Terra inquinata

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Il prof. Saverio Di Bella
Il prof. Saverio Di Bella 

TERRA INQUINATA

L’uomo grida dovunque le sorti di una Patria

(S. Quasimodo)

Uccidono. Uccidono la terra inzufflando nelle sue viscere veleni mortali e la cui efficacia nefasta è di lunga durata.

Così la terra ferita cova la morte e la diffonde nelle acque, nella frutta, negli ortaggi.

Perché la natura mette in circolo e in veicolo ogni cosa. E lo sappiamo bene.

Perciò i signori dei veleni, i creatori di cimiteri di scorie radioattive, di materiali avvelenati costituiti dagli scarti finali delle industrie, sono nemici della natura e assassini senza scrupoli di ogni forma di vita.

Nelle discariche avvelenate e nelle aree dalle stesse conquistate infatti cessa ogni forma di vita normale e si verificano metamorfosi mostruose degli esseri viventi. Prima, naturalmente, del trionfo della morte anche sugli abitanti che hanno la disgrazia di essere le vittime predestinate di scelte sciagurate coperte dal silenzio e, finora almeno, dall’impunità per le complicità dei potenti responsabili di tanto crimine.

Storie lontane. Forse.

La terra dei fuochi infettata veicola l’infezione in Campania.

Taranto è lontana e sola, vede i suoi abitanti vivere nel soffrire dei giorni tra  bisogno di lavoro per sognare il domani e la morte crudele che ti sbarra le porta dell’oggi con tumori implacabili figli del lavoro che hai fatto.

Terre lontane. Lontane e sole.

Ma è davvero così? O le trombe dell’Apocalisse della terra che muore avvelenata dall’uomo squillano anche da noi?

***

L’Alaco è già vicino. Le sue acque avvelenate irrorano i campi delle serre e gli acquedotti che dalla sua diga si dipartono portano l’acqua nelle case e negli ospedali di città e Paesi di cui sentiamo il suono delle campane.

***

A San Calogero esiste poi, secondo il Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, la più grande e velenosa discarica prodotta in Italia.

Lo ha detto in Piazza a Tropea una sera d’estate di pochissimi anni fa.

Ma l’estate è fatta per i sogni, non per gli incubi.

E la discarica è ancora lì, enorme, torva, silente. Invisibile.

Come la ‘ndrangheta che l’ha inventata, fatta lievitare metro dopo metro a dismisura.

Perché la ‘ndrangheta nel vibonese non c’è.

E non ci sono veleni. Solo voci sui veleni. La stecca fastidiosa di un tenore che turba per un momento l’armonia del melodramma preferito.

Saverio Di Bella

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