Il sito archeologico di Torre Galli è conosciuto in tutto il mondo, ma non a Drapia e dintorni.
Sembra un paradosso, un’assurdità, ma è così.
A dirlo non sono io, ma uno degli intervenuti al recente incontro tenutosi a Napoli tra archeologi per presentare i risultati degli ultimi scavi che nel 2012 e 2013 hanno interessato anche la nostra zona.
Su questi scavi abbiamo scritto più volte.
In località Torre Galli, all’entrata del territorio comunale di Drapia, a pochissimi km da Caria, esisteva una civiltà ben organizzata assai prima dell’arrivo dei greci. Negli anni Venti si era interessato dello studio della zona il noto archeologo Paolo Orsi, il quale scoprì numerosissime tombe ed individuò il sito della “città dei vivi”.
Nei decenni successivi sono stati realizzati altri scavi; tra questi, il più importante è -appunto- quello portato avanti dall’Università di Napoli negli ultimi due anni. Un’equipe, coordinata dal prof Marco Pacciarelli, ha riportato alla luce alcune “sezioni” dell’antichissima città risalente -pensate- a circa tremila anni fa (alcune abitazioni dell’antichissima città addirittura risalgono a molto prima).
A fine estate il sito è stato ricoperto dal terreno; e chissà ancora quanto rimarrà sepolto.
Pensate che, da quanto mi è stato detto, i fondi per scavare l’intera area e riportare alla luce tutto l’abitato ci sarebbero. L’Unione Europea, tramite la Regione, finanzierebbe la cosa. Certo, la burocrazia e gli ostacoli non sono semplicissimi da superare, ma non è neppure impossibile raggiungere questo obiettivo.
Lo stimolo, l’iniziativa, dovrebbe partire da noi cittadini, in primis dalle nostre istituzioni locali, per poi irradiarsi.
Bisogna far capire alla gente ed agli amministratori che sotto ai nostri piedi c’è un tesoro immenso, preziosissimo, che potrebbe rappresentare un enorme valore aggiunto per Tropea e dintorni: un sito archeologico che potrebbe portare migliaia e migliaia di visitatori anche in periodi in cui i flussi di turismo balneare sono inesistenti.
Immaginate, per un attimo, l’area di Torre Galli riportata alla luce, con percorsi in legno tra i ruderi e cartelloni esplicativi dove sono riprodotte le raffigurazioni delle abitazioni come erano tremila anni fa. Pensate, anche -riporto una proposta che mi è stata suggerita da un amico- quanto sarebbe bello creare un agriturismo nei pressi di questo sito (magari dove oggi c’è il rudere di Torre Galli) gestito da una cooperativa di giovani del luogo. Anche per iniziative come ques’ultima, a maggior ragione se tese a valorizzare un bene culturale di rilievo mondiale, i finanziamenti ci sarebbero.
Ciò che manca, ciò che finora è mancato, è la sensibilità verso queste tematiche, l’intraprendenza e la voglia di fare, sia della cittadinanza che delle istituzioni.
Possibile che ancora non abbiamo capito che facendo continuamente marciapiedi, “cosi” di cemento, lavori ridicoli e insignificanti per dare incarichi a questo e a quello non si va da nessuna parte, non si crea sviluppo!?
Abbiamo un tesoro sotto ai nostri piedi e ce lo mettiamo sotto i piedi!
MarioVallone
fara’ la fine delle tombe dei saraceni che pur di fare la variante hanno prodotto un altro mostro incompiuto che chi sa quando sara finito