Per trattare con coscienza di sanità occorre porsi dal miglior punto d’osservazione possibile: o la si guarda dal lato dell’operatore ospedaliero, medico e paramedico, o da quello del paziente.
Ebbene, spinti dall’urgenza di capire sempre più a fondo le dinamiche del nostro presidio ospedaliero, abbiamo deciso di trascorrere alcuni dei giorni passati ad ascoltare le voci di chi è costretto a frequentarlo come paziente.
Il quadro che ne abbiamo ricavato lo troverete qui di seguito insieme ad alcuni spunti di riflessione che lasceremo alla capacità di giudizio del lettore.
La nostra visita parte dal Pronto Soccorso, punto delicatissimo di qualunque nosocomio perché gli operatori fronteggiano quotidianamente le più svariate urgenze e, nel breve spazio di minuti, hanno il gravoso compito di decidere per il meglio.
Quali sono le condizioni reali del servizio? Nel momento in cui arriva al P.S. al paziente deve essere diagnosticato in brevissimo tempo il problema di cui soffre, ma questo non sempre è possibile perché per 12 ore al giorno (e per l’ intera giornata nei festivi) all’ interno dell’ ospedale non si trova in servizio un altro specialista che possa fornire la propria consulenza! Ecco allora che la tensione da parte dei familiari del malato sale comprensibilmente alle stelle, si attendono risposte che non possono arrivare per cui, in diverse occasioni, si assume la decisione di procedere allo spostamento del paziente presso altre strutture dotate di specialisti in servizio. Quali strutture? Non Vibo che, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha posti letto disponibili e dunque? Comincia la ricerca in tutta la regione del posto desiderato e, se si è fortunati a trovarlo libero, sopraggiunge un secondo problema: come trasferire il paziente visto che l’ambulanza non sempre è disponibile?
A questo punto fermiamoci e ragioniamo: come può il Patto per la Salute del Governo pensare di cancellare con un tratto l’Ospedale di Tropea se nel presidio di Vibo si trovano posti liberi solo saltuariamente? L’intera popolazione della provincia ha assicurato il proprio diritto alla salute di fronte alla scarsità di posti letto evidenziata?
Torniamo al Pronto Soccorso: arriva un uomo che lamenta forti dolori in seguito a una caduta, si ordina una radiografia. Essendo finito il turno dei soli medici radiologi in organico la lastra deve essere letta per via telematica dai medici della radiologia di Vibo. Il tutto con i tempi che si dilatano sempre più, l’infortunato che lamenta dolori via via più forti, i familiari che premono per conoscere una diagnosi e i medici del P.S. a fare da cuscinetto.
Vi pare una situazione sostenibile? Teniamo conto che con l’arrivo dell’estate e dei turisti il numero degli infortuni aumenta notevolmente e il servizio va incontro al congestionamento.
Altra riflessione: il criterio che il Patto per la Salute vorrebbe utilizzare per stabilire quali ospedali chiudere e quali mantenere è esclusivamente quello dei posti letto per abitanti. Noi, al contrario, riteniamo più corretto tenere conto anche dei flussi turistici e dell’aumento esorbitante della popolazione nei mesi estivi; ecco perché proponiamo che il numero dei posti letto vada rapportato all’ utenza che potenzialmente potrebbe avere bisogno di prestazioni ospedaliere. A tal proposito vogliamo rimarcare che uno dei criteri che guidano la scelta del turista nella prenotazione delle sue vacanze è proprio la presenza di strutture ospedaliere vicine, per questo rivolgiamo un appello alla sezione Turismo di Confindustria e alle Associazioni degli Albergatori perché facciano sentire forte la loro voce nelle sedi opportune, ricordando che la Costa degli Dei fornisce allo Stato la fetta maggiore dell’ IRPEF calabrese!
Passiamo a visitare la Chirurgia. Quale chirurgia??? Può definirsi tale un ambulatorio retto da un solo medico e senza più reperibilità chirurgica? Eppure il Piano Sanitario Regionale parlava di Ospedale Generale in cui, tra l’ altro, la chirurgia doveva funzionare 24 ore al giorno e offrire un servizio costante e di elevata qualità.
Che fine ha fatto quel Piano? Il risultato lo abbiamo constatato ammutoliti: davanti alla fu U.O. oggi c’è il deserto, pazienti sparuti che non regalano all’ A.S.P. i “ numeri “ tanto importanti. O forse il disegno è proprio quello di non creare le condizioni perché i !numeri” delle prestazioni siano sufficienti a mantenere aperto l’ ospedale?
Già frastornati cerchiamo di sentire i pareri dei pazienti dell’ unica U.O. attualmente esistente, la Medicina.
Beh, qui la situazione è ancora più confusa: i pur qualificati medici si trovano ad affrontare l’emergenza causata dalla organizzazione deficitaria, per cui accolgono pazienti che dovrebbero magari essere seguiti dalla Chirurgia, dalla Nefrologia (che ricordiamo non esiste in tutta l’ A.S.P. come Unità Operativa…), malati oncologici che ricevono le cure dall’ Oncologia, unico servizio del genere in provincia.
E’ facile immaginare come possa capitare che i casi vadano spesso al di là delle competenze specifiche richiedendo interventi specialistici che, a causa del deficit del personale medico, possono non essere disponibili.
La gravità della situazione emerge prepotentemente se consideriamo poi che si registra una cronica mancanza di anestesisti la cui presenza è fondamentale in ogni struttura sanitaria.
Potremmo continuare descrivendo i casi umani e la grande abnegazione che abbiamo riscontrato in Oncologia o Emodialisi dove l’umanità e le capacità professionali fanno fronte alle carenze e alla sensazione di perenne precarietà con cui operatori e malati convivono poco allegramente, ma per ora preferiamo non dilungarci.
Nella recente campagna elettorale tropeana le problematiche dell’ospedale hanno avuto un ruolo di primissimo piano e tanto spazio è stato dato da tutte le compagini impegnate, siamo fiduciosi che questa attenzione non è solo un atteggiamento elettorale e contiamo sull’impegno e la solerzia di TUTTE le forze, politiche e non, a partire da quelle presenti nel Consiglio Comunale.
Chiediamo di unirci tutti indistintamente nella lotta per la salvaguardia della Sanità Vibonese, senza distinzione di appartenenze o ruoli; dal canto nostro vi assicuriamo che faremo l’ impossibile per far comprendere al Governo nazionale e alla Regione che la salute non è un aspetto negoziabile, che dentro gli ospedali si vive la sofferenza con una dignità che per nessuna ragione numerica potrà essere calpestata.
Il Comitato “ No allo smantellamento dell’ Ospedale di Tropea”
Commenti
comments