Il fotografo tropeano Saverio Caracciolo ha da poco pubblicato un calendario dedicato alla mistica di Paravati Natuzza Evolo, opera molto particolare presentata pochi giorni fa.
Il calendario sarà venduto dalla Fondazione e sarà possibile acquistarlo anche presso il centro commerciale l’Aquilone di Pizzo con un offerta minima di 5,00 euro.
Il ricavato sarà devoluto per gli arredi della nuova chiesa.
In basso trovate la presentazione del calendario scritta dall’autore Saverio Caracciolo e una recensione della giornalista Livia Blasi.
Quando nel 2009, ho incontrato mamma Natuzza, un incontro che mi ha profondamente legato alla sua persona, non avrei mai immaginato che oggi sarei giunto a realizzare un calendario per la Fondazione e che, con la sua vendita, il ricavato sarebbe stato devoluto per gli arredi della nuova chiesa.
Se questo è accaduto, è stato perché Lei mi ha dato l’idea di realizzarlo. Di questo sono sicuro.
Su mamma Natuzza si è scritto tanto, ma è la prima volta che si scrive su di Lei e sulla Fondazione attraverso le immagini. Infatti, sono le immagini che ho selezionato per questo calendario che danno il senso di tutto quello che si svolge all’interno della Fondazione: dai cenacoli di preghiera agli incontri giovani, agli operai della cittadella di Maria, alle varie celebrazioni eucaristiche in occasione delle vari ricorrenze, fino all’opera di Padre Michele, che ringrazio per avermi dato una mano nella buona riuscita del calendario, sempre attento a tutto ciò che circonda la fondazione onde evitare speculazioni sulla nostra amata mamma Natuzza.
Ho anche voluto dare un senso artistico al calendario, infatti si può notare che tutte le foto sono in bianco e nero tranne un particolare a colori: la coroncina del Santo Rosario o i petali di rosa che i fedeli lanciano al passaggio della Madonna durante la processione per le vie di Paravati.
Un doveroso ringraziamento va a Domenico Maduli, che ha voluto sponsorizzare quest’opera, sempre attento sul campo del sociale e anche all’azienda Romano Arti Grafiche.
Spero che mamma Natuzza anche da lassù mi dia la forza spirituale di continuare a fotografare con la giusta sensibilità le varie manifestazioni che si svolgono in questo luogo meraviglioso. Perché oggi tutti possono fotografare in un luogo dove regna la pace spirituale, ma è difficile allineare il cuore e la mente in un unico corpo fotografico in modo da dare il giusto significato ad ogni singola foto. E in questo, credo che mamma Natuzza mi abbia dato la forza per essere un messaggero capace di scrivere con la luce.
Saverio Caracciolo
Avevo sempre pensato, ingenuamente, che la fotografia, l’arte di scrivere con la luce, fosse il modo più immediato, chiaro, evidente di mostrare ciò che si vede. Un reportage nel senso etimologico, appunto.
Ho poi capito, guidata dalle parole e dalle persone giuste, che la fotografia, quando è grande, non mostra ciò che si vede, ma ciò che ai più sfugge.
E allora in questo senso, quella di Saverio Caracciolo è grande fotografia.
“Mettere sulla stessa linea di mira l’occhio e il cuore”, diceva il grandissimo Cartier Bresson. Saverio Caracciolo lo fa. Vede con occhi sensibilissimi, animo allenato, cuore aperto come e più del suo obiettivo.
Lo fa tanto più quando sceglie di raccontare ciò che per sua natura non si può vedere e non si può dire. L’ineffabile, l’invisibile: la Fede.
Le foto che illustrano il calendario dedicato a Paravati , a Mamma Natuzza ed alla Fondazione “Cuore Immacolato di Maria, rifugio delle anime”, sono proprio questo. La capacità di dare corpo, luce, dettaglio a ciò che di per sè è nascosto, interno. È pensiero, mistero, rara epifania.
Saverio Caracciolo trasforma tutto ciò in visioni. Lo fa accostando immagini divine e scene umanissime, spirititualità e particolari fisici, anzi addirittura anatomici, bianco e nero e sprazzi di colore. Pezzi di racconto che si sciolgono in quel flusso di folla trascinato dallo statua della Madonna, nell’assembramento di ombrelli o di lumini, nelle preghiere sciolte in bocca come pasticche o masticate anche senza denti.
Sprazzi di luce, di forme che incontrano gli occhi e parlano all’anima.
Livia Blasi