“Era il tempo delle more” è il titolo di una canzone del cantante calabrese Mino Reitano che raccontava del periodo delle nere more di rovo, dei fiordalisi e dei rossi papaveri, di stelle e di grilli, della calda estate ed infatti tutte le fonti enciclopediche sono concordi nell’affermare che il Rubus ulmifolius, la mora di rovo, è una pianta il cui frutto, in Italia, è maturo in agosto e settembre.
In Italia ma non a Nicotera dove, per tutto il mese di dicembre e a tutt’oggi, le saporite e profumate more continuano a farsi cogliere tra i rovi, con frutti neri maturi, rossi semi maturi e acerbi di colore verde che continuano indisturbate a maturare come se l’estate non fosse mai passata.
Un fatto davvero strano questa continuità di maturazione ed anche i contadini del luogo sono meravigliati da questo strano evento invernale.
C’è da registrare che l’otto di dicembre, festa dell’Immacolata, la temperatura a Nicotera Marina superava, a mezzogiorno durante la processione della madonna a mare, i 20 gradi. A tutt’oggi, a fine gennaio, le more sono ancora lì, in questo luogo che è unico e straordinario per posizione geografica con Monte Poro sopra e il mare sotto, con di fronte il vulcano Stromboli sbuffante e le altre isole delle Eolie, a sinistra il porto di Gioia Tauro e il faro di Scilla, ancora più avanti la Sicilia e l’Etna fumante, a destra le frastagliate coste di Joppolo, le spiagge di Capo Vaticano e Tropea.
Ma ritorniamo alle more di rovo, cerchiamo di conoscere meglio questa pianta spinosa appartenente alla famiglia delle Rosacee che si presenta come pianta arbustiva perenne, sarmentosa con fusti aerei a sezione pentagonale lunghi fino a 6 metri ed anche più, provvisti di spine arcuate. È una semi caducifoglia, infatti molte foglie permangono durante l’inverno. I fiori bianchi o rosa, sono composti da cinque petali e cinque sepali. Sono raggruppati in racemi a formare infiorescenze di forma oblunga o piramidale. La fioritura compare al principio dell’estate.
Il frutto commestibile, la mora, è composto da numerose piccole drupe, verdi al principio, poi rosse e infine nere a maturità, derivanti ognuna da carpelli separati ma facenti parte di uno stesso gineceo. Il gusto è variabile da dolce ad acidulo. Il nome scientifico di questa specie è composto dal nome di genere Rubus e da quello di specie ulmifolius.
Franco Vallone