Furore, rabbia e canto del cuore e dell’anima che vibra. Il caos e l’armonia ricomposta. Il calore delle notti andaluse, la campagna vasta e invitante olezzante di profumi, di suoni e di essenze mediterranee. IL GRIDO, poesia tratta dal famoso POEMA DEL CANTE JONDO di Federico Garcia Lorca, è voce, respiro, canto, dolore, passione, festa dei sensi e sentimento che si esprime con forza prorompente. L’onomatopea intercalante nei versi si fa visione di un mondo notturno che trascina, coinvolge e sconvolge. Una poesia legata alla terra, alla sua potenza e al suo fascino. Colpisce la sua immediatezza, la sua lettura che risuona a lungo e non si ferma soltanto nella mente o sulla superficie dell’anima. Un grido nella notte? Può essere di gioia o di dolore a seconda del tempo della vita. Il grido rompe, lacera, da o toglie, immerge o sommerge nei mondi. Crea e distrugge. Dispensa la morte o la vita. Un grido che il vento trasporta lontano, fra ulivi e grotte all’interno delle quali la gente accende le lucerne per rischiarare il buio della notte… Verso e parola vibrano come agitati dal vento che passa fra campi e alberi, sogni e amarezze, e aprono le porte su una dimensione dove tutto si fonde e si confonde, si mescola e si libra, fugge e poi ritorna.
Francesca Rita Rombolà
IL GRIDO
L’ellisse di un grido
va di monte
in monte
Dagli ulivi,
sarà un arcobaleno nero
sopra la notte azzurra.
Ahi!
Come un arco di viola
il grido ha fatto vibrare
le lunghe corde del vento.
Ahi!
( La gente delle grotte
espone le lucerne):
Ahi!