Versi spezzati, ritmo veloce e soave, assonanze che si rincorrono l’un l’altra. Forse è l’intera produzione poetica della poetessa americana Emily Dickinson ad essere caratterizzata da tutto ciò. Quel che sembra emergere, di particolare, in questa poesia dedicata alla bellezza è il pathos profondo che la pervade in ogni verso. Vi prevale il senso struggente dell’attimo che fugge, dell’attimo che non potrà mai essere colto dalla sensibilità umana, dell’attimo che sosta appena ed è tramutato in bellezza proprio perché fuggevole e inafferrabile. Si può stringere la bellezza fra le dita e possederla? Impossibile. La si può amare e contemplare e allo stesso tempo conoscerla, esplorarla, tentare di darle una definizione concreta, percepirla appena, respirarla come un profumo aleggiante sulle cose? No, forse mai. E’ volatile come l’etere degli spazi cosmici la bellezza, e nella corsa per carpirla ogni azione umana genera il suo contrario. Riesce soltanto il Canto, la Poesia a trattenerla per meno di un istante forse. E un istante, per mezzo della Poesia, potrebbe trasformarsi in eternità.
Francesca Rita Rombolà
LA BELLEZZA
Non è causata – la bellezza – ma è –
inseguila,ed essa cessa –
non la insegui,e sta ferma –
Afferra pure le ondate
nel campo – quando il vento
vi passa le sue dita –
la divinità farà in modo che
tu non ce la faccia –
Emily Dickinson
Recensione pubblicata sul blog POESIAELETTERATURA.it il 13 gennaio 2012
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