Quante cose sono cambiate?

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2011_Fiamingo_Copertina_LibroDomani si concluderà la campagna elettorale con i consueti comizi di chiusura, sia a livello nazionale sia nei nostri piccoli paesi dove si svolgono le elezioni comunali.

Vi proponiamo un extract del libro “Storia delle Amministrazioni di Zungri dal 1811” scritto dal nostro collaboratore Francesco Fiamingo, pubblicato dalla Meligrana Editore.

Leggetelo con attenzione.

Il “fatto” narrato si riferisce a più di 50 anni fa, da allora quante cose sono cambiate?

“E  MOGRAZIA BELLA”

E’ una tiepida serata di Novembre, di solito in questo periodo il paese è deserto, la gente è impegnata con la semina dei campi e la sera sente  la necessità di andare a letto presto. Questa sera si nota per le strade un certo fermento, un susseguirsi di voci, qualche prolungata risata, il rumore di porte che si chiudono ed il calpestio di gente che scende per le scale.

Su Via Umberto 1° un gruppetto di passanti, diretto in piazza, s’ incrocia con una coppia d’anziani provenienti dalla via indicata come “ruga a Madonna”; portano entrambi una sedia, ma dietro a loro altre persone seguono  lo stesso percorso sempre con la sedia a seguito. Dopo i doverosi saluti, tra i due gruppi segue uno scambio di battute; uno dei giovani  annuncia che in piazza “stasira si rumpunu i corna”. La persona più anziana, sembra essere il più sicuro nelle parole che dice, afferma:  “Stati sicuri ca stasira di barcuni si sbilanu i sapurchi” e ‘ndi sentimu! “ Continua il suo discorso spiegando la motivazione del perchè si portavano la sedia, non volevano perdere niente della serata  in piazza, che si sarebbe protratta fino a mezzanotte. Quali sono le motivazioni  che animano tutto questo movimento?

Semplice, è in atto la campagna elettorale per l’elezione del sindaco, è questa l’ultima serata disponibile per fare i comizi. I comizi locali per i contenuti, non vertono sempre su programmi o ideologie politiche, bensì su fatti personali o delle famiglie dei candidati, su frasi più o meno offensive dette dall’uno all’altro candidato nei precedenti comizi, da favori concessi verso una famiglia, chissà sotto quali vincoli di scambio di favori. Non mancano, con riferimenti allegorici, le caricature d’alcuni personaggi che, per l’occasione ci tengono a farsi notare, propagandando per i vari candidati. Un minestrone, d’argomenti  vari, che per l’occasione, diventano curiosità popolare, assetata di sapere e di sentire pubblicamente. In Piazza, è convenuta tutta la popolazione, si dice inoltre che dai paesi vicini siano arrivati dei gruppetti di persone spinti anche loro dalla curiosità. I discorsi  fatti nelle precedenti serate, le accuse e le invettive, avranno delle risposte; il seguito dell’ultimo candidato, autorizzato a parlare, lascia intravedere la possibilità di notizie sensazionali. Il comandante della locale stazione dei carabinieri, vista la situazione, ha chiesto i dovuti rinforzi, esiste il pericolo che dagli scontri verbali si passa alla rissa tra i gruppi contendenti. Al “cronista” essendo un ragazzino, è stato consigliato di stare lontano; egli, infatti,  osserva gli eventi e la gente che confluisce in piazza, dall’alto della vecchia cancelleria. Uno dei candidati a consigliere, si vede passare sulla via in testa ad un gruppo di persone  incolonnate. Sono tutti i suoi parenti o sostenitori del rione “Casteiu”, ed intende dimostrare la forza del suo consenso e demoralizzare gli avversari. L’altoparlante, disposto su un balcone sotto una lampadina accesa, annuncia per le ore otto l’inizio del primo comizio. I sostenitori del primo oratore, si dispongono a forma di semicerchio in avanti, pronti, ad applaudire ad incitare, a dare sostegno alle tesi del loro candidato. Il resto della gente rimane  indietro chi in piedi chi seduta,ascolta, senza sbilanciarsi apertamente verso l’uno o l’altro schieramento. L’oratore inizia a parlare liberamente, senza seguire una guida scritta, seguito con attenzione dai suoi sostenitori. Qualcuno, grida a gran voce “u bilanciu, u bilanciu “; da qui, nei giorni successivi, a seguito della parodia popolare, si diventa esperti “di vilanzi”. I discorsi successivi degli altri oratori dello stesso schieramento, non suscitano grandi entusiasmi mancano le denunce, gli scandali, le battute umoristiche tendenti ad ironizzare sugli avversari; si vocifera tra gli informati che, non si è voluto provocare gli avversari, giacché  hanno dalla loro la facoltà di parlare per ultimi.

Viene il momento di questi ultimi, c’è molto entusiasmo intorno al candidato, I suoi amici elettori, sono  ben disposti a sostenerlo con incitamenti verbali ed applausi; in prima fila, una persona anziana dai capelli bianchi, con “barritta” in testa, indossa un cappotto di colore grigio, aperto sul davanti e pendente su un lato, tiene costantemente  le mani aperte e disposte in avanti, per essere il primo a scandire l’applauso, contornato da una brillante corografia verbale. L’oratore nel suo manoscritto, che legge, descrive con brillante metafora alcuni personaggi locali, suoi avversari, suscitando scene umoristiche  tra i suoi sostenitori, e violente contestazioni verbali da parte degli avversari, fino al punto che a reazione, dal buio della vicina campagna sono scagliate consistenti zolle di terra. Nella piazza scoppia un putiferio di gente che scappa, tra i gruppi contrapposti dei sostenitori, c’è il pericolo che si passi dalle invettive verbali, alle mani. Le forze dell’ordine intervengono, il comandante intima all’oratore di chiudere il suo discorso, ma questi, non ha nessuna volontà, promette di cambiare argomenti. Gira alcune pagine, per poi riprendere e non appena pronuncia le prime tre parole, scoppia un pandemonio più di prima. I suoi sostenitori, scoppiano in una risata collettiva, gli avversari, si avvicinano minacciosi e una donna anziana agita per aria una sedia, i carabinieri fanno un cordone di separazione, il loro comandante, si avvicina ad una siepe, strappa una lunga canna, e con la stessa abbatte l’asta ed il microfono dell’oratore. I suoi sostenitori, sono soddisfatti pur avendo sentito  poche battute, gli avversari temendo il peggio, sono soddisfatti anche loro nella riuscita  di bloccare il discorso.

L’ultimo oratore si appresta a scendere in mezzo ai suoi, che si avvicinano per congratularsi e fargli festa intorno.  In prima fila il sostenitore anziano,  esclama ad alta voce “ E MOGRAZIA BELLA”, segue un boato degli altri; lo alzano sulle proprie spalle e lo accompagnano in corteo alla propria abitazione. Ora la serata è veramente finita, o quasi, la parola  passa al brulichio delle donne dei due schieramenti, le quali fanno propaganda di mettersi subito al lavoro per preparare “ durci di casa, ravioli, nacatuli, ciceri calia, luppini e nocciolina americana, il tutto accompagnato da vinu  bonu”. Questi sono i preparativi per la festa della vittoria elettorale alla quale parteciperà  gran parte della popolazione. Gli sconfitti, faranno meditazione degli errori commessi e dalle promesse non mantenute dei propri parenti, sui tradimenti di qualche famiglia; in ogni caso,  si promette battaglia  e dura opposizione anche  con carta bollata, l’arciprete del resto  tiene  sempre una scorta e se poi non basta si fa comprare a Vibo. Nel corso di quella legislatura il sindaco eletto è stato sospeso per motivi non inerenti alla Sua funzione amministrativa. Gli avversari politici, iniziarono a sparare fuochi  pirotecnici “ furgula”, che si ripetevano per il primo periodo ogni sera. In quel frattempo, fu programmata, la visita  del Prefetto nella nostra comunità, per prendere visione dei danni che l’alluvione aveva arrecato al paese. Fu in quell’occasione  che  “compari “ Filippo Fiamingo, assunse la carica di Sindaco supplente, ed avendo l’onere di ricevere il Prefetto, si fece cucire da  “Mastru Ciccillo”, un vestito in panno di colore blu scuro, con gilet e taschino per l’orologio. Il  Sindaco supplente si avvalse della collaborzione  ed amicizia del Segretario comunale del tempo Antonio Pugliese; il Prefetto prese visione dei danni e promise sostegno alle necessità della comunità. Dopo alcuni mesi, il Sindaco, Giuseppe Cichello Gasparri, riprese la Sua funzione amministrativa. Era certamente, una giornata primaverile d’inizio Maggio, quando intorno alle ore 11,  il Sindaco fece rientro nel Municipio. Per l’occasione, fu invitato il tecnico di fuochi pirotecnici cav. Antonio Miserino da  Motta Filocastro, e sul terreno di Antonio Raffa, nelle vicinanze dell’acquedotto, fu allestita una batteria di mortai, “da far tremare a terra”, e spegnere e sotterrare definitivamente gli spari di “schiccianbocci” degli avversari che si erano sentiti nei mesi precedenti. Quella mattina, il nostro anziano personaggio, andò in continuazione avanti indietro per le vie del paese; ogni incontro, con le altre persone, divenne per Lui, una manifestazione   d’esaltazione e gioia incontenibile e togliendosi “a barritta” di testa che sventolava per aria, andava dicendo a tutti:  “ E Mocrazia bella, e Mocrazia bella”.

                                                                                    Francesco Fiamingo

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