giudizio, proprio in questa immediatezza sta il maggior pregio delle poesie di Francesca, che  risultano facilmente apprezzabili anche da coloro che sono poco avvezzi a leggere versi.

Devo anche dire che il potere evocativo dell’autrice è notevole, sia che affronti temi complessi come l’amore o la morte, sia che parli di argomenti semplici e gioiosi come la natura in “Mormorio dell’acqua di un ruscello…” e in “Amo i boschi di abete e di betulle…”. In ogni caso, le emozioni e i sentimenti descritti arrivano al lettore con facilità, nitidi come un’alba di primavera, anche quando la poesia appaia quasi “intima”, come nella bellissima “ La tua pelle vibrò / al mio sfiorare impalpabile / e il tuo corpo virile / remoto sussultò / quando il mio fragile corpo / si strinse ad esso / come una minuscola fiamma / al seno dell’oscurità. Un istante prima / di perderci nell’Abisso, / nei tuoi occhi passò / un volo silenzioso di gabbiani / e si diresse lontano / verso le scogliere del tempo / amate da onde urlanti.” O in “Scrivo versi d’amore / ma non so amare…”.

Alcune delle poesie di Francesca sono brevissime, ma non per questo meno profonde e intense, sufficienti comunque all’autrice per dire ciò che sente. Altre sono lunghe, come “Il colore che indosso…” e “ Canterò e poi morirò…”, e comunque musicali, arricchite da rime che ne rendono ancor più piacevole la lettura, il cui senso appare sempre chiaro e diretto.  Le espressioni usate da Francesca nei suoi componimenti poetici sono sempre quelle della vita quotidiana, semplici, comuni, concrete: le stesse un po’ grigie, un po’ usurate che ricorrono nella nostra vita. Ed è forse per questa loro conformità, che, alla lettura, risultano aguzze ed affinate. Devo aggiungere che la poesia di Francesca tocca  gli eterni temi dell’amore, dell’infelicità amorosa, della morte e della speranza con grande arte. Le parole usate, anche quando evocano vicende umane tristi e drammatiche, non possiedono mai un potere consolatorio, non servono a lenire sofferenze, non confortano, ma sono piuttosto chiodi che ci crocifiggono alla nostra storia ed hanno un grande valore di nutrimento, in cui confluiscono rabbie e delusioni, speranze e ravvedimenti. In alcune poesie si è di fronte a versi sonori e ritmicamente lievi, nei quali è presente, a mio parere, un eros al femminile che si snoda in una poetica ricca di nuove espressioni formali e di suggestioni tematiche, come nella bellissima poesia” Scrivo versi d’amore / ma non so amare / scrivo per te / ma non so nemmeno chi sei / scrivo per amore / ma non sono amata “.

Tutti i componimenti  della meravigliosa silloge non dànno soluzioni o risposte – la poesia, come è noto, non dà risposte – ma, parlando in modo aperto, dubbioso anche, non definitorio o definitivo, offrono un ampio spazio per una riflessione collettiva.

Concludo dicendo che non sempre è facile restare imbrigliati nella rete delle emozioni e dei sentimenti attraverso la nobile ma inattuale arte poetica. Non è facile che nel silenzio della lettura si possa udire il suono lieve, eppure dirompente, delle parole. Nondimeno, confesso che a me è accaduto il contrario proprio leggendo “Alberi spogli”, che mi ha coinvolto emotivamente, come non mi capitava da tempo. Mi è stato impossibile, infatti, non ritrovare me stesso in quei versi che parlano di momenti di vita importanti per il solo fatto d’essere vissuti: momenti felici o dolorosi. In attesa che arrivi la sera, quando “quieto e liberato / ti addormenti beato/ al calar della notte” perché “ il tuo sogno è migliore / di qualunque vita”. Con la speranza di un futuro migliore.  

Andrea Locane

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