Oggi (lunedì 27 gennaio 2014) alle ore 12,30 il Prefetto di Vibo Valentia consegnerà a Nicola Domenico Ventrice la Medaglia d’Onore, coniata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, conferita dal Dipartimento per il coordinamento Amministrativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in particolare dal comitato che si occupa dei cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia in guerra.
Nicola Ventrice, che oggi vive a Briatico, è nato a Pannaconi di Cessaniti il 27 febbraio del 1921. Dopo aver frequentato le locali scuole elementari si trasferisce a Vibo Valentia dove si diploma all’Istituto Magistrale. Nel 1942 parte per il servizio militare e, successivamente, frequenta il corso allievi ufficiali all’Aquila.
Nel 1943, a Novara, ha inizio la sua prigionia che si protrarrà fino ad agosto 1945. Ritornato a Pannaconi, finalmente libero anche se fortemente provato nel fisico, inizia quasi subito ad insegnare nelle scuole elementari. Tre anni dopo, nel 1948, sposa Francesca Conocchiella trasferendosi dal comune di Cessaniti a quello di Briatico. Passa anni importanti del suo insegnamento a San Costantino di Briatico prima di trasferirsi a Briatico capoluogo dove insegnerà fino al 1988.
Durante la sua prigionia, in Polonia ed in Germania, su pezzettini di carta Ventrice scrive uno struggente diario che poi trascriverà in un unicum su un agenda e che oggi viene pubblicato in un volume, curato dal nipote, Giuseppe Conocchiella, con la prefazione di padre Lorenzo Di Bruno, uno dei suoi tanti alunni di San Costantino di Briatico.
Nella sua vita, negli anni sessanta, Nicola Ventrice è stato anche impegnato politicamente, svolgendo incarichi amministrativi nell’esclusivo interesse della collettività briaticese, per come scrive Conocchiella, Ventrice è un “uomo probo, giusto, leale, cittadino onesto e rispettoso delle leggi fino all’inverosimile”.
Il titolo del volume appena pubblicato è “Da Pannaconi a Przemysl, Trabrennbahn e ritorno, diario di un sottotenente di prima nomina in prigionia 1943-1944”. Settantadue pagine riccamente illustrate che raccontano una storia personale, esperienza umana di viaggio, di deportazione e di prigionia che tocca l’Italia, l’Austria, la Germania e la Polonia, cinque campi di prigionia e di lavoro, una piccola storia che si inserisce in un contesto collettivo più ampio, di enorme interesse per fare memoria della grande storia.
Il diario di Nicola Ventrice, “nella sua semplicità, aiuta a non dimenticare mai la sacralità della vita, dell’essere umano creato da Dio a sua immagine e somiglianza e ricorda a tutti che negare i fatti storicamente tragici, aberranti e i genocidi come quelli del periodo nazifascista e dei totalitarismi è come voler negare di essere vivi mentre parliamo”.
Franco Vallone
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