Sabato scorso, presso il cortile del palazzo municipale di Tropea è stata presentata la raccolta di poesie di Enzo Taccone intitolata UN FILO SPEZZATO.
Il libro è edito dalla THOTH (la stesso società che, tra le altre cose, gestisce questo portale).
Ha moderato l’incontro il giornalista Francesco Apriceno.
L’assessore alla Cultura del comune di Tropea, Lucio Ruffa, ha avuto parole di elogio per Taccone e per il libro. Ricca di spunti e coinvolgente la presentazione di Ruffa che ha anche portato i saluti del sindaco Gaetano Vallone.
Ha poi preso la parola la poetessa e scrittrice Francesca Rita Rombolà, la cui relazione trovate in basso.
Prima dell’intervento conclusivo di un emozionatissimo Enzo Taccone, il microfono è passato al giornalista MarioVallone, responsabile del settore editoria della Thoth e coordinatore di questo blog. Vallone ha spiegato ai presenti la politica editoriale della società da lui amministrata che non impone agli autori l’acquisto di copie della loro opera. Lo stesso Vallone successivamente si è soffermato sul libro, spiegando, attraverso alcuni aneddoti, le varie fasi della lavorazione.
Un buffet offerto dall’autore ha concluso la serata.
LA RELAZIONE DI FRANCESCA RITA ROMBOLA’
Innanzitutto buonasera.
Un grazie di cuore a Enzo Taccone che ha voluto fossi qui, questa sera, a presentare la sua raccolta di poesie UN FILO SPEZZATO. E un grazie a tutti i presenti.
Inizio con il dire, ancora una volta, che la Poesia è bellezza, è sogno, è immagine positiva delle cose, è volontà di resistenza alle avversità, è antidoto e balsamo contro il dolore. UN FILO SPEZZATO di Enzo Taccone è una silloge poetica con un senso lirico immediato e spontaneo. I sentimenti che descrive a volte si animano, prendono quasi vita e diventano forti, corposi trasmettendo al lettore come la sensazione di ricordi e di percezioni che hanno nella memoria le loro radici più profonde.
Perché UN FILO SPEZZATO?
Perché questo titolo?
Forse il filo spezzato di un mondo, con tutte le sue tradizioni, che non è più; forse il filo spezzato di affetti e di legami passati in attimi di tempo troppo brevi per aver lasciato un segno o troppo intensi da aver lasciato, invece, il segno; forse il filo spezzato di un amore incredibile, grande, vero, impossibile; forse il filo spezzato di un sogno, di un’idea mai realizzati o vissuti con foga smisurata. Chissà?
La copertina del libro, in un certo qual modo, potrebbe dire o significare molto al riguardo: il colore rosso simbolo di passione, di forza interiore che colpisce sempre l’occhio e l’immaginazione in qualunque contesto lo si trovi, e il contrasto di due mani: la mano di un uomo e la mano di una donna che giungono a sfiorarsi appena con un dito quasi a riannodare il “filo spezzato” di un qualcosa; quasi a ristabilire un legame mai del tutto interrotto; quasi a sancire un contatto sublime e al di là del mondo sensibile, accostamento possibile al particolare di una certa rilevanza ne IL GIUDIZIO UNIVERSALE di Michelangelo nella Cappella Sistina a Roma, dove il dito di Dio e il dito del primo uomo Adamo sono scintilla di vita e patto amoroso.
Enzo Taccone talvolta parla di sé affidandosi alla Poesia; talvolta sembra cercare nella Poesia una realtà perduta che non ritorna, un futuro diverso e gratificante.
Belle e toccanti, alcune poesie, nella descrizione del mare e le sue onde, del cielo e dell’orizzonte in un tramonto o in un’alba d’estate perché l’autore è molto attaccato alla sua terra e alla sua cittadina di Tropea seconda a nessun altro luogo in fatto di bellezze naturali, del sole e del mare.
Vorrei concludere con le ultime frasi della presentazione all’inizio del libro UN FILO SPEZZATO e cioè: “Gli amori più grandi, la passione più intensa, le semplici avventure di una stagione passano; passano sempre. Ma la Poesia rimane. Un verso o una parola, immaginata o scritta, rimangono per sempre…e forse riescono a legare ancora un filo spezzato”.
Grazie.
Francesca Rita Rombolà