IL GIOVANE STUDENTE BRATTIROESE, FRANCESCO ROMBOLA’ (DI ANTONIO), CI HA INVIATO UN’INTERVISTA CHE LUI ED UNA SUA AMICA HANNO FATTO AD ANTONIO NICASO, UNO DEI MASSIMI ESPERTI DI ‘NDRANGHETA.
GRAZIE FRANCESCO E COMPLIMENTI; LA PUBBLICHIAMO CON PIACERE.
Quando a noi studenti dell’Università della Calabria ci è stato detto che il mese di Aprile lo avremmo passato in compagnia di Antonio Nicaso, forse ancora ci era poco chiara l’opportunità che ci stava venendo offerta. E invece, subito dopo aver fatto la sua conoscenza, ci è parso chiaro tutto il suo spessore e la fortuna che abbiamo avuto ad ospitarlo nel nostro ateneo.
A primo impatto le cose che colpiscono di Antonio Nicaso sono il suo sguardo attento e la schiettezza con cui parla di ‘ndrangheta. Il suo è un linguaggio senza giri di parole, senza fronzoli o adornamenti, va dritto al punto e al cuore delle persone.
La serietà e la disponibilità con cui quest’uomo ci ha offerto le sue conoscenze è stata unica, persino nel concederci questa intervista, senza appuntamento e senza un’aula a disposizione, Antonio Nicaso ci ha mostrato la passione che mette nel suo lavoro, la voglia di comunicare a chi è interessato, a chi è curioso di conoscere le macchie scure della nostra regione, a chi la vorrebbe cambiare. Nessuno di quei formalismi che ci si aspetterebbe di trovare in uno dei maggiori esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale, nessuna barriera posta tra lui e i suoi interlocutori, tra lui e i suoi studenti, come ci ha affettuosamente definiti.
Abbiamo iniziato l’intervista chiedendogli se oggi sia possibile guardare alla mafie non più come dei “prodotti” italiani ma internazionali. Ad oggi l’Italia è il Paese meglio dotato dal punto di vista della previsione di sistemi di lotta contro le mafie, mentre gli altri paesi faticano a prevedere meccanismi di contrasto come il nostro. Sarebbe sbagliato affermare quindi, che nel contesto odierno, siano proprio gli altri paesi a mantenere forti le mafie?
“La ‘ndrangheta è forse una delle poche mafie veramente globalizzata. È riuscita a cogliere il trend della globalizzazione quando nessuno ancora parlava di internazionalizzazione dei mercati e si insedia dove ci sono possibilità economiche. La mafia calabrese è capace di mettere insieme vecchio e nuovo, mantenere la testa in Calabria ma le vene di questa organizzazione pulsano nelle piazze finanziarie di tutto il mondo. La ‘ndrangheta ha avuto una grande capacità plastica di adattamento al territorio, di utilizzo della nuove tecnologie, una grandissima capacità di adattarsi al nuovo e di catapultarsi nelle maggiori piazze finanziarie. Oggi la ndrangheta è una minaccia globale”.
L’edilizia è da sempre uno dei settori in cui la ‘ndrangheta investe di più. Ci può dire se quello che accade da quasi venti anni nelle zone limitrofe alla nostra cittadella universitaria, questa eccessiva cementificazione, sia in parte frutto dell’investimento di capitali della ‘ndrangheta?
“Non conosco bene il territorio di Rende ma conosco le dinamiche della ‘ndrangheta in Calabria e anche fuori. So che la ‘ndrangheta ha sempre avuto una vocazione per il settore dell’edilizia. Da sempre ha investito nel settore immobiliare. Inizialmente ha iniziato a monopolizzare alcuni segmenti dell’edilizia: il movimento terra, il nolo a freddo, il nolo a caldo, ha garantito manodopera a basso costo, materiali scadenti, dando per certo un profitto maggiore a costi minori ad una certa imprenditoria. Oggi gestisce quasi a regime di monopolio il settore edile, non si limita a costruire ma soprattutto acquista case: tanti appartamenti sfitti in giro per l’Italia sono funzionali al riciclaggio e non a leggi di mercato, questo perché il mattone è da sempre un investimento sicuro”.
Secondo lei in Calabria, che valore hanno le parole “onestà” e “democrazia”? Crede che siano percepite nel loro significato originario o che in qualche modo abbiano subito una distorsione nel corso del tempo? Quanto la mentalità dei giovani calabresi è permeata di cattive pratiche?
“I giovani crescono grazie ad esempi. Se attorno trovano politici che intendono la politica non come servizio ma come privilegio, se vedono che la cultura è quella dello scambio, possono anche perdere fiducia nelle istituzioni, disaffezionarsi alla politica, allontanarsi da quella che dovrebbe essere un aspetto importante della vita sociale, ovvero la pianificazione e la progettazione. Purtroppo non abbiamo avuto buoni esempi, questa è una tendenza che deve essere cambiata creando circoli virtuosi e non viziosi, dicendo no a tante cose e trasformando in esempi positivi. Un noto poeta cileno, Octavio Paz, ha scritto una poesia dal titolo il “monosillabo no”, dovremmo riscoprire la forza e il coraggio di dire no: no agli intrallazzi, alla corruzione, alla scorciatoia, ridando un senso alla politica, e dando un segno alla lotta alla mafia come una guerra di libertà civile, da parte di tutti non soltanto da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. È un compito che spetta a tutti”.
La ‘ndrangheta che lei ci ha presentato è un’organizzazione all’avanguardia anche dal punto di vista tecnologico. Lo ‘ndranghetista che oggi usa whatsapp com’è cambiato nel corso del tempo?
“Lo ‘ndranghetista ha capito da sempre l’importanza della comunicazione, prima usava le farfalle, poi le ambasciate a voce da un posto all’altro, poi è passato al telefono, poi dal telefono è passato a Skype, a Whatsapp e adesso probabilmente userà qualche altro sistema per comunicare. La ‘ndrangheta è un’organizzazione criminale che si adatta alle nuove tecnologia, le usa e le adatta alle proprie esigenze”.
Un giovane onesto ha motivo di rimanere in questa terra? Lei è emigrato, che consiglio darebbe oggi a noi giovani in cerca di futuro?
“Dovete restare, non fate come me che sono andato via, dovete lottare per migliorare le cose. Difendete con le unghie e con i denti la nostra terra, diventate sentinelle del nostro territorio, di questo territorio che è straordinario! Bisogna solo trasformare la rabbia in progetto politico. Spesso molta gente ha scelto l’indifferenza, bisognerebbe invece scegliere la consapevolezza, e partendo da questa cambiare le cose. I giovani mi chiedono sempre: cosa possiamo fare? Impegnatevi nel sociale, nel volontariato, Partecipate a movimenti che si battono per migliorare la vita di questa terra, per la legalità, perché è facile dire niente cambia ed allora me ne vado. No! Una terra come la Calabria io non l’ho vista da nessuna altra parte, è una terra straordinaria, va soltanto ripensata, ristudiata e soltanto voi potete fare questo, voi che siete nati in questa terra e se capirete l’importanza del vostro ruolo sicuramente potrete cambiarla”.
L’intervista si chiude con questa speranza. Anche se la speranza, grazie soprattutto all’organizzazione di corsi come questo, si sta trasformando sempre più in volontà, in consapevolezza. Crediamo che oggi, la Calabria onesta, quella che vuole essere conosciuta dal resto del mondo per le sue meraviglie e per le sue eccellenze, debba chiudere con l’epoca del vittimismo e fare da traino ad una regione che ha tutte le carte in regola per cambiare il suo destino. Crediamo che formare le persone, smontando i miti su cui la ‘ndrangheta basa le proprie forze, sia un modo per creare una società più libera, più consapevole, che sappia riconoscere il malaffare, la collusione, il ricatto, e impari ad usare il monosillabo NO.
Benedetta Linardi
Francesco Rombolà
Nicola Gratteri, procuratore antimafia di Reggio Calabria, osserva che in una Regione in cui si assiste a una desertificazione dei diritti i cittadini non si pongono più il problema di chiedere “dove mi devo rivolgere” ma “a chi mi devo rivolgere”, tra il dove e il chi sta sta tutta la funzione della mediazione mafiosa….materia di riflessione per tutti noi.