“(…) Ci hanno fatto questo: hanno trasformato i nostri campi in una putrida e fetida poltiglia.(…) Dopo il massacro della nostra gioventù è arrivata la piaga delle piattaforme petrolifere e altra morte per i terreni coltivati e per i santuari dove vivono i pesci e quelle eterne fiamme che trasformano il giorno in notte e avvolgono la terra in finissima fuliggine (…) Tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riacquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale.”
Brano tratto dal libro UN MESE E UN GIORNO. STORIA DEL MIO ASSASSINIO di Ken Saro – Wiwa
Kenule Beeson Saro – Wiwa, detto Ken (Bori, 10 ottobre 1941 – Port Harcourt, 10 novembre 1995), scrittore, poeta, attivista per i diritti del popolo OGONI (la sua etnia di appartenenza) in Niger e produttore televisivo. Intellettuale fra i più importanti, veri, leali, sinceri dell’intera Africa del post – colonialismo. Fra le sue opere principali, oltre a UN MESE E UN GIORNO. STORIA DEL MIO ASSASSINIO, FORESTA DI FIORI (prima opera pubblicata in Italia nel 2004) che racconta di miti e leggende; di riti e di vita quotidiana presso gli OGONI in un’Africa felix non ancora contaminata e sfruttata, immersa nei ritmi ancestrali dei cicli perpetui della Natura; SOZABOY. IL BAMBINO SOLDATO, un volume di racconti (qualcuno lungo come un romanzo breve) in cui viene posto in evidenza il problema dei bambini – soldato reclutati, in ogni stato africano, con la forza agli angoli delle strade, nei quartieri malfamati delle città e nei villaggi poveri e costretti, dalle varie fazioni politiche in lotta fra di loro o contro il governo centrale, a vestire una divisa militare, a imbracciare un’arma automatica e a distruggere, rapinare, uccidersi fra di loro e uccidere persone inermi e innocenti (alcuni anni fa, l’organizzazione mondiale onlus per la difesa dei diritti umani AMNESTY INTERNATIONAL ha indetto una campagna di protesta contro la piaga dei bambini – soldato che affligge il continente africano, per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulla gravità e le proporzioni della cosa e alla quale ha partecipato anche la sottoscritta in qualità di socio di AMNESTY).
Fin dagli anni ottanta del secolo scorso, Ken Saro – Wiwa si fa portavoce delle popolazioni del delta del Niger, in Nigeria suo paese, specialmente della propria etnia cioè gli OGONI, la principale della regione, nei confronti delle multinazionali responsabili delle continue perdite di petrolio che danneggiano le colture di sussistenza e l’ecosistema della zona. Egli punta il dito soprattutto sul colosso petrolifero anglo – olandese SHELL il primo e il più importante, diciamo così, ad aver “messo le mani” su questa parte di ricchezza africana del sottosuolo. Da allora in avanti, la sua voce non si arresterà più. Ken Saro – Wiwa si farà sentire sempre forte e chiaro: utilizzerà la scrittura, la televisione e spesso la sola voce per difendere ed accusare chi è debole, povero, non ha né mezzi né diritti; chi sfrutta, devasta, contamina, è corrotto e si appropria di beni enormi che non gli appartengono, divenendo ben presto un personaggio pubblico a livello mondiale, ma anche, purtroppo, inviso al Potere… a quel potere che ancora perseguita e finisce per uccidere, come ha spesso fatto nel corso della Storia, chi si serve della cultura e dell’arte per smascherare l’ipocrisia, la corruzione, l’incapacità di governare, l’abuso e la mancanza di istituzioni libere.
Lo scrittore viene, così, accusato dal regime del dittatore della Nigeria, il generale Sani Abacha, di aver “incitato” all’omicidio alcuni avversari del MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni People), pretesto più che evidente quanto l’evidenza dell’infondatezza dell’accusa, e arrestato insieme ad altri otto membri del movimento tutti militanti ecologisti e non – violenti del popolo degli OGONI. Ken Saro – Wiwa sarà impiccato, insieme agli altri otto membri del MOSOP, al termine di un processo illegale, scorretto, senza l’applicazione di alcuna legge civile (un vero e proprio processo – farsa) il 10 novembre 1995. UN MESE E UN GIORNO. STORIA DEL MIO ASSASSINIO è un’opera scritta sotto forma di diario dell’esperienza del carcere di Ken Saro – Wiwa. Forse autobiografia politica, di sicuro il suo testamento civile e umano, un diretto atto di accusa al tribunale militare che lo ha condannato e all’Occidente capitalista accecato dal guadagno senza scrupoli e arso dalla sete di denaro.
Il volume sembra essere quasi una sorta di zibaldone poiché contiene veramente un po’ di tutto: lettere di Ken Saro – Wiwa agli amici, note a margine, appunti vari, brevi saggi, messaggi di cordoglio inviati alla famiglia dopo la morte dello scrittore da personaggi importanti quali Nelson Mandela, Arthur Miller, Salman Rushdie, Susan Sontag e altri premi Nobel e una sezione finale che riporta le parole toccanti scritte dal figlio di Ken Saro – Wiwa dopo la morte del padre. La prosa di Ken Saro – Wiwa è limpida, tagliente, penetrante; la sua scrittura fluida, scorrevole, leggera e piacevole mai pesante o ridondante, spesso colma di tutti quegli attributi positivi che fanno di uno scritto una forma d’arte elevata. Egli è sì un intellettuale, colto, vivace e talvolta fragile come uomo, ma è primariamente un letterato, e le sue opere si inscrivono nella trasfigurante impasse chiaroscurale della letteratura seria, impegnata e con uno scopo. Perciò la narrazione – affabulazione, in Ken Saro – Wiwa, è una specie di atto d’amore fra un uomo di lettere libero e tenace e il suo popolo, ossia gli OGONI… un rapporto d’amore così intenso e grande che lo porterà a lottare e a morire per loro.
Nel novembre 1995, causa la condanna a morte e l’esecuzione dello scrittore Ken Saro – Wiwa e degli otto militanti del MOSOP, la Federazione della Nigeria è esclusa dal Commnwealth (organizzazione internazionale fra stati che abbiano fatto parte in passato dell’impero britannico, eccetto il Mozambico e il Ruanda), e la quasi totalità dei paesi civili di ogni parte del mondo richiama i propri ambasciatori dalla capitale Lagos. Mai prima di allora, il Commonwealth aveva adottato una tale pesante sanzione contro uno degli stati membri. Questa sanzione contro il regime del generale Abacha viene applicata con severità e rapidità quasi incredibili tanto da stupire il mondo intero. Particolare pietoso e raccapricciante al momento dell’esecuzione per impiccagione di Ken Saro – Wiwa nella prigione di Port Harcourt dove era stato detenuto: il nodo scorsoio del cappio scivola dal collo di Ken Saro – Wiwa per ben quattro volte. Uno dei poliziotti presenti ha riferito le parole dello scrittore al riguardo: << Ma perché mi fate questo? Com’è possibile? >> E anche: << Il Signore accolga la mia anima ma la lotta continua >>.
La quinta volta il cappio non scivola più, e il condannato muore. Ken Saro – Wiwa verrà sepolto in una fossa comune. La forza della parola e della scrittura ha sempre potuto molto, continua a poter molto e potrà sempre molto; non vi è dittatore o tiranno che non l’abbia temuta e, divorato dalla paura, per viltà, per crudeltà o per rancore non abbia fatto torturare o condannare a morte chi ha parlato o scritto in nome della giustizia, della vita, della libertà. La Storia si ripete: ad una lunga catena di sangue, di voci, di grida, di scritti coraggiosi si aggiungono ancora nuovi anelli. Nessuno muore mai invano quando è ucciso per una causa giusta. Nessuna parola è mai sprecata e nessun scritto è mai inutile quando la prima viene pronunciata, urlata o anche a bassa voce, il secondo è veicolato e diffuso mediante canali ufficiali o meno contro chi attenta alla dignità e alla vita della persona umana, nonché alla Natura intera e alle risorse di questo pianeta bellissimo, ricco di varietà e libero.
Francesca Rita Rombolà