Antonio Moresco vince il Premio Tropea 2014

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PROCLAMAZIONE FINALE

È Antonio Moresco, con La lucina, a conquistare l’ottava edizione del “Tropea”. Il suo libro, edito nella collana “Le libellule” per i tipi di Mondadori, è stato preferito ad altri due ottimi romanzi, totalmente diversi per genere, cioè Almanacco del giorno prima (Einaudi 2013) di Chiara Valerio, e Marguerite (Neri Pozza 2014) di Sandra Petrignani.

Hanno votato 143 membri della Giuria Popolare, pari al 31,7% degli aventi diritto al voto (in totale 450). Moresco vince con 69 voti, pari al 48%, imponendosi su Chiara Valerio, 46 voti e 32% di preferenze, e Sandra Petrignani 28 voti totali pari al 20%.

Anche quest’anno sono i sindaci calabresi a fare la differenza: su 409 primi cittadini aventi diritto hanno votato in 113 (28%). Questo il risultato della loro scelta: Moresco 63 voti e 56%, Valerio 33 voti e 29%, Petrignani 17 voti e 15%.

Differente, invece, il voto dei membri di varia estrazione popolare, che hanno preferito la Valerio (13 voti e 43%) alla Petrignani (11 voti e 37%) ed a Morescco (6 voti e 20%).

Ma a fare la storia sono i grandi numeri, e fra tre libri capaci di offrire al lettore altrettante differenti ed a loro modo interessanti dimensioni, è Moresco a raccogliere il favore del pubblico di lettori del “Tropea”. Ed è forse stato questo il plus che il Comitato tecnico-scientifico magistralmente guidato dal presidente Gian Arturo Ferrari è riuscito ad offrire all’ottava edizione del Premio nazionale letterario città di Tropea, cioè consegnare una terna variegata e di gran valore ai membri della Giuria popolare.

IL LIBRO

“Sono venuto qui per sparire, in questo borgo abbandonato e deserto di cui sono l’unico abitante”. È questo l’incipit con cui si apre La lucina, di Antonio Moresco. Una storia dalla trama originale, che sovverte la normale concezione del tempo e dello spazio, fino a capovolgere la percezione che si ha della realtà. Quello che l’autore mantovano ha definito “un libricino”, presentandolo al proprio editore, è invece un romanzo che conquista il Premio Tropea ed entrerà di diritto tra i più bei libri italiani di questo periodo.

In un vecchio borgo abbandonato, tra i boschi e lontano da tutto, un uomo sceglie di vivere in solitudine. La sua quotidianità è però turbata da un mistero: una lucina che, distante, si accende ogni sera alla stessa ora. La curiosità lo spinge a dare una risposta al suo interrogativo. Parte alla ricerca e dapprima si imbatte in un personaggio, anch’egli alla ricerca di qualcosa, che è convinto di essere di fronte a fenomeni alieni. Ma questa risposta non soddisfa l’uomo, che si spinge fino a trovare il punto esatto da cui proviene la lucina. Trova una casa, in mezzo al bosco, con dentro un bambino che vive in solitudine, come lui, ma che  sembra provenire da un tempo ormai passato. La risposta apre quindi la strada ad altre domande: chi è il bimbo? da dove viene?  Ha inizio un rapporto tra i due che giungerà ad un epilogo per niente scontato.

LA CRONACA DELLA PRIMA SERATA

È partita sotto i migliori auspici l’ottava edizione del Premio letterario nazionale Tropea, con le parole spese dal Ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, che ha esaltato l’importanza dell’evento.

In apertura, i conduttori Pasqualino Pandullo e Livia Blasi hanno salutato il sindaco di Tropea Pino Rodolico, che ha ringraziato a nome della cittadinanza tutti i presenti, in particolare il ministro Lanzetta «che testimonia l’attenzione del Governo centrale per la Calabria», per essere presenti ad un premio «che dà lustro alla città di Tropea con la sua importanza, in un momento in cui la cultura è in crisi, con un grave danno per tutto quello che ruota attorno all’indotto. Per fortuna – ha proseguito il sindaco Rodolico – l’Europa intende la cultura come un momento di sviluppo per il territorio, sviluppo sociale e antidoto contro l’illegalità. Quindi voglio fare un invito a leggere, perché leggere fa bene a capire gli altri e a riscoprire la nostra identità».

È stata poi il commissario Maria Luzza, che ha avuto il compito di guidare la città di Tropea nel 2008, a portare i saluti del prefetto di Vibo Valentia.

Sul palco sono poi saliti gli autori dei libri in gara, veri protagonisti della serata.

Antonio Moresco, parlando della cittadina tirrenica dove si svolge il premio, ha confessato a Pandullo di essere felice di trovarsi di nuovo a Tropea. «Mi trovo sempre bene al sud – ha infatti esordito -, mi trovo a casa mia e in particolare a Tropea, un posto dove sono stato bene». L’autore mantovano ha poi delineato la trama del suo libro, letto dall’attore Alberto Micelotta. Un libro che, come Moresco stesso ha raccontato, «è stato scritto in soli 20 giorni».

Dopo di lui, Sandra Petrignani, ha spiegato come sia arrivata a scegliere di scrivere il suo libro, incentrato sulla figura della scrittrice Marguerite Duras: «Ci sono varie biografie che ho letto, e mi sono stupita che i vari biografi si siano fatti condizionare da quello che lei stessa ha voluto che loro scrivessero, ma ce n’è stato uno che ha smontato questa costruzione. Per quello che riguarda la verità storica, mi sono attenuta a quest’ultimo esempio, anche se ho ripreso molte citazioni dei primi».

A leggere alcune pagine del suo romanzo è stata l’attrice, Ilenia Surace.

Chiara Valerio, rispondendo a Pandullo, che ha illustrato il suo curriculum di matematica, ha spiegato che «la migliore facoltà di grammatica in Italia è quella di matematica» ma ha anche aggiunto: «non sono tanto forte sulle categorie e non ho mai fatto molta differenza». Un brano del suo libro è stato letto dall’attore Saverio Vallone.

Dopo un intermezzo del De Sossi Quartett, ospiti della serata con Pippo Lico, è salito sul palco del Premio Tropea Carmine Abate, uno dei vincitori delle passate edizioni. Lo scrittore calabrese ha presentato il suo ultimo romanzo Il bacio del pane, in cui emerge prepotentemente la necessità di riqualificare l’educazione attraverso cui valorizzare il senso della legalità.

È stata poi la volta dell’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, del sacerdote Pasquale Russo, dello scrittore Piefranco Bruni e della scrittrice Giusy Staropoli Calafati, oltre a Vito Teti, vincitore della scorsa edizione del Tropea. Con loro si è parlato degli scrittori Saverio Strati, Corrado Alvaro e Giuseppe Berto. Per Satriani «bisognerebbe costituire un comitato che proponga la pubblicazione integrale delle pagine di Strati», di cui «a volte non si conosce il valore estetico», per poi «attuare una serie di iniziative nelle scuole perché sia conosciuto». La Calafati ha spiegato il suo impegno nel veicolare e diffondere l’opera di Strati attraverso il web. Teti si è invece soffermato sull’opera letteraria di un altro importante scrittore per la Calabria, Corrado Alvaro, esaltando anche il lavoro della Rai per aver trovato un filmato inedito sullo scrittore. Don Russo ha ricordato infine la vicinanza, non solo fisica, con il premio Berto, organizzata ad anni alterni per tanti anni tra Ricadi e Mogliano Veneto. Su Berto e il suo rapporto con la Calabria, Bruni ha detto che «queste manifestazioni ci danno lo stimolo per analizzare alcuni aspetti non solo letterari, ma anche umani. Berto, come Alvaro, recupera il senso del simbolico e, con Il male oscuro, legge la Calabria in termini critici».

A chiudere la serata sono stati gli interventi di Gabriella La Rovere, Franco Cimino e Salvatore Belvedere. La Rovere, autrice di un’opera di imminente pubblicazione, ha parlato delle problematiche legate alle difficoltà in cui si trovano famiglie con bambini autistici. Belvedere ha parlato delle «competenze, che è ciò che anche l’Europa ci chiede; ecco perché la scuola oggi deve puntare più che mai sulle le conoscenze e le abilità». Dopo di lui, Cimino ha parlato dell’Utopia della politica, il suo nuovo libro, in cui si parla di un «recupero della politica vera, con la  “P” maiuscola, che è l’unica capace di superare le cose che realizza nel momento stesso in cui le realizza, occupandosi dell’uomo».

Al termine della serata, il ministro Lanzetta ha raccontato della sua esperienza di membro della Giuria popolare, quando ricopriva la carica di primo cittadino di Monasterace: «Era un momento difficilissimo, dovendo scegliere un libro, perché a me piacevano tutti e tre. Era quindi un momento di confronto e di condivisione». Parlando del suo rapporto con la lettura, ha proseguito: «Da piccoli impariamo il piacere di leggere, un piacere che ci accompagna per tutta la vita. Ognuno di noi ha due armadi, uno in cui chiudiamo le cose che respingiamo, ma che dobbiamo raccontare, uno bellissimo in cui racchiudiamo tutte le cose del sud che vorremmo, di un sud che fa parte della nostra cultura. Il Premio Tropea è una delle cose che metterei nell’armadio delle cose belle».

La Lanzetta ha ricevuto dall’Accademia degli affaticati, associazione organizzatrice del “Premio Tropea” un ricordo, consegnatole dalla dottoressa Caterina Ostone.

LA CRONACA DELLA SECONDA SERATA

La serata è stata aperta dall’assessore alla Cultura del Comune di Tropea Maria Stella Vinci, la quale ha auspicato che «la cultura venga collocata al centro delle economie di sviluppo».

Come di consueto, i primi ospiti a salire sul palco assieme a Pasqualino Pandullo e Livia Blasi, sono stati i tre autori in lizza Moresco, Petrignani e Valerio.

Parlando dell’elemento naturale e animale, presente nel suo libro, Moresco ha spiegato come «la natura sia un elemento che precedono l’incontro tra l’uno e il bambino, manifestazione che in qualche modo accompagna e rende dicibile ciò che è difficile da dire in altre maniere. Quando uno guarda da vicino una zona in cui non ci sono uomini, tutto acquista un significato diverso da quello che gli diamo noi».

La Petrignani ha invece concentrato il suo intervento sul moralismo «ridicolo» che ha permeato le vite dei personaggi storici che fanno da sfondo alla protagonista del suo libro: «Marguerite è riconosciuta invece una donna libera, indipendente, non solo nei suoi rapporti personali, ma anche dal punto di vista culturale. Lei non è mai venuta meno a quelle che erano le sue idee sui temi culturali per un mero riconoscimento personale».

Terza, ma solo per ordine alfabetico, è intervenuta la Valerio, che ha parlato di Alessio, il personaggio protagonista del suo libro: «lui resta affascinato dalle tabelle assicurative, perché vede in esse il lavoro di chi ha dato un valore a singole funzioni: quanto vale la perdita di un dito, di un testicolo, insomma il valore delle cose».

Ad animare la serata, oltre agli intermezzi musicali dei Madera Balza, sono stati gli attori Alberto Michelotta, Monica Demuru e Saverio Vallone, che hanno letto altri brani tratti dai libri in finale.

Dopo un momento in compagnia della cantastorie Francesca Prestia, è stata la volta del giornalista Piero Sansonetti, direttore de’ «il Garantista», che ha calcato il palco del “Tropea” assieme allo scrittore Santo Giofré, al direttore di ZoomSud Aldo Varano, ai due vincitori delle scorse edizioni Vito Teti e Mimmo Gangemi.

Sansonetti ha raccolto molti applausi quando ha spiegato il ruolo del suo nuovo giornale «che vuole dar voce alle opinioni che partono da Roma in giù, perché è impossibile che un paese come l’Italia fino ad oggi abbia avuto solo giornali che partono da Roma in su».

Varano ha trattato invece le tematiche relative alla ‘ndrangheta: «siamo in una situazione in cui – ha affermato – i casalesi sono stati distrutti, i corleonesi azzerati, in Calabria, invece, c’è qualcosa che non va, perché i miei giovani colleghi di oggi, scrivono ancora di coloro i quali scrivevo io anni fa, dei Di Stefano, dei Mancuso, dei Piromalli. Concludo dicendo che mi è sembrato preoccupante che si sia steso un velo attorno a una discussione tra papa Francesco ed Eugenio Scalfari, la quale ha dato invece una chiave di lettura vera sulla criminalità organizzata».

Sulle stesse tematiche si è soffermato Gangemi, il quale ha sottolineato come «si è creato un clima di linciaggio su questa terra, tanto che spesso un discorso realistico fatto da un calabrese sembra solo una difesa sulla propria regione». Giofré, riportando il discorso sulla tematica delle processioni religiose e del legame con le famiglie mafiose, ha testimoniato la sua esperienza quando, membro di una amministrazione calabrese, ebbe problemi anche con la gente comune a causa della scelta coraggiosa di modificare il percorso della processione.

Il vescovo Renzo, ha definito il discorso «serio e complesso» e ha ricordato che la chiesa ha «un ruolo formativo che la magistratura ha dimenticato». Però, ha ricordato, «non può essere il prete ad andare a portare le statue, certo che noi dobbiamo dare l’esempio, ma se c’è un delinquente, ed è condannato, deve essere la forza dell’ordine a impedirgli di portare la statua, non deve essere il sacerdote». In merito alla scomunica del papa agli uomini di ‘ndrangheta, Renzo ha raccontato di aver «ringraziato personalmente il papa a Sibari per aver dato ai preti uno strumento, con la scomunica, e lui mi ha detto: “vediamo ora cosa mi verranno a dire”, e io gli ho risposto di non preoccuparsi, perché sarebbero venuti prima a dirlo a noi».

Successivamente è stata la volta degli scrittori Nicola Fiorita e Giap Parini il i quali hanno evidenziato come sia importante che la chiesa si apra alla formazione contro le mafie, perché laddove non arrivano i giornalisti e gli scrittori, la chiesa ha la capacità di parlare a tutti.

In chiusura sono intervenuti l’ex calciatore Massimo Mauro, Beppe Fonte , che in veste di cantautore ha concesso al pubblico un momento musicale, Gilberto Floriani, direttore del Sistema bibliotecario vibonese, che è capofila del progetto cofinanziato dalla Regione Calabria grazie al quale viene realizzato il “Tropea Festival Leggere & Scrivere”, all’interno del quale, da due anni, trova collocazione il “Premio Tropea”.

E dopo gli interventi dei tanti ospiti, che con i loro contributi hanno arricchito la manifestazione, è giunto il momento della proclamazione. A fornire i voti raccolti dal consorzio Asmenet Calabria è stato l’amministratore delegato Gennaro Tarallo. Dopo alcuni attimi di attesa, Pandullo e la Blasi hanno proclamato Moresco vincitore dell’ottava edizione del Premio Tropea.

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