La foto delle due palazzine gemelle “case popolari” di località Scola a Briatico su Google Maps è solare, luminosa, non lascia trasparire affatto la realtà nascosta. Briatico, ex S.S. 522, poco più avanti del bivio per San Leo, incontriamo questi due palazzoni, quattro piani e otto appartamenti per palazzo, sedici famiglie che da mesi subiscono il disagio pesante di una condizione di vita davvero insostenibile. Escono in tanti fuori dai loro appartamenti per riferirci dei loro problemi ambientali, per esternare i loro disagi e le loro rimostranze: entrata principale del secondo palazzo, le scale conducono in basso verso un’enorme quantità di acqua, sembra quasi che il palazzo sia stato costruito sulle palafitte, come quelle di Venezia. Da una apertura che porta al di sotto del fabbricato si riesce a intravedere un altro grande allagamento sottostante al palazzo, da altre piccole aperture lungo il muro perimetrale dell’edificio qualcuno degli inquilini lancia un sasso e in risposta si sente un profondo e inquietante tonfo. C’è acqua dappertutto. Filippo Natale, del primo piano rialzato, ci fa entrare in casa e ci guida in bagno, accende la luce e ci fa notare che dal soffitto, ammuffito e con l’intonaco distaccato, scende acqua di continuo, non c’è bisogno di aprire il rubinetto per farsi la doccia e non si sa come la lampada, in alto, accenda ancora mentre l’acqua scende a pochi centimetri dal suo portalampada. Il rischio di un cortocircuito che comprometta tutto l’impianto elettrico è davvero imminente. Scende il tramonto, ora ci sono altri inquilini che si uniscono al gruppo per protestare tutti assieme, per sentirsi uniti: c’è la signora Iolanda Tumiati, sua figlia con un bambino piccolo, c’è la signora Vallone, i Morello, la signora Napoli, i Natale, c’è tanta umanità che protesta civilmente da mesi, tante le chiamate ai Vigili del Fuoco ed ai Carabinieri – ci dicono – tanti gli interventi, ma i problemi persistono. Adesso, da qualche tempo, per protesta, alcuni di loro non pagano più la retta, la mensilità dovuta all’istituto delle case popolari. Tutti assieme hanno anche cercato di contattare un avvocato per farsi tutelare, per denunciare l’accaduto, per difendere i loro diritti, ma hanno dovuto fare marcia indietro, il compenso richiesto era troppo alto per le loro tasche. Fuori, al di là della tettoia ristrutturata e ridipinta recentemente di bianco sopra i due portoni principali, incontriamo il degrado assoluto, cornicioni sgretolati che rilasciano continuamente frammenti di calcinacci, mattoni forati scoppiati in bellavista, il ferro arrugginito dell’armatura del cemento armato che, in più punti, fuoriesce dai pilastri delle due palazzine. Adesso a rischiare grosso sono davvero tutti – ci raccontano – nel palazzo vivono numerosi anziani, c’è gente ammalata costretta a vivere nell’umido di infiltrazioni e di perdite d’acqua, ci sono tanti bambini che di giorno giocano nel cortile tra le sterpaglie di rovi e gli insetti, sotto i cornicioni che si sgretolano, bambini che si avvicinano pericolosamente alla “piscina” del sottoscala sommerso e oramai invaso da rifiuti di ogni genere che galleggiano sull’acqua divenuta putrida. Mentre fotografiamo la scena irreale del sottoscala, un bambino cerca di recuperare con un bastone il suo pallone andato a finire nell’acqua, constatiamo che il pericolo, in queste due palazzine popolari, è continuamente in agguato. Le sedici famiglie di contrada Scola le hanno tentate tutte, hanno protestato con l’istituto delle case popolari, hanno avvisato le autorità competenti, da mesi stanno lanciando continui segnali di disagio, d’allarme, di pericolo. Ora sono intenzionati a far valere i loro diritti appellandosi alle istituzioni attraverso gli organi di stampa. Chiedono a giornali, web, radio e televisione di venire a vedere la situazione, a toccare con mano. Si sentono vittime innocenti di un vero e proprio maltrattamento messo in atto nei loro confronti, chiedono di essere ascoltati da qualcuno, di avere un interlocutore, di far ristabilire al più presto una dignità perduta, di essere aiutati ad uscire da questo vero e proprio pantano. Intanto, a pochi metri dalle due palazzine popolari, il traffico continua a scorrere verso Tropea da un lato, verso Pizzo dall’altro. Dalla strada, veloce e turistica, con i colorati oleandri di contorno nulla sembra mostrare questa brutta realtà nascosta alla vista di tanti. La vita continua a scorrere nelle due palazzine delle case popolari e indecenti anche se su Google Maps appaiono asciutte, solari, quasi belle… a meno che voler decidere di ingrandirne i particolari con un click di mouse.
Franco Vallone