Presentazione del volume a Paravati, domenica 30 giugno, ore 16.00, presso la Sala Auditorium della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, con la presenza del vaticanista di Avvenire Salvatore Mazza.
Testimone di un Mistero è il titolo del libro di don Pasquale Barone su Natuzza Evolo pubblicato da Adhoc Edizioni di Vibo Valentia, in occasione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Don Pasquale in questo prezioso volume, curato da padre Michele Cordiano, fedele compagno di viaggio sulle orme di mamma Natuzza e solerte collaboratore dell’Opera del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, traccia un percorso di testimonianza, vestendo di volta in volta i panni di persona che racconta e che si racconta in una sorta di autobiografia che, pian piano, lo vede trasformarsi da prete di provincia, quasi scontento di essere stato “assegnato” a Paravati di Mileto, a testimone diretto di un grande mistero che si realizza, si matura, si evolve, in modo tangibile, nelle sue vicinanze, tanto da far pensare allo stesso don Pasquale che tutto quello che è accaduto è parte componente un ben più alto progetto. Una ricerca della verità nata apparentemente per caso, una ricerca divenuta poi, successivamente, essenziale pane quotidiano. Don Pasquale nella presentazione del volume lo scrive chiaramente: “la fede è ricerca, inquietudine, tormento di Dio; ma anche incarnazione nella realtà della storia, per la ricerca di una migliore qualità di vita”. In effetti le tracce ripercorse da don Barone per scrivere questo volume portano tutte a Natuzza Evolo, anche quando lui quelle tracce le voleva ignorare, evitare, saltare. È come se la vita sacerdotale, ma non solo, di questo prete sia stata canalizzata senza possibilità di fuga. Una sorta di imbuto virtuale che ha inghiottito lo sguardo prescelto di don Pasquale, ed il perché lo spiegano queste trecentosettansei pagine, riccamente illustrate con immagini inedite, che si fanno leggere in un soffio. Don Pasquale Barone utilizza come base di scrittura diversi suoi articoli pubblicati e scritti inediti. Tutti questi articoli alla fine del testo riportano un giorno, un mese ed un anno, diventano documento del suo vedere e del suo pensare, ma non solo. Sono anche frammenti del sentire, del percepire, dell’ascoltare principalmente il silenzio, grande elemento del Mistero Natuzza. Altra particolarità di questo libro è la scrittura in corsivo che fa sentire pienamente Natuzza Evolo, la si riconosce, la si percepisce viva. Le frasi in corsivo di Natuzza Evolo, ora che Lei è dall’altra parte, rimandano ad un mondo tutto da scoprire, ad un tempo maturo per leggere, una semiotica sempre presente, pregnante di un simbolismo alto, colto, che si contrappone a Lei che diceva di essere un verme di terra, ed adesso scopriamo che quando don Barone le disse “Signora, ogni volta che penso a voi, mi sembra di vedere un sacco dove ognuno viene a buttare dentro la sua parte di spazzatura”, Natuzza puntualizzò nella sua risposta: Don Pasquale, voi vi sbagliate! Io non sono un sacco! Peggio!… Io sono il bidone della spazzatura.
Ed ancora quando fece riferimento alla situazione complessiva del suo stato di salute sempre precario: Don Pasquale io sugnu ‘na grasta rutta!. Ci sono tantissime testimonianze inedite e straordinarie in questo libro e non vogliamo svelarle tutte, la lettura deve, e dovrà, essere piena dell’intensità dello scoprire, ma come non anticipare quando don Pasquale racconta: “Natuzza da bambina cammina male con gli zoccoli di legno, in famiglia il nonno tenta di aggiustarli, ma sono i piedi di Natuzza che soffrono, la portano dal medico che non risolve nulla. Poi un giorno la bambina si affretta, con la manina, a chiudere la bocca al nonno che stava discutendo con la moglie delle sofferenze della piccola, e con un atteggiamento severo lo ammonisce: Nonno, tu te ne devi stare zitto!… Tu di queste “cose” non devi parlare! Perché questi sono i dolori di primavera! Anticamente l’anello di fidanzamento, di unione, si chiamava proprio “prima vera”, l’anello che precedeva la “vera”, l’anello nuziale. Natuzza, con quelle prime sofferenze, da bambina era diventata fidanzata di Gesù, congiunzione a Dio. I segni dentro di lei diventavano messaggi immediati e spontanei in una consapevolezza da leggere, chiaramente, anni dopo. Il resto del libro è tutto da scoprire, dicevamo, perché le pagine hanno un testo che si tira dietro tutto un mondo fatto di fede, di mistero e di misticismo. Tante le prove che Natuzza ha dovuto affrontare, incomprensione, sofferenza, esorcismo, incredulità… Don Pasquale Barone oggi è un Testimone della Chiesa consapevole di aver vissuto una esperienza straordinaria in una sorta di soglia, di margine, con emografie, stigmate, sguardi, silenzi e parole, di fatti che si realizzavano davanti al suo sguardo. Un San Tommaso dei nostri tempi che a Paravati non ci voleva neanche andare, che a Natuzza Evolo la evitava e che oggi si ritrova immerso in un Progetto divino realizzato sotto i suoi occhi che si continua a evolvere di continuo in nome della Madonna. Un progetto vivo che continua a crescere ogni giorno di più. Il volume, nel suo scrigno di scrittura, contiene anche tante belle pagine su Paravati, e racconta il contesto cronologico, storico, sociale e antropologico nel quale Natuzza ha vissuto. Le storie, le biografie di due persone, don Pasquale Barone e Natuzza Evolo, che si sono incontrate e che molte volte hanno parlato con il loro silenzio.
Franco Vallone