Nella notte tra il 3 ed il 4 giugno del 1894, nella Basilica di S. Maria degli Angeli in Roma, una scala a pioli, sfuggita di mano al sagrestano, andava a colpire il braccio proteso della statua in gesso del San Giovanni Battista di Houdon che, abbattendosi in avanti, finiva in frantumi sul pavimento. Da quel momento la statua di San Bruno, posta nella nicchia di fronte, iniziava un periodo di oltre cent’anni di solitudine.
Finchè, il 30 di gennaio del 2007, dalla nicchia prima occupata dal Giovanni, veniva rimossa la modesta croce dorata retta da un piedistallo di legno; ivi montata per attenuare l’anti-estetico vuoto, e si dava inizio ad una operazione tecnico-artistica. A quella data infatti, e per alcune ore, è stata installata una statua-modello in vetroresina del San Giovanni sotto la direzione dello scultore italiano Giuseppe Ducrot e ciò allo scopo di studiarne le caratteristiche di prospettiva e trarne i necessari rilievi per la corretta esecuzione della nuova statua marmorea voluta dall’attuale Rettore della Basilica: Mons.Renzo Giuliano. L’operazione assume un’importanza particolare se si pensa che la statua del Giovanni non deve rispondere alle sole caratteristiche proprie ma deve reggere un perfetto equilibrio statico-dinamico e competere per bellezza ed espressione con la statua della nicchia di fronte: la marmorea statua di San Bruno; decantata e ammirata dai più valenti artisti, famosi critici d’arte ed estimatori eccellenti. La storia ci ricorda che Papa Clemente XIV, alla vista della statua di San Bruno esclamò: “se non fosse per la regola dell’ordine (il silenzio), questa statua parlerebbe.”
Così parla Guglielmo Matthiae (S. Maria degli Angeli – Istituto di Studi romani – F.lli Palombi editori, Roma 1998), delle due statue: “…Prescindendo da quella che può dirsi la cronaca o il complesso delle curiosità fiorite intorno alle due statue, quel che interessa del S. Brunone, non è la scarna modellazione quasi veristica della testa e il risalto dei tendini nelle mani scheletrite ma piuttosto l’alto potere espressivo della piccola testa reclinata, l’intensità della sua taciturna meditazione, la forza morale di quella figura essiccata dalle penitenze e dai digiuni; l’estrema semplificazione nel trattamento plastico della veste fratesca esalta le doti fisiche, ne sintetizza la forza e la tenacia (…)
Mentre “L’Osservatore Romano” del 24 giugno 1934, n. 145. pag. 3, così sintetizza le due opere: “Chi entra in Santa Maria degli Angeli, non può non soffermarsi davanti alla statua di S. Bruno dell’Houdon. Quella testa perfetta, modellata con tanta delicatezza e di una purezza intorno alla quale pare si diffonda come un’aureola di profondi pensieri; quegli occhi chiusi eppur così vivi; l’ampio abito con le vaste maniche sulle quali posano le mani in atto d’intenso raccoglimento: tutta la figura di S. Bruno simboleggia la forza della meditazione.”
Si omettono molti altri positivi commenti e osserviamo gli avvenimenti moderni.
Dopo i rilievi del 30 gennaio 2007, e ispirandosi all’opera originale in gesso del san Giovanni Battista di Houdon; fortunatamente conservata in scala ridotta nella Galleria Borghese, lo scultore italiano Giuseppe Ducrot, alla data del 21 giugno 2012 (…)
-Il seguito lo scopriremo nella terza parte.-
(Curiosità tra storia e leggenda di Girolamo Onda)
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