«La mia personale riflessione va a chi, fortunato oggi, un lavoro ce l’ha. Ma, soprattutto, a chi non lo ha più o, con molta difficoltà, lo sta cercando. Ai precari, ai disoccupati e agli inoccupati. Agli esodati, alle persone in mobilità, ai cassintegrati, agli sfruttati. Ed a coloro – il direttore Luciano Regolo, i giornalisti, i redattori, i poligrafici, i collaboratori ed i lavoratori de l’Ora della Calabria – che in questi giorni stanno lottando, con le unghie e con i denti, contro un’inaccettabile censura e per l’affermazione e la tutela del sacrosanto diritto alla libertà di stampa e di pensiero e, con essi, per la salvaguardia del loro posto di lavoro e della loro dignità. Sia, la loro, una fruttuosa lotta per l’affermazione della dignità di tutti i calabresi onesti e perennemente oppressi dai mali di una terra che, anche, e soprattutto, dalle pagine di un quotidiano può sperare nell’auspicato ed imprescindibile riscatto. Se muore un giornale è una parte di tutti noi che se ne va. Se muore un giornale la sconfitta non è solo di chi ci lavora ma di tutti noi. Buon primo maggio a tutti».
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