Il dibattito in atto sul progetto di riforma della nuova legge elettorale, che il prossimo 31 marzo riapproderà in Consiglio Regionale, stenta a decollare e ad assumere presso l’opinione pubblica e le forze sociali quel rilievo che pure meriterebbe di avere per le implicazioni sia in termini di rappresentatività politica che territoriale che da essa ne potrebbero conseguire.
Ad imprimere una decisa svolta al confronto in atto sulla rimodulazione del numero e delle modalità di elezione dei consiglieri regionali, la recente sentenza della Corte Costituzionale che, respingendo l’ipotesi originariamente formulata dalla Regione Calabria di una assise elettiva formata da 40 membri, ha ribadito invece come alla luce della riforma imposta dal governo Monti nell’ambito della “spending rewiew”, sulla base della popolazione censita e che per un soffio non supera i due milioni di abitanti, il consiglio regionale che saremo chiamati ad eleggere nella primavera del 2015 sarà composto da soli 30 membri.
Questo stato di fatto comporterà quindi la perdita secca di ben 20 consiglieri rispetto alla attuale composizione.
Con la prevedibile conseguenza che se la norma in questione certo va in direzione dell’auspicata razionalizzazione dei tanto deprecati “costi della politica”, comporterà anche come prima e prevedibile conseguenza pratica il rischio di pregiudicare irreversibilmente il diritto alla rappresentanza istituzionale nella massima assise regionale dei territori più piccoli, nella fattispecie riconducibili alle province di Vibo Valentia e Crotone che, come è facilmente prevedibile, anche sulla base delle attuali ipotesi di ripartizione dei collegi che vedrebbero la prima affiancata alla Provincia di Reggio Calabria e la seconda alla provincia di Catanzaro, potrebbero ritrovarsi all’indomani delle elezioni con l’amara sorpresa di esprimere zero eletti in rappresentanza del proprio territorio!
E’ questa naturalmente una ipotesi inaccettabile, specie da parte di realtà come Vibo Valentia e Crotone da sempre purtroppo segnalate da tutti gli indicatori nazionali di sviluppo sociale ed economico ultime tra le ultime e che certo con questa ulteriore perdita di rappresentatività vedrebbero ridursi ancora di più ed irreversibilmente le chance di un possibile riscatto.
Ecco perchè occorre in questo delicato passaggio per il futuro istituzionale della nostra regione fare sentire forte la nostra voce di vibonesi, promuovendo con i cittadini incontri di sensibilizzazione aperti al contributo di tutte le forze politiche e sociali.
Che in questa occasione più che mai devono ritrovarsi unite, superando logiche di appartenenza e contrapposizione a priori, per portare avanti le legittime istanze del nostro territorio.
La provincia di Vibo Valentia, così come quella di Crotone, devono chiedere – anzi pretendere! – ad una sola voce la rappresentanza garantita in seno al nuovo consiglio regionale.
Anche un intervento del presidente Scopelliti sull’argomento è auspicabile il prima possibile.
Il governatore della Calabria e di tutti i Calabresi deve chiaramente dire se intende assumere precisi impegni in questa direzione, spendendo tutta la sua autorevolezza e facendosi promotore di una bozza di riforma che contempli la clausola “salva Vibo” e “salva Crotone”.
E’ giusto che i cittadini vibonesi e crotonesi sappiano chiaramente qual è il pensiero del governatore Scopelliti sull’argomento.
Questi territori, i nostri territori, non accetteranno passivamente le logiche discriminatorie che spesso in passato li hanno già penalizzati e reclamano ad una sola voce pari dignità e pari diritti!
Da parte dell’Udc della provincia di Vibo Valentia la disponibilità piena ed incondizionata a concordare con tutte le forze politiche e sociali animate dallo stesso spirito e dagli stessi intenti le iniziative che si riterrà utile promuovere in difesa di questa sacrosanta battaglia di dignità e civiltà.
Il Commissario Provinciale dell’UDC
Dott. Giuseppe Barilaro
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