La primissima parola che il bimbo pronuncia quando articola una qualche forma di balbettìo nei suoi primi mesi di vita, forse l’ ultima parola che l’ uomo dice o pensa negli istanti che precedono la morte: mamma. Dal suono magico e antico, incredibile e meraviglioso; quasi simile in tutte le lingue dell’umanità perchè il concetto che implica e la figura che richiama è universale, insostituibile cioè la madre. Molte culture del pianeta affermano che ” madre ” è l’ altro volto di Dio, per cui rivestita di una sacralità indiscutibile.
SUPPLICA A MIA MADRE è una poesia di Pier Paolo Pasolini. Fra le più stilisticamente riuscite, è composta da ben dieci distici (due versi), scorrevoli ma intensi, semplici e ritmati; di certo una preghiera del figlio alla madre; non solo del poeta alla propria madre, elevazione, per mezzo del poetare di un dialogo universale e atemporale di ogni figlio con la propria madre. I distici centrali, soprattutto esprimono, con marcata evidenza, una verità inconscia molto profonda, la quale regola, da sempre, il rapporto madre – figlio. Il poeta afferma, con sicurezza, che è dalla grazia della madre, intesa come prodigatrice di cure e di affetto, che nasce la sua angoscia di figlio poiché ella sarà sempre insostituibile e non ci sarà mai donna al mondo capace di farlo nel cuore del poeta e di ogni figlio in genere come già detto. Per questo egli si sente condannato alla solitudine, anche se ci sarà unione con una donna, in quanto non può essere che unione dei soli corpi e non delle anime: l’ anima apparterrà sempre alla madre! Allora, se l’ anima è in lei, ed ella è la stessa personificazione dell’ anima, l’ amore che la madre riversa, naturalmente e geneticamente, sul figlio, si trasforma nella schiavitù di lui!
E’ sempre stato frequente un certo rapporto piuttosto morboso tra madre e figlio, che può svilupparsi spesso da un amore troppo intenso e oltremodo smisurato della madre verso il figlio o, al contrario, dall’ attaccamento, non del tutto normale, del figlio nei riguardi della madre. Il primo ad aver scoperto ciò è stato Sigmund Freud, il fondatore della psicanalisi, classificandolo come complesso inconscio e dandogli il nome di “Complesso di Edipo” dal nome del personaggio famoso della tragedia greca che si innomorò della propria madre senza saperlo e finì per accecarsi, pazzo di furore e di rabbia, quando l’ ha scoperto. Comunque, senza voler drammatizzare, penalizzare o condannare resta il fatto, sublime e divino, del meraviglioso rapporto tra madre e figlio improntato pur sempre all’amore, alla vita e alla gioia. Quando questo legame si spezza e viene a mancare, per una causa o l’ altra, si sopravvive soltanto e non si vive più una vita guidata dalla ragione, riconosce Pier Paolo Pasolini negli ultimi distici della poesia. Perciò la supplica alla madre diviene invocazione affinché il legame non venga mai meno, sorretta dalla speranza in una futura primavera che non conoscerà mai la fine, quindi in una rinascita.
E’ in una domenica di maggio che si celebra sempre la ” Festa della Mamma “, perché è primavera da un pezzo, perché in maggio la Natura è in festa; perché il mese di maggio è anche dedicato a quella che è la Madre per eccellenza: la vergine Maria madre di Dio.
Francesca Rita Rombolà
SUPPLICA A MIA MADRE
E’ difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima di ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’ è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’ infinita fame
d’ amore, dell’ amore di corpi senza anima.
Perché l’ anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’ infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’ unico modo per sentire la vita,
l’ unica tinta, l’ unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Pier Paolo Pasolini