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Perché la Basilica romana…

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La messa a Roma

Basilica Santa Maria degli Angeli, 26 novembre 2013.

I rappresentanti dell’ “Associazione amici della Certosa di Serra San Bruno” in data 26 novembre hanno  presentato in Vaticano l’icona di San Bruno per la benedizione del Santo Padre. L’ icona, simbolo della storica ricorrenza certosina del prossimo 27 febbraio, è stata poi  esposta nella Basilica romana di santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Il programma della cerimonia è stato concluso nella stessa basilica, con la celebrazione della santa messa presieduta dal Procuratore generale dell’Ordine dei Certosini Dom Jacques Dupont; attuale  Priore della Certosa di Serra San Bruno.

Perché, per detta ricorrenza, si è scelta proprio la Basilica romana di santa Maria degli Angeli?

La basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri è situata nelle antiche terme di Diocleziano; nei pressi della stazione Termini,  in essa si conservano opere e tombe di personaggi della storia recente e opere d’arte di rilevanza internazionale. Alla sua costruzione hanno lavorato Michelangelo, Vanvitelli e altri valenti artisti. Pochi sanno che,  nel 1091, quel sito  fu consegnato dal papa Urbano II al monaco Brunone da Colonia; suo ex maestro.

Di questo ne parleremo in seguito, vediamo ora le impressioni che ci trasmette un colto visitatore che casualmente scopre questa monumentale basilica:

12 luglio 2013  – Aspettando un treno … ho scoperto un gioiello”:

“Da oltre tre decenni transito a Roma Termini innumerevoli volte per svariati motivi. Una volta la Stazione Ferroviaria era inospitale per la calca e per essere adibita a dormitorio, adesso è trasformata in un annichilente bazar, dove per contrasto vagano vecchine senza fissa dimora che sospingono carrelli colmi di ciarpame, resti d’averi che han vissuto tempi migliori. Nelle ore diurne, in alternativa alle tediose attese per le corrispondenze dei treni consiglio la visita della vicina Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri ubicata nei giardinetti di fronte che si affacciano su Piazza dei Cinquecento, dietro alle onnipresenti bancarelle, i chioschi, i rivenditori di libri usati. Si raggiunge costeggiando il viale che porta in Piazza della Repubblica o dell’Esedra, riconoscibile dai torpedoni in stazionamento, di fronte alla Fontana delle Naiadi dalla parte opposta a via Nazionale. L’ingresso principale è molto sobrio, passa quasi inosservato, incastonato com’è tra un muro rudere romano e una nicchia cilindrica di mattoni in muratura. Tutto il complesso sorge sull’area, un tempo adibita alle Terme di Diocleziano dove, la mente eccelsa di Michelangelo, ha recuperato i resti in rovina della costruzione termale adattandoli a Tempio sacro. Una prima ricognizione esterna dell’edificio fatta girando attorno all’isolato, lascia intravvedere imponenti manufatti d’epoca romana e successivi interventi di recupero ma, la sorpresa al visitatore è rivelata varcando i portoni bronzei d’ingresso. Infatti, quasi la totalità dell’area a parte un museo e un pregevole chiostro con annesso convento, è occupata dalla Basilica, dopo San Pietro fra le più grandi di Roma. Una prima zona ricoperta da una cupola è raccordata con un breve corridoio, opera del Vanvitelli, al grandioso e monumentale transetto che costituisce uno dei bracci dell’impianto a croce greca. Le tre sezioni centrali sono coperte in sobrie volte a crociera mentre le volte delle crociere delle sezioni estreme, sono riccamente decorate e affrescate. Svariati ordini di colossali colonne dagli elaborati capitelli di stile corinzio, contribuiscono a dare slancio verticale e aumentare il senso di grandiosità … e tutto appare minuscolo: le persone, gli immensi quadri che qui hanno trovato ricovero, gli altari. Tutto è smisuratamente grande da non poter apprezzare gli intarsi marmorei del pavimento.

Diagonalmente alla seconda sezione di destra e parte del presbiterio, è tracciata una delle più precise Meridiane e sempre in questa porzione di pavimento è ricavato uno dei monumenti funebri più particolari, costituito da una fossa rivestita di marmo, in cui è sepolto Armando Diaz celebre per la frase “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”, riferendosi alla disfatta dell’esercito austro-ungarico del 1915/18. A parte più di un evento nuziale di rilievo che l’hanno elevata a chiesa di Stato oggi, è tristemente famosa per i ricorrenti funerali riservati alle vittime dei militari caduti in discutibili missioni di Pace, conferendole quell’aurea di solenne tragicità e partecipazione quando tra le sue volte risuonano le note del poderoso organo, gli squilli del “Silenzio”, i versi del “Signore delle Cime”. Vari trompe-l’œil, grandi affreschi, enormi dipinti trasferiti dal Vaticano ornano le vaste pareti, numerosi altri monumenti funebri ornano l’ampio complesso conferendogli quell’aura degna del migliore museo. L’ingresso e la sagrestia sono spesso sedi di mostre espositive confacenti al luogo, di materiale illustrativo circa la storia e i molteplici interventi di risistemazione dell’intero complesso, delle parti annesse e delle pertinenze. Tutto questo concorre a fare dell’attrattiva un’oasi di pace e di meditazione coniugando arte, bellezza e trascendenza spirituale in alternativa alle sfibranti attese nell’attigua Stazione Termini. L’intero complesso monumentale delle Terme di Diocleziano cui la Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri appartiene col tempo ha reso fruibili interessanti altre attrattive quali il Convento e il Chiostro dei Certosini d’impronta Michelangiolesca e il Museo Nazionale Romano. Tappa fondamentale. Mirabile alternativa alle estenuanti attese dei treni.

(Cronista non identificato)

– da una ricerca di Girolamo Onda –

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