Nell’interesse superiore dell’unità del centro destra e, ancor prima, in ragione del sincero e profondo amore che ho sempre nutrito per la mia famiglia ed in particolare per due figure per me imprescindibili, dopo un’attenta analisi seguita ad un sereno confronto con i miei più fidati amici, ho maturato la non facile decisione di prendere un’ulteriore pausa di riflessione per meglio valutare se, nell’intesse superiore della città, sia opportuno fare un passo indietro sia pure con la consapevolezza che le cose non potranno mai tornare come prima. Dovrò, dunque, valutare, previo scrupoloso ascolto del pensiero dei concittadini a me vicini, se l’amministrazione guidata da mio zio Gaetano Vallone, persona alla quale sin da piccolissimo sono stato profondamente legato tanto da seguirlo, senza tentennamenti, nella sua azione politica (che spesso mi ha fatto guadagnare gravi inimicizie di riflesso) e del quale, a suo dire, sarei dovuto essere il naturale successore (salvo poi impallinarmi con una ferocia e una malvagità inaudita), possa andare avanti con il nostro contributo.
Ciò detto, alcune considerazioni si rendono doverose onde fugare il campo dall’equivoco secondo cui il tutto sarebbe da ricondurre ad una squallida saga familiare.
La filippica del Sindaco nel corso dell’ultimo consiglio comunale scaturisce dal suo innato rifiuto per le regole del confronto democratico, essenziale in una maggioranza composta da più anime e da diverse sensibilità. Tutto parte da questo: il sindaco, che non ha mia accettato le regole della democrazia pretendendo che i suoi le ripudiassero onde confinarli al ruolo di servi sciocchi, inevitabilmente, come tutti i despoti, ne viene impietosamente travolto tanto da mancare totalmente di lucidità arrivando a dire cose che sembrano uscire dalla bocca di quel suo delfino che, usato al pari del sottoscritto e di tanti altri, viene sacrificato sull’altare dello scranno di sindaco, salvo poi affermare e giurare solennemente, in un ulteriore delirio di onnipotenza, che è stato il migliore di tutti, uno stacanovista degno di un premio nobel. Non v’è chi non veda, già in questo, una totale assenza di lucidità, quindi, di linearità e coerenza del ragionamento e della conseguenziale scelta.
Ovviamente, il mio stile, al quale certamente non abdicherò per colpa di nessuno, giammai per una situazione assai triste e vile come quella consumatasi in consiglio comunale e poi sulla stampa, mi impedisce di replicare alle deliranti farneticazioni del sindaco commentandosi le stesse da sole, mi limiterò pertanto a rispondere alle stucchevoli affermazioni di ordine politico esternate nella lettera di dimissioni.
I motivi di contrasto col Sindaco sono stati di ordine squisitamente politico e quanto accaduto di recente non è stato altro che l’epilogo di un malessere montante palesatogli ripetutamente. In tali occasioni il Sindaco ha sempre convenuto pienamente sull’esistenza di svariate criticità nella gestione ordinaria e sulle gravissime carenze in alcuni settori strategici della macchina amministrativa. Effettivamente, ho riunito più volte il partito ovvero i soli consiglieri, non già carbonescamente come fatto di recente da qualcuno, ma alla luce del sole e con lo spirito di fare autocritica costruttiva nell’interesse del sindaco (che avrei voluto fare uscire a testa alta dalla sua ultima esperienza), dell’amministrazione e della città. Durante queste riunioni tutti i consiglieri di maggioranza, con la sola eccezione del vice sindaco, hanno sempre convenuto sulla necessità, in ragione dell’andazzo tutt’altro che lusinghiero, di un significativo cambiamento di rotta a partire dalla revisione del ruolo di un consigliere comunale i cui indomabili “istinti e passioni” erano di nocumento per tutti. A tali riunioni il sindaco (sempre invitato a partecipare salvo che in una dove si doveva discutere di come indurlo a rivedere questa posizione in giunta) non ha mai inteso parteciparvi evidentemente perché non voleva affrontare realmente il problema a dispetto dell’impegno e delle rassicurazioni più volte assunti. Quanto alla vicenda porto credo che la risposta più eloquente sia il richiamo al mio comunicato stampa del 7.05.2013 (in Gazzetta del Sud dell’8.05.2013) dove, giudicata positivamente l’operazione, sia dal punto di vista giuridico che da quello economico, a nome del partito – locale e provinciale – invitavo tutti i consiglieri ed in particolar modo gli aderenti al Pdl, ad approvare il punto all’ordine del giorno del convocato consiglio comunale. Effettivamente ho più volte espresso insofferenza per la colpevole dilatazione dei tempi di definizione della controversia nonché le mie perplessità su alcuni punti di secondaria importanza, tuttavia non ho mai nutrito dubbi sulla bontà dell’operazione che, in tutti i modi, nonostante la sua impopolarità, dovuta anche alla mancanza di competente comunicazione, ho cercato di portare a compimento.
Non mi intrattengo volutamente su altri aspetti che giudico immeritevoli di attenzione trattandosi di pettegolezzi generati da cattiveria allo stato puro, aggiungo solo che la mia indecisione è figlia delle sole considerazioni sopra svolte e non già della fatwa che il sindaco mi ha lanciato. Ho le spalle sufficientemente larghe e la gente, come giustamente rilevato dal sindaco dimissionario, ci conosce entrambi.
Qualora dovessi decidere di fare un passo indietro, per carità di patria, non mi occuperò più della vicissitudini politiche squisitamente locali poiché, comunque sia, non ritengo di poter più condividere l’operato di questa pseudo maggioranza salvo concederle una sorta di sostegno numerico. Auspico che con me lontano, questa amministrazione, alla quale ho dato veramente tantissimo nelle varie fasi del suo travagliato percorso contribuendo in tutte le forme alla campagna elettorale, tenendo il punto durante la logorante fase del ricorso amministrativo, facendomi carico di scelte non facili e spesso infelici e non condivise, lavorando nel reperire finanziamenti spesso smarritisi per incompetenze di ordine vario, fornendo in silenzio e gratuitamente competente assistenza ed aiuto in una miriade di problematiche, possa produrre ottimi frutti per la mia amata città e per i miei concittadini. Da oggi in poi, sappiano i consiglieri che stringono il Sindaco in un abbraccio mortale, che non sarò più disponibile ad ascoltare le loro corbellerie e i loro capricci (del tipo far sentire il peso del partito e aprire una crisi sol perché il Comune avrebbe contribuito finanziariamente allo spettacolo di Miss Italia voluta da Tizio e non di Miss Italianissima voluta da Caio . . . . . che piccinerie!) né, tanto meno, a correre ai ripari per salvargli la poltrona o altro. Ancor di più confido nella possibilità che l’esperienza sia maestra di vita e, quindi, foriera di un nuovo modo di agire la cosa pubblica. Tropea ha bisogno di aria fresca e della politica vera che lavora “per” e “con” e non travolge nell’agone la sacralità di valori intangibili.
Infine, e concludo, in tutta questa vicenda l’unico vero traditore è da rinvenire tra chi ha rinnegato e calpestato i valori ed i principi che va predicando da una vita (basta ripercorre le tappe più salienti degli ultimi tre anni di vita politica tropeana) e, quanto al funambolismo, il recente nuovo approdo politico dei nostri “responsabili” è la migliore replica ben descrivendo il processo di metamorfosi in atto.
Avv. Giovanni Macrì