La protesta degli studenti acquaresi

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DeterminatiDa 46 a 54 a 71, col rischio che si arrivi addirittura a 91.

Non semplici numeri ma rincari in euro imposti dall’inizio dell’anno scolastico agli studenti pendolari che, sulla scia della manifestazione svoltasi a Vibo e, ancor prima, nelle frazioni di Melicuccà e Monsoreto di Dinami, ad Acquaro hanno sfidato pioggia e vento, mettendosi d’avanti all’autobus di linea della ditta Gbv ed impedendone, per protesta, la partenza.

Una protesta che è andata avanti per qualche ora, nonostante l’intervento dei carabinieri di Serra che, pur ascoltando umanamente le ragioni di ragazzi e genitori, hanno dovuto prenderne i nominativi, invitandoli a forme di dissenso che non comportino reato (interruzione di pubblico servizio).

Erano in pochi, per la verità (rispetto agli oltre 60 che viaggiano), gli studenti in protesta, e di questo se ne sono rammaricati, ma convinti a coinvolgere tutti gli altri, (facendo tam tam attraverso Facebook) ed a non proseguire, sebbene con altri metodi, finché chi di dovere non gli sarà andato incontro. Ed il “chi di dovere” in questione, stavolta, è la regione Calabria, rea di aver tagliato i fondi per il trasporto pubblico in bilancio e, dunque, dell’incredibile rincaro a 71 euro dell’abbonamento (fascia di percorrenza fino ai 40 Km), con la previsione di ulteriori possibili tagli ed un nuovo rialzo di circa 20 euro.

Pazzesco, soprattutto per chi ha più di un figlio pendolare. Insostenibile per tutti, con un disagio maggiore lamentato dagli studenti della frazione Piani, la maggioranza, le cui famiglie (anche con due e tre figli studenti) ai 71 euro devono sommarne altri 30 per arrivare ad Acquaro, con un servizio attivato dall’amministrazione comunale, sul cui sindaco, Giuseppe Barilaro, alcuni hanno puntato il dito «per non essersi impegnato seriamente – hanno sottolineato – a far arrivare gli autobus di linea anche a Piani».

Sino ad oltre 300, quindi, gli euro che alcuni genitori devono sborsare mensilmente solo per far arrivare i loro figli nel capoluogo, cui vanno aggiunti libri e cancelleria, la merenda, e quant’altro occorre. Alla faccia della tutela costituzionale del diritto allo studio e dell’uguaglianza dei cittadini.

Andando di questo passo, tra un po’,  apprendere sarà un lusso solo di pochi, come 60 anni fa. Per quanto riguarda l’uguaglianza, invece, se ad uno studente pendolare istruirsi costa dieci volte più che ad uno di Vibo, va da se che i due di uguale avranno al massimo l’età. In ogni caso la vicenda conferma che la politica, ad ogni livello, continua ad essere distante dalle problematiche dei cittadini. A non capire che le famiglie faticano ad arrivare a metà mese. E continua a tartassarle, quasi a voler provocare una loro reazione, per poi, magari, lamentarsi che la situazione è degenerata.

Ma, in queste condizioni, la situazione è facile che degeneri. Per evitarlo occorre ascoltarle le istanze della gente, di questi ragazzi che chiedono solo di continuare a poter andare a scuola. Per questa ragione gli studenti acquaresi – che hanno manifestato tutta la loro amarezza per la distanza delle autorità preposte – hanno deciso di procedere ad oltranza e, da lunedì, di far partire vuoto l’autobus, mentre una delegazione si recherà presso gli uffici della ditta e, successivamente, al palazzo della regione. Bravi ragazzi, e ricordate che più si è più rumore si fa…

Valerio Colaci

Articolo pubblicato su il quotidiano L’Ora della Calabria

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