Tanto che per bacchettare i sindaci sono scese in campo le prefetture. Il primo a volerci vedere chiaro è stato il prefetto di Vibo Valentia, Michele di Bari, che ha avviato un’attività di monitoraggio, unita ad un’azione di sensibilizzazione nei confronti dei comuni, per capire le ragioni del flop riscossione. Un flop che poi si traduce negativamente su tutta l’attività amministrativa dei comuni calabresi.
Sì, perché non riscuotere i tributi porta i sindaci a non avere risorse per pagare i fornitori, li costringe a chiedere anticipazioni di cassa di notevole entità e ad iscrivere a bilancio residui passivi di elevato ammontare e di difficile riscossione. Ma soprattutto dà il via a un lento e inesorabile percorso verso l’indebitamento strutturale, preludio alla dichiarazione di dissesto. L’indagine della prefettura di Vibo prende in considerazione gli anni dal 2007 al 2010 e salva solo la riscossione della vecchia Ici, l’unica a essersi mantenuta su livelli apprezzabili nei comuni della provincia vibonese. Ma quando l’analisi si sposta alla l’arsa o al servizio idrico integrato, iniziano i problemi, perché i comuni o non riscuotono nulla o confermano percentuali di recupero inferiori al 40%.
La prefettura calabrese lancia l’allarme: urgono «iniziative urgenti e improcrastinabili per la riscossione delle entrate proprie, ai fini di una corretta gestione della contabilità pubblica, oltre che per non incorrere nella responsabilità amministrativa in presenza di danno erariale arrecato all’ente».
Di Bari elenca alcune priorità: potenziamento degli uffici tributi, miglioramento dei collegamenti informatici tra questi e l’Agenzia delle Entrate e del Territorio. Senza dimenticare l’affidamento tramite gara del servizio di riscossione o la gestione diretta dello stesso che è poi la prospettiva che dovrebbe diventare realtà per i comuni a partire dal prossimo 1° luglio, quando i sindaci saranno costretti a lasciare Equitalia e ad affidare con gara il servizio o, in alternativa’ a gestirlo all’interno dell’ente. Peccato chela scadenza, già oggetto di numerose proroghe negli ultimi due anni, sarà con ogni probabilità nuovamente differita. E con essa anche le inefficienze fino ad oggi accumulate dai comuni italiani sul fronte della riscossione locale.
«L’indagine della prefettura di Vibo fotografa una realtà che è il frutto di anni di abbandono e di esternalizzazioni a soggetti non idonei», sottolinea a ItaliaOggi Franco Tuccio, presidente dell’Anutel, l’associazione che raggruppa gli uffici tributi degli enti locali. «La ricetta per recuperare efficienza è solo quella di riportare le attività di accertamento e riscossione all’interno degli enti. In quest’ottica, l’uscita di scena di Equitalia rappresenta una chance da non sprecare. A condizione però che anche il legislatore torni sui suoi passi e ripristini l’incentivo per l’accertamento, previsto per l’Ici e non più in vigore per l’Imu. È stata una scelta miope che ha favorito le esternalizzazioni. Con i risultati che abbiamo visto».
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