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L’ultimo libro di Corrado L’Andolina

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Tanta, tanta gente, alla presentazione del libro di Corrado L’Andolina  “INTORNO AGLI ANNI  OTTANTA” – Zambrone. STORIE DI UNA COMUNITA’.

Il volume è scritto a più mani attraverso i ricordi di tanti cittadini collegati magistralmente insieme dall’autore che, dei tanti episodi di vita vissuta, ne trae un libro, un libro di storia locale della comunità di Zambrone.

Sono intervenuti nel corso del dibattito culturale: l’attuale Sindaco di Zambrone, Pasquale Landro; Gerolamo Caparra; padre Rocco Nigro, parroco di Zambrone negli anni ottanta; l’autore del libro Corrado L’andolina; coordinati dal giornalista di Calabria Ora- Salvatore Berlingeri.

Non sono mancati riferimenti visivi e musicali degli anni ottanta; la giovane Maria Chiara Carrozza ha sfoggiato il suo talento canoro con cinque canzoni degli anni ’80, mentre su uno schermo sono state proiettate immagini concernenti il periodo di riferimento.

L’ampia relazione sul libro è stata affidata alla brillante oratoria del prof. Gerolamo Caparra, ex docente di materie letterarie, di cui riportiamo integralmente il testo in basso.

Infine, a conclusione della serata, ancora una volta Cristina Mazzitelli e le donne dell’Associazione Aramoni, sono riuscite ad “abbindolare” il pubblico, intorno alle leccornie del tavolo dei dolci (come sempre, un successo!).

       La relazione del Prof. Gerolamo Caparra sul libro

INTORNO AGLI ANNI OTTANTA

Zambrone. Storie di una Comunità.

        A cura di Corrado Antonio L’Andolina

Sono lieto di essere qui, questa sera, in questa palestra scolastica con una comunità così numerosa, viva, partecipe, attenta ed impegnata a riflettere e a discutere dell’interessante lavoro dell’amico Avvocato Corrado. Attraverso una sapiente ricostruzione di testimonianze, di fatti, di vicende di uomini e di donne, in carne ed ossa, Corrado ha spalancato a noi tutti una meravigliosa e straordinaria finestra su un vasto territorio, su Zambrone negli anni ottanta.

Si tratta di un pregevole libro, profondamente umano, un documento di vita dignitosa, permeata altresì dai sacrifici, dalle lacrime e dal sangue, dalle gioie e dai dolori, dalle speranze e dai sogni di intere famiglie di padri, di madri, di sorelle, di fratelli, di bambini che, in parte emigrati nel mondo, in parte rimasti qui, sono la storia di questa comunità, una piccola storia che fa e partecipa alla grande storia. Si tratta della storia di Zambrone, delle sue frazioni adagiate sulle dolci colline e sulla splendida marina di fronte allo Stromboli, Corrado racconta, presenta, descrive, fa parlare le cose, le contrade, gli uomini, le donne di questa comunità e ne commenta con sobrietà, semplicità ed efficacia i modi, i comportamenti, gli stili di vita, i gesti.

I destini privati dei singoli abitanti s’intrecciano con quelli pubblici e ci fanno capire le vicissitudini di un paese, di una Regione, i cui valori del lavoro, della solidarietà e dell’amore per la propria terra, sono la base sulla quale si costruisce un futuro migliore. Corrado esamina e analizza con profondità ed acutezza il costume, le tendenze di quegli anni ottanta, le condizioni materiali e morali della gente, la cultura, gli eventi, la musica, le canzoni che hanno segnato una generazione e presenta uno spaccato umano ricco di emozioni, di sensazioni nuove, di sogni e di speranze, che scandiscono il passaggio da una società povera, contadina, ad una moderna con tutte le relative problematiche sociali.

La narrazione e le descrizioni dei fatti, dei personaggi, delle vicende, si sciolgono in una scorrevole scrittura di una lingua nitida, chiara e limpida. Il lettore viene catturalo da questo fluire di immagini e dal ritmo della parola , espressione di un vissuto quotidiano e drammatico, in cui preminente appare il lavoro delle braccia e della mente per sognare e sperare in una vita liberata dall’ignoranza e dal bisogno. Il telefono nelle case del paese fu il primo segno di questa modernità: una voce amica, familiare, dall’Argentina, terra di emigrati, dalla fine del mondo, rendeva felice una famiglia. Quella voce che correva sul filo portava affetti e sentimenti, suscitava sorpresa ed incredulità in chi aveva lasciato il paese nelle baracche del terremoto del 1905/1908. Il concerto di E. FINARDI richiamò a Zambrone una numerosa moltitudine di gente: tutti gli spazi del paese si riempirono. Sorse quindi, la necessità di iniziare una rivoluzione urbanistica.

Vennero abbattute le baracche, si realizzò il parco 8 Marzo, nacque il Centro Sociale. Piazza San Carlo cambiava aspetto, sì costruiva il monumento ai caduti. La comunità cresceva politicamente con la nascita dei partiti (DC e PSI) che alimentavano la partecipazione alle scelte della comunità. In via Mancini convivevano usi e costumi della civiltà contadina con l’incipiente modernità. Zambrone era un paese dinamico, con persone impegnate nel lavoro, le voci dei bambini, le panchine nella piazza, il pranzo in giardino, il riposo alla marinella, le serate allietale dal suono della chitarra, i falò, la preparazione delle bottiglie della salsa, erano una gioiosa festa, momenti da non dimenticare, via Mancini, insomma, era una centrale di affètti che alimentava con l’amore la libertà di sognare e dì vivere. Piacevoli, forti erano gli odori, i sapori, graditi il sorriso degli amici, i libri, le amate letture.

Tutto ciò non è solo nostalgia, ma un valore che plasma e conserva gli uomini. Venne poi la passione per lo sport, in particolare per il calcio; si organizzò una squadra con vari tornei e positiva fu l’azione dì Don Nigro, nuovo parroco di Zambrone. Don Nigro portò nel paese un vento nuovo, riparò con l’aiuto dei parrocchiani la chiesa, si apri al sociale con spirito evangelico andando incontro alla gente, ai giovani cui fece sentire la dolcezza di stare insieme agli altri, con il prossimo. La sua esperienza di missionario fu la chiave di apertura verso la modernità religiosa in Zambrone: una Chiesa con la gente e per la gente- Come dimenticare questo sacerdote, accolto con affetto e aperto a costruire, a discutere, a collaborare con lutti ! Questa fu veramente una esperienza di grande modernità, che ha lasciato profonde tracce e fecondi sviluppi di dialogo. II paese era ricco di iniziative.

L’Ufficio di collocamento rette da Don Corrado, era un saldo punto di riferimento per i lavoratori, per i braccianti che, nell’incertezza di una quotidiana precarietà, trovavano soluzioni concrete per ravviamento al lavoro. Gli anziani erano saggi ed attenti osservatori, le partite a tressette, vivacizzavano i Bar, gli esercizi commerciali, l’edicola dei giornali, la cartolibreria, il forno del pane, il tabacchino, Radio VIP, la Parrocchia, L’ARCl, producevano una mobilità sociale moderna. D’estate la marina si popolava, aprivano i villaggi turistici, i Camping e i giovani la sera danzavano sulle piste da ballo a ritmo della musica, esprimendo la gioia dì vivere e delle nuove conoscenze. Alcuni emigrati ritornavano, perché si era manifestata una tendenza alla crescita e allo sviluppo economico e, in effetti, l’Italia era diventata la quarta potenza industriale. Molte famiglie, però, erano emigrate negli anni settanta e tra queste la tamiglia De Carlo che rappresenta il dramma di tanti meridionali, costretti a lasciare la loro terra, gli affetti e i sentimenti più cari in cerca di fortuna.

La vicenda della famiglia De Carlo, attraverso il racconto di un figlio esprime tutta la forza, la tenacia, la dignità, l’intelligenza della gente del Sud nell’affermarsi e distinguersi per competenze e capacità, doti non comuni ai meridionali che hanno contribuito al miracolo economico dell’Italia. La scuola elementare di Zambrone ebbe in quegli anni tre brave ed umane insegnanti, didatticamente preparate, d’animo gentile che hanno lasciato un indimenticabile ricordo fra i giovani e le famiglie dì Zambrone: Cassandra Tranfo, Olga Adamo ed Antonietta Cognetto. La frazione di Madama, adagiata su un pianoro dei fronte al mare, mutava vita ed aspetto. Gli anziani nella piazza parlavano del passalo, gli adulti del futuro, i bambini erano desiderosi di apprendere, gli adulti frequentavano la scuola serale per uscire dalla condizione dì analfabeti. Ma anche in una piccola contrada persone umili, come Saro, sono dei personaggi indimenticabili, Sarò salutava tutti quelli che incontrava e gli piaceva sempre ballare.

Tutta la costa e l’intero territorio si trasformavano, ma la tradizione, gli usi e i costumi degli abitanti convivevano bene con la modernità. Famosa era la produzione di Zibibbo di Carlo Muggeri, i fichi, lo sciroppo di more di gelso. La sera sì andava a ballare alla marina. La costa da Ricadi a Zambrone era piena di discoteche: Casablanca, Il  Rebus, Il Blue Inn, posto su uno dei punti più belli del promontorio di Zambrone  tra gli uliveti e una splendida vista Sul mare. Era una discoteca raffinata ed elegante che attirava molti turisti dai Villaggi della Marina come Pago-Pago, Bianca Spiaggia e Marina dei Fiori, sorti negli anni settanta. Il Blue Inn nacque da un’idea di Franco Vita, proprietario di un locale La Tegola, poi trasformato in Blue Inn (Taverna Blu). Il Blue Inn iniziò come piano Bar e durò fino al 1996. Numerosi artisti, nazionali ed internazionali, si esibirono, richiamando molla gente e numerosi turisti.

Fu per quei tempi una grande novità, una forte attrazione di divertimento e di spettacolo musicale in cui si trovavano brio, signorilità e grazia. Sorsero via, via altre strutture come Marina dei Fiorì, Paradiso del Sub e la Bianca Spiaggia, immersa nel profumo dei fiori degli aranceti, dei verdi agrumeti di fronte ai vivi colori dei mare. Queste strutture ebbero una grande ricaduta economica Sul territorio perché occuparono tanta gente, tanti lavoratori e tante famiglie. Nel 1989 s’inaugurò l’Aqua Park, che alimentò ancora di più l’espansione e la domanda turistica di Zambrone, Numerosi furono i visitatori che arrivavano in treno alla stazione.

Sì trasformarono poi pure le frazioni. A Daffinà i contadini da affittuari qual’erano, diventarono proprietari di piccoli appezzamenti di terreno. Con sacrifici e una dura fatica riuscivano a vivere, sì meccanizzarono nel lavoro dei campi, la produzione agricola aumentava e l’esistenza appariva meno dura. Dal 1959 al 1970 le condizioni di vita erano state molto tristi e assai difficili; si registrò allora una forte emigrazione verso in Nord Italia. Corrado analizza questo nefasto  fenomeno, questa ”Fornace ardente”,  così definita   da   (Pasquino   Crupi),   con   dati   e   cifre   impressionanti   che   spiegano  l’impoverimento del territorio in parte frenato poi dallo sviluppo turistico. Viene quindi ricordata nel libro una figura indimenticabile, Ciccio CONCA, che tanto si adoperò per il suo paese. II monumento all’Emigrante nella piazza principale testimonia questi drammatici episodi. A Daffinacello si verificò un altro tipo di emigrazione, quella sul mare.

Molti si imbarcavano per evitare le difficoltà economiche e tra loro ci fu Nicola Grillo che a sedici anni era sul mare, lontano dalla sua casa, per vivere e lavorare. E la storia commovente, toccante di un giovane che affronta quattro oceani, tifoni, tempeste, bonacce, conoscendo usi e costumi di popoli diversi. In quegli anni Daffinacello si trasformava, si costruirono nuove case, la villetta comunale, via Indipendenza, la piazza di San Nicola, via della Rinascita. Un quadro in bronzo, LA VENDEMMIA, testimonia l’amore per la terra e per i suoi prodotti, frutto dell’umana fatica. Si abbatterono le baracche anche a San Giovanni  sì edificarono nuove abitazioni, si realizzò a Nord e a Sud del Comune una nuova rete idrica, viale Granisci, il Monumento al Seminatore, il potenziamento della pubblica illuminazione. Sorsero ditte ed imprese artigiane e sì produsse una mobilità sociale che determinò nuovi modi di vita e di relazioni. L’energia dei giovani, la saggezza degli anziani, la socializzazione e la solidarietà erano le caratteristiche di questa comunità.

Il saggio di Corrado, come vedete è una ricerca, un’appassionata rivisitazione e ricostruzione dì momenti di vita intorno agli anni ottanta, che come giustamente scrive nella sua recensione Fiorella Landro è “una biografia collettiva, essenziale, ricostruita sul filo degli accadimenti a misurare quanto i paesaggi collinari, 1 luoghi, gli spazi abbiano impregnato una vita intera di uomini educati al lavoro e alla passione politica. A conclusione di questo importante volume, pieno di ricordi, di nostalgia e di accenti lirici, nonché di episodi esemplari, aggiungo che tutto il comune dì Zambrone ha una pagina meravigliosa e straordinaria di storia contemporanea: le strade, le piazze, le vie, le contrade sono intitolate ad uomini e donne protagonisti nel secolo scorso della nostra storia come Antonio Gramsci, Alcide De Gasperi, Giuditta Levato, Papa Giovanni, Sandro Pertini, Via XXV Aprile, Aldo Moro, Nenni, sono una lezione di storia all’aperto e ricordano a tutti i passanti che nella vita vale la pena ispirarsi a questi uomini giusti che hanno amato l’Italia.

Mi preme poi ringraziare il mio amico Sasà per aver ricordato i momenti della vita vissuti insieme a Parghelia, quando frequentavamo a Tropea il Liceo Ginnasio con comuni interessi culturali e anche sportivi (eravamo e siamo tifosi entrambi della Fiorentina). Passavamo intere giornate a discutere, a dialogare in casa con i suoi, con il suo indimenticabile papa, con la Signora Olga, con Nini, con il piccolo Massimo che era la mascotte delle partite dì calcio. L’amicizia con Sasà e la sua famiglia ha segnato la mia adolescenza e questo rapporto di affetto continua e affonda le sue radici in un vissuto quotidiano di fatiche e di difficoltà che hanno temprato la nostra formazione per sentirci liberi tra gente libera. ­Ci siamo formati su comuni letture dei grandi autori della letteratura nazionale ed europea dell’ottocento e del novecento, sui volumetti della BUR che costavano poco e si ritiravano tramite posta. Leggevamo tanto, discutevamo. Abbiamo insegnato insieme al liceo di Crotone prima e poi alla Scuola Media di Briatico.

La nostra passione politica si è dispiegata nel territorio intorno agli  anni settanta e ottanta. Eravamo impegnati nel movimento sindacale, nei partili di sinistra, negli Organi Collegiali della Scuola. Sasà era infaticabile nell’assistenza ai braccianti, ai lavoratori agricoli: la sua casa era un punto di riferimento per tutti. Gli anni settanta furono anni di speranza, di mutamento, c’era stato il Boom Economico, nasceva il primo Centro Sinistra sulla cui spinta furono avanzate e realizzate importanti riforme nella Società Italiana: la Scuola Media Unica fino a quattordici anni attuava il diritto allo studio voluto dalla Costituzione Italiana. In ogni comune ci fu una Scuola, venne emanato lo Statuto dei lavoratori, il diritto alla salute per tutti, il divorzio, le lotte sindacali: in quel tempo la lira ebbe l’Oscar come la più stabile moneta d’Europa: da qui le premesse degli anni ottanta che aprivano ai bisogni e ai meriti; se si fosse seguita questa via non saremmo piombati tragicamente in questo ultimo ventennio di fine secolo e nuovo secolo governato da bolle finanziarie clic hanno affossato l’economia reale del lavoro e della produzione. Corrado, hai prodotto un documento dettagliato, puntuale dei cambiamenti avvenuti negli anni ottanta con al centro i lavoratori,  giovani che,  oggi più che mai,  hanno necessità di liberarsi e di essere liberati dal bisogno. Senza solidarietà, senza il lavoro, senza quei valori presenti nel tuo libro, diventa difficile costruire un futuro. Il tuo libro ci lascia un messaggio di speranza e di umanità, che invera il presente e apre nuovi spazi.

Occorre oggi il coraggio, il lavoro come forza motrice di cambiamento di questa Società globalizzata nell’egoismo e nell’indifferenza verso il prossimo e la politica, deve stare invece vicino agli ultimi, a quelli che non hanno voce, ossia al prossimo.

                                        Prof. Gerolamo Caparra

  SERVIZIO a CURA di FRANCESCO FIAMINGO

  

 

 

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