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Perché la Basilica romana…(parte terza)

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I rappresentanti dell’Associazione amici della Certosa di Serra San Bruno, in data 26 novembre, hanno  presentato in Vaticano l’icona di San Bruno per la benedizione del Santo Padre. L’icona, simbolo della storica ricorrenza certosina del prossimo 27 febbraio, è stata poi  esposta nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. 

Perché, per detta ricorrenza, si è scelta proprio la Basilica romana di S. Maria degli Angeli?

La donazione della chiesa di S. Ciriaco alle Terme di Diocleziano da parte di Urbano II a S. Bruno;  per la fondazione di una Certosa, risale al secolo XI ma, per alterne vicissitudini storiche, la effettiva realizzazione di questo progetto si realizzò molti secoli dopo. Infatti, si ha notizia certa che nel 1628, da una visita apostolica prescritta dal papa nella Certosa alle terme, venne registrata una comunità di 15 monaci e 5 laici.

Un’altra notizia certa in aderenza si riscontra in una pittoresca pagina della “Platea”(1) -Cronistoria di Serra San Bruno, a cura di Don Gerardo Letizia -1985- che di seguito si riporta :

– Festa Mondiale in Roma  pel  Centinajio di San Pietro.

“Occorrendo a 29 giugno 1869, il centenajo, cioè la grande e secolare festività di San Pietro, il gran Pontefice dell’Immacolata, Pio Papa Nono, dall’alto del Vaticano, come col suono di una tromba celeste, annunziò a tutte le nazioni di Europa, il grande avvenimento. La voce del sommo gerarca, anche echeggiò né regni lontani di America, e quindi i popoli tutti dè quattro venti, come onde di mare che corrono verso le sponde, in grande carovane, corsero nell’alma città di Roma. Anche da Serra il R.ndo Cappellano D. Luigi Defrancesco, e chi scrive, commossi al grido di tante meraviglie, vollero intervenire a godere di tale secolare  Solennità. – tale festività, era quindi una festa mondiale, per cui erano fatti estraordinari apparecchi, a superare ogni immaginazione ed ogni pensiere. (…) -In Roma dopo aver visitato i luoghi più sacri, seguendo il nostro itinerario, inaspettatamente ci siamo veduti di prospetto del gran tiranno di due milioni di martiri, cioè del sanguinario Diocleziano -Intorno ad esse terme, ci vorrebbe un volume; ma per avere una qualsiasi idea, basta sapere che per i voluttuosi divertimenti, per i pessimi sollazzi, e per lo smodato lusso vi erano in esso 3200 natatoji, ora esiste come un gigante fatto a brani da voraci leoni –

Il busto di San Bruno

In una parte alquanto abitabile, Uffiziano i R.ndi Padri Certosini, e noi siamo saliti per ossequiarli. Quei buoni Religiosi ci han accolti con molta gentilezza, e ci han fatto molte domande intorno alla nostra patria. –Nel sentire che siamo da Serra S. Bruno, in Calabria, sor­presi, dimandarono: Ove esiste Serra S. Bruno? E noi, nel seno delle Calabrie, dove il S. Padre Bruno, al principio di quei boschi fece le sue penitenze e poi volò al Paradiso.

In quel luogo è stato visto dal Conte Rugiero, il quale gli edificò una Chiesa, detta Santa Maria, a guisa di una magnifica Cattedrale, che tuttora è frequentata da’ Padri Certosini e dal nostro popolo in diverse solennità.

Udendo tutto ciò quei R.ndi Padri, sono rimasti sorpresi, e dimandarono : Come, anche colà vi sono Padri Certosi­ni? E noi, sì, vi sono, perché il Conte Rugiero, in mezzo ad una amena pianura, poco distante dalla città e dalla Chiesa di Santa Maria, fece edificare, la splendida Certo­sa, nella quale ufficiano molti Padri e moltissimi fratelli, che nella gran Festa, occorrente nel Lunedì dopo la Pen­tecoste, si associano con noi nella solenne Traslazione delle Reliquie del Santo Padre — Dissero quei Religiosi: sono queste grandi novità! E più, perché questa festività fra la Ottava della Pentecoste, festa di maggiore rito in tutto il Cristianesimo? E noi di risposta: Un tempo, quasi per trecento anni, nella nostra Certosa sono stati i Padri Cistercensi, in seguito per decreto del Sommo Pontefice, sono ri­tornati i Certosini. Però, i primi nell’abbandonare quei luoghi e quel Santuario, a dispetto, nascosero la tomba di S. Bruno e la cassa delle sue Reliquie.

Per tanto tempo i venuti Certosini furono in amaris; ma dopo più anni, nel Lunedì dopo la Pentecoste, mediante un sogno avuto due persone indicarono il luogo al Padre Priore, ove era nascosto il santo Deposito-

Subitamente fatte dilingenti ricerche, si è rinvenuto die­tro l’altare maggiore di Santa Maria: La buona novella sulle ali dei venti corse in tutti i dintorni e ne’ paesi lon­tani – Nel medesimo giorno, ecco in Serra Musiche e canti mentre sacre Reliquie furono solennemente in Certosa recate.

Fin d’allora è costume nel lunedì dopo la Pentecoste, rin­novare tal prodigioso avvenimento, recando il Santo in Santa Maria, e poi nel martedì, ritornarlo in Certosa. E’ di uopo anche notare, che in tal occasione e per la moltitu­dine de’ popoli, succedeva per dieci giorni una gran fiera, nella quale, dalle tre Calabrie concorrevano orefici, mercanti e copie di industrianti co’ loro negozi — La fie­ra sudetta durava per dieci giorni, a quale riguardo, vici­no al Santuario, ed alle falde della montagna, vi erano macelli, fornelli e ristoranti diversi. Più, nel medesimo Lunedì, dietro la bella Processione, seguino ancore copie di canestre, cofane e sportelle con varie specie di cibi, per pranzare all’ombra degli alberi, dopo che il Santo sarà entrato in Chiesa.

Si aggiunge che il Priore della nostra Certosa, pria la Ri­voluzione Francese del 1799, e dell’abolizione delle Collegiate, non che’, coll’incameramento degli Ordini Religio­si, avea la Potestà spirituale sopra cinque paesi e villaggi e quindi nelle sacre Funzioni usava il Pastorale, la Mitra, ed il suggello negli atti Curiali –

Quei Reverendi Padri, contentissimi de’ nostri racconti, sentitamente ci han ringraziati; e dopo avverci offerto del magnifico Lesér, chiedendo congedo, ci siamo ritirati.(…)

  -Racconto vergato a mano nel 1869 da Don Domenico Pisani (?) –

1)- Per “Platea” s’intende il registro (diario), tenuto dal sacerdote di una parrocchia, dove all’epoca si riportavano i fatti salienti della comunità locale.

Per tornare ai giorni nostri, sappiamo che l’icona di San Bruno, simbolo della storica ricorrenza certosina del prossimo 27 febbraio, è stata esposta nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri e che, Il 27 febbraio 2014, Serra festeggerà la ricorrenza del cinquecentenario della riconsegna del Monastero di Santo Stefano all’Ordine dei Certosini.

Infatti, il 27 febbraio 1514, dopo 322 anni, l’Ordine di San Bruno di Colonia tornava in possesso della sua Certosa. Ma cosa accadde, in quel 1194, quando per volere del papa Celestino III e del re Tancredi di Sicilia, i Certosini furono allontanati dal loro eremo e subentrarono i Cistercensi?.

Dal punto di vista storico non si ha alcuna delucidazione in proposito; dal romanzo “L’Angelo di Sibilla”, appositamente scritto per questa ricorrenza, emerge una logica e affascinante realtà possibile.

– da una ricerca storica di Girolamo Onda –

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