“Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al Cammino. E’ il Cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, e ci arricchisce mentre lo percorriamo.”
Sono parole di Paulo Coelho, scrittore brasiliano molto popolare nel mondo, a proposito del suo libro IL CAMMINO DI SANTIAGO. Prima di entrare nel merito di questo romanzo auto-biografico, sorge spontaneo domandarsi: che cos’è il Cammino di Santiago? E’ un percorso lungo e antico, una via di pellegrini fin dall’Alto Medioevo; il percorso più lungo, che si è sempre fatto e si continua a fare a piedi, dopo quello in Terra Santa che porta a Gerusalemme. Infatti, bisogna partire da una determinata località in Francia, attraversare i Pirenei, entrare in territorio spagnolo, percorrere diverse regioni, tra cui i Paesi Baschi, e raggiungere la Galizia, sul golfo di Guascogna, fino a Santiago de Compostela, il luogo dove, secondo la tradizione, venne martirizzato l’apostolo di Gesù, Giacomo, e vi si custodiscono alcune reliquie (quali parti del corpo del santo) molto preziose. Non è un Cammino facile, è ovvio, e lo si percorre in settimane se non addirittura in mesi. Anche se lo si può fare tutto l’anno, l’ ideale per i pellegrini pieni di fede in Dio o di quanti vogliono fare un’esperienza spirituale davvero fuori dal comune, è di raggiungere Santiago de Compostela per il giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra la morte di San Giacomo Apostolo, cioè il 25 luglio, poiché in questo giorno i festeggiamenti e le celebrazioni varie sono grandiosi e ogni anno vi partecipano anche i reali di Spagna.
Il Cammino è sempre rimasto immutato nei secoli, con indicazioni, locande, conventi e strutture varie, preposte allo scopo, che accolgono da sempre i pellegrini, i quali portano, quali segni di distinzione, la famosa conchiglia, il bastone e il mantello. Ma ritorniamo al romanzo di Paulo Coelho il quale da, come premessa del racconto, la sua forte volontà di percorrere per intero il Cammino di Santiago per ottenere una spada il cui possesso lo farà diventare membro dell’ Ordine di Ram (antica confraternita religiosa che professa una devozione particolare per il Sacro Volto di Gesù Cristo) e che non ha potuto ottenere perché ha forse peccato di vanità o di presunzione. Solo il Cammino di Santiago gliela può fare ottenere. Inizia così la strana avventura dell’Autore. Egli non è ancora uno scrittore all’epoca (1986), né immagina di poterlo diventare un giorno. Ma proprio grazie al Cammino di Santiago, con sua grande sorpresa, lo diventerà molto presto.
IL CAMMINO DI SANTIAGO è il primo di una serie di libri di successo in tutto il mondo. Paulo Coelho non compierà il suo pellegrinaggio da solo, avrà una guida: un misterioso personaggio di nome PETRUS, che risponde di più a un maestro di iniziazione spirituale che a una guida comune che indica vie e punti di arrivo. Il linguaggio è scorrevole e sicuro; la scrittura piacevole e di facile lettura; lo stile sobrio e non ridondante che rivela una bravura di scrittore in nuce. La trama, però, non riserva colpi di scena e non tiene col fiato sospeso se non in alcuni tratti soltanto. A volte le situazioni che PETRUS e il suo iniziando vivono si rivelano oscure, con riferimenti segreti e sembrano dare al lettore un senso di smarrimento e di confusione improvvisi.
Un elemento soprannaturale, quasi come un filo nascosto, è attivo in tutto il romanzo. La fine riserva una cerimonia notturna in una cattedrale gotica in rovina, dentro la quale si compie un rito di chiara derivazione templare, che lascia un po’ perplessi e con molti interrogativi. L’ Autore otterrà la spada alla fine di un Cammino di Santiago compiuto spesso con difficoltà, e si recherà sulla tomba di San Giacomo a deporre l’ immagine di Nostra Signora da Aparecida che ha portato sull’emblema della conchiglia.
Il Cammino di Santiago ha trasformato Paulo Coelho in uno scrittore, cambiando la sua vita, il suo pensiero e accentuando, in modo nuovo, la sua spiritualità. E’ davvero così importante, per la spiritualità di una persona, compiere il Cammino di Santiago? Forse sì. Anzi sicuramente. Perché anche per chi non è credente, per il fatto stesso di vivere un’ esperienza fuori dal comune, può significare rompere con un passato stretto e soffocante e aprire la mente in qualunque avvenimento o circostanza che capita nel vissuto di ogni giorno e nei progetti che si fanno per il futuro.
Francesca Rita Rombolà