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“Buona politica per costruire il futuro”

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pd ricadiRICEVIAMO e PUBBLICHIAMO:

Buona politica per cambiare il PD con il contributo di tutti.

«Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è nè sicura, nè conveniente, nè popolare; ma bisogna prenderla, perchè è giusta.»

Martin Luther King

Spunti per una vera discussione congressuale.

Ridare centralità ai militanti. Al popolo dei Democratici.

Ricostruire un partito vero dalle fondamenta, in una stagione politica difficile, nel bel mezzo di una crisi che in pochissimo tempo ha già tolto tante certezze agli italiani e molte speranze ai calabresi.

Riaprire una discussione vera nei territori, costruire ed attrezzare gruppi dirigenti di qualità, in grado di cogliere fino in fondo la grande sfida del rilancio del Partito Democratico calabrese.

Esattamente sei anni fa, nel 2007, insieme a tanti amici ed a tanti compagni venivo eletto con primarie aperte nell’Assemblea Costituente del Partito Democratico.

Da allora ad oggi ho lavorato insieme a tanti bravi dirigenti vibonesi ed a tanti militanti ad un progetto che in Calabria, per mille ragioni, è rimasto solo un sogno e non è mai definitivamente decollato.

Ho incontrato lungo la strada della buona politica, a volte tortuosa, centinaia di democratici, intelligenze, giovani di valore, uomini e donne dotati di saggezza ed esperienza.

Ho vissuto con loro momenti di esaltazione, ho commentato belle vittorie, ma ho anche condiviso passaggi difficili, delusioni, a volte incomprensioni.

In particolare in questo ultimo anno, in cui ho tentato di dare il mio contributo come coordinatore del Partito Vibonese, in una delle fasi politiche più difficili e laceranti,  ho potuto sperimentare al contempo le grandi potenzialità che questo Partito continua ad avere nei territori e non sempre riesce ad esprimere, e le mille difficoltà in cui nel corso del tempo è stato piano piano spinto da carenze organizzative, divisioni, malesseri, abbandoni, personalismi, chiusure non sempre comprensibili.

Il motivo per cui oggi scelgo di impegnarmi nella ricostruzione del PD è esattamente questo.

Lavorare alla costruzione di gruppi dirigenti solidali ed alla valorizzazione delle tante intelligenze, delle idee, delle risorse che il Partito in questo territorio ancora conserva.

Lavorare alla ricostruzione di un rapporto con i nostri elettori, con i rappresentanti istituzionali, con i tanti Sindaci che ancora esprimiamo, con i giovani che decidono ancora di restare e di lottare per affermarsi in questa terra.

Lavorare per ridare ruolo e dignità ai militanti, agli iscritti del nostro partito, costruendo dal basso un’organizzazione aperta, inclusiva, dotata di regole a difesa di ben precise coordinate etiche.

E’ questa la sfida che, entusiasmato ancora una volta dalla passione di sempre, insieme a tanti giovani, a tanti amministratori, a tanti compagni ed amici di una vita, ho deciso di raccogliere proponendo la mia candidatura alla carica di Segretario Provinciale del PD.

Di seguito vado ad esporre le linee guida di un documento congressuale aperto, che vorrei innervare di ulteriori contenuti e di nuovi spunti proprio nel corso della campagna congressuale, che condurrò ascoltando ancora i circoli, il popolo dei democratici, i dirigenti locali del Partito.

Una campagna congressuale sui contenuti, durante la quale mi batterò solo ed esclusivamente sul terreno della discussione politica, delle idee, del confronto democratico, dei principi e dei valori in cui credo da sempre, rifuggendo e rigettando polemiche inutili e dannose.

Un documento dunque che offro alla discussione e che apro allo stesso tempo ai contributi.

Per costruire insieme un Partito vero, in grado di discutere, di scegliere e di lavorare quotidianamente a percorsi di buona politica per questa nostra piccola Provincia.

 

Il Governo di necessità.

Il congresso nazionale del Partito Democratico arriva al termine di una fase politica estremamente complicata, a volte convulsa, che ha messo a nudo tante delle questioni irrisolte, delle criticità, delle piccole e grandi anomalie di un Partito in eterna transizione.

La conclusione dell’esperienza del Governo tecnico, che il centrodestra ha decretato con la solita immancabile dose di irresponsabilità, sembrava aver fornito al Partito Democratico una grande occasione per assumere finalmente la guida di questo Paese.

Abbiamo così affrontato la campagna elettorale da favoriti, trascurando pulsioni populiste e spinte reazionarie che si agitavano nel cuore di una società italiana in profonda crisi, e che sono state catalizzate dal fenomeno politico grillino.

Potremmo definire l’esito delle elezioni politiche come il trionfo dell’antipolitica, con il centrodestra che pur perdendo milioni di voti arriva praticamente appaiato al centrosinistra  e con il Movimento Cinque Stelle in grado di raggiungere percentuali inimmaginabili alla vigilia.

Epperò limitare la nostra analisi a queste considerazioni ci impedirebbe, proprio in questa fase, di approfondire fino in fondo le insufficienze del nostro Partito e la sua incapacità di cogliere le spinte, gli interrogativi, le ansie che provengono dal corpo vivo del nostro Paese, dal nostro elettorato, da tanti militanti che non ci capiscono più.

La fase successiva, con il tentativo di Bersani di formare il governo del cambiamento, ha poi smascherato, al di là di slogan ed invettive, le gravi insufficienze dei grillini, inidonei a comprendere fino in fondo la straordinaria opportunità di cambiare il paese che una legge elettorale assurda aveva loro concesso.

Ma laddove si è verificata la vera e propria implosione di un partito oramai ostaggio di tatticismi e correnti cristallizzate, scollato dal proprio elettorato e dai propri stessi militanti, è chiaramente durante le settimane convulse dell’elezione del Presidente della Repubblica.

In quella fase così drammatica è emersa in tutto il suo clamore la contraddizione di gruppi parlamentari che, sebbene eletti con il porcellum, a seguito di primarie vere, anziché garantire univocità alle scelte ed affidarsi ad un principio regolatore democratico, hanno scelto di agire a ruota libera, come corpi estranei, decretando di fatto la necessità delle larghe intese, della rielezione di Napolitano, della difficile e faticosa convivenza con il centrodestra all’interno del Governo Letta.

Questa esperienza di Governo, vissuta non senza insofferenze e lacerazioni dal nostro popolo democratico, deve a questo punto conservare un orizzonte ben definito fatto di impegni specifici per il rilancio della crescita e di tappe forzate per le riforme istituzionali, a partire dalla definitiva abrogazione del porcellum con la scelta di una nuova legge elettorale.

Sotto questo ultimo aspetto è indispensabile tenere la barra dritta sull’esigenza di garantire al Paese quel sistema bipolare che la fine del ventennio Berlusconiano rischia di rimettere in discussione.

Dunque legge elettorale maggioritaria con doppio turno, scelte economiche per la crescita ed il rilancio dell’occupazione, riforme istituzionali, taglio ai costi della politica, ammodernamento del Paese e poi di nuovo al voto con un partito finalmente attrezzato ad affrontare la sfida che ci attende.

Il tutto mantenendo una chiara connotazione socialista e riformista, rifuggendo da vuoti leaderismi e da populismi inutili e dannosi, riaprendo una prospettiva democratica per questo Paese.

Una prospettiva di cambiamento vero, che ponga al centro del panorama politico nazionale un Partito in grado di avere posizioni nette ed inequivoche su temi foindamentali come la riforma della Giustizia, i diritti civili, la semplificazione della burocrazia, l’apertura del mercato del lavoro, il rilancio delle piccole e medie imprese.

 

L’anomalia calabrese.

 

In un contesto nazionale caratterizzato da un Paese in crisi e da un Partito in ricostruzione, si innesta la vicenda molto complessa del Partito Calabrese.

Veniamo da lunghi anni di commissariamento, scaturiti dal passaggio lacerante di Caposuvero, e caratterizzati da una serie di sconfitte drammatiche, dalle ultime elezioni regionali, con la vittoria della destra populista rappresentata da Scopelliti, fino alle ripetute sconfitte in tutti i grandi centri della Calabria.

Oggi il PD calabrese ha urgente bisogno di darsi un’organizzazione, di scegliersi il Segretario ed i gruppi dirigenti e di affrontare finalmente la grande e difficile sfida della costruzione dell’alternativa a Scopelliti.

Questi anni di disorganizzazione, di scollamento, di ritardi, di litigi, di lacerazioni, di rinvii, caratterizzati dalla ingombrante presenza-assenza di un gruppo dirigente arroccato e consunto hanno rappresentato la principale polizza assicurativa sulla assurda possibilità di riconferma di un Governatore che non ha dato risposte alla Calabria, che ha tradito il voto e le speranze dei calabresi, che è stato travolto da vicende oscure ed inquietanti come quella del rovinoso naufragio del cosiddetto modello Reggio.

Oggi la Calabria ha bisogno di un PD forte ed autorevole, di un Gruppo Consiliare Regionale in grado di mettere a nudo le tante insufficienze dell’esperienza Scopelliti, di un Segretario in grado di riattivare i canali della partecipazione ed in grado di ricostruire gruppi dirigenti nuovi, investendo su risorse ed energie che pure sui territori continuano ad emergere.

Un Partito che sappia premiare il merito, che sappia ricostruire il rapporto con questa terra, che sappia parlare ai calabresi ed alle emergenze della nostra Regione.

Un Partito che offra prospettive alla Calabria, che sappia parlare con la voce della chiarezza di sviluppo, di servizi sociali e sanitari, di infrastrutture, di ammodernamento, mdi trasporti, di turismo di opportunità per i nostri giovani.

Un Partito che superi correntismi e divisioni e lasci finalmenmte spazio ad energie nuove che aspettano solo di essere sprigionate.

Un Partito che vada oltre l’istinto di autoconservazione di gruppi dirigenti autoreferenziali ed esprima finalmente qualità, innovazione, esperienze, idee e progetti.

Un Partito i cui gruppi Dirigenti ed i referenti istituzionali mantengano finalmente un rapporto costante con i militanti, con gli elettori, con la Calabria.

Questo è il Partito Democratico che dobbiamo costruire in Calabria, nella consapevolezza che le sfide che ci attendono sono ardue proprio a causa di colpevoli gravi ritardi che ci hanno di fatto posto in una difficile posizione di isolamento politico.

 

Gruppi dirigenti unitari, protagonismo dei territori.

Le dinamiche nazionali e regionali che ho descritto delineano un quadro altrettanto complesso nella nostra piccola Provincia.

Viviamo una stagione di crisi profonda e lacerante. Le vicende ENI, Cemensud, Nuovo Pignone, Hotel 501, e quella di tantissime micro imprese che chiudono ogni giorno, rappresentano plasticamente l’idea di un territorio in ginocchio, di un arretramento senza precedenti storici.

La stessa vicenda della Provincia di Vibo, con la più volte annunciata conclusione di un’esperienza istituzionale fondamentale per un territorio che rischia di tornare ad essere marginale, pone al centro l’esigenza di ripensare nuovamente il ruolo di questo angolo di Calabria nelle più complesse dinamiche di un Mediterraneo in fermento..

Rischiamo di subire duri contraccolpi dal quadro economico che ho sommariamente delineato, con l’incombente conseguenza di vedere spazzato via e vanificato ogni sforzo di riscatto economico e sociale di questo territorio.

Eppure non mancano ancora risorse a questa Provincia.

Penso all’industria turistica, alle filiere agroalimentari, ai tanti giovani di valore che ancora decidono testardamente di dare il proprio contributo a questa terra.

In questo difficile contesto la politica deve dare una volta per tutte buona prova di sé.

Presentarsi a questo territorio lacerati, divisi, spaccati, litigiosi, significherebbe lanciare un messaggio drammatico di inadeguatezza.

Il Partito Democratico deve ritrovare e ricostruire il senso di una presenza, ripartendo dalle cose buone che si è stati capaci di realizzare in questi anni.

La Provincia di Vibo è ricca di amministratori democratici, di Sindaci, di giovani e di esperienze, da mettere insieme in un quadro unitario vero, per poter così costruire un Partito finalmente in grado di parlare ai vibonesi.

I tanti anni di assenza di un gruppo dirigente eletto democraticamente da tutti gli iscritti, gli anni di commissariamenti e di provvisorietà, di gestioni per forza di cose improvvisate, di carenze organizzative notevoli, di assenza di luoghi di discussione, hanno prodotto un Partito per fortuna solo apparentemente privo di un’anima.

Il vuoto venutosi a creare è stato solo parzialmente colmato dall’impegno dei riferimenti istituzionali che il Partito ha eletto nel corso degli anni.

Questo è stato al contempo un limite, nella misura in cui il Partito, per forza di cose si è appiattito sulle personalità che ha espresso, ma anche l’unica ancora di salvezza per garantire un minimo di legame fra iscritti, militanti territori ed istituzioni. In una parola per mantenere in vita la fiammella di un partito che rischiava di spegnersi a causa di assurde burocrazie.

Ora è il momento di lasciarsi alle spalle la fase dell’emergenza, l’approssimazione, la disorganizzazione, la sospensione delle regole democratiche interne.

Il compito dei nuovi gruppi dirigenti che guideranno la federazione nei prossimi anni è quello di tirar fuori l’anima democratica di questo Partito, di superare piccole ed a volte insignificative differenze costruendo percorsi virtuosi di unità sulle grandi questioni sul tappeto.

Sarà indispensabile garantire diritto di cittadinanza a tutte le sensibilità che compongono lo straordinario quadro di intelligenze di cui il Partito vibonese dispone.

Sarà a tal fine dunque fondamentale riaprire fisicamente i luoghi della discussione.

Per tale ragione, riprendendo un percorso solo momentaneamente sospeso, quello della campagna d’ascolto, il nuovo gruppo dirigente che mi candido a guidare, già nei primissimi mesi, sarà impegnato a riavviare una fitta rete di iniziative con gli iscritti nei circoli.

Per ascoltare, per decidere e per ricostruire.

Per garantire la linearità del percorso politico che immagino, di seguito indico sinteticamente dei punti specifici su cui sin da ora mi impegno con i democratici vibonesi:

1 Costruzione di organismi dirigenti unitari, con il pieno riconoscimento a tutte le sensibilità di un ruolo ben preciso nella gestione del partito, sia negli organismi elettivi che in quelli esecutivi;

2 Insediamento immediato di un’assemblea permanente dei Segretari di Circolo e dei Sindaci;

3 Individuazione di percorsi lineari e democratici per la scelta dei candidati ad ogni competizione elettorale, con specifico inderogabile impegno a scegliere le più alte cariche elettive con il meccanismo delle primarie, a partire dal candidato a Sindaco nella Città capoluogo;

4 Garanzia di assoluta agibilità democratica in tutte le diramazioni territoriali;

5 Convocazione cadenzata degli organismi dirigenti, in modo da garantire ogni più ampia discussione su tutte le scelte del Partito e da ricostruire il gusto della partecipazione, della discussione, della militanza.

6 Organizzazione di una fitta rete di iniziative politiche nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, nei paesi.

Questi gli impegni che intendo prendere, questi gli spunti di discussione che voglio affidare ai democratici vibonesi, nella speranza di arricchire il quadro e l’impianto politico delineato con la discussione congressuale, che orienterò, per quanto mi riguarda, esclusivamente a questi temi partendo dal presupposto che la competizione all’interno dello stesso Partito vada vissuta con la dovuta serenità, con l’ambizione di crescere in democrazia, con la speranza di appassionare giovani e meno giovani alla ricostruzione di un Partito che serve a Vibo Valentia ed alla Calabria ancor più che all’Italia.

Vibo Valentia, 14.10.2013

                                                                                                              Michele Mirabello

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