Con delibera numero 44 del 2008 la giunta comunale di Zaccanopoli approvava un progetto relativo ai lavori di recupero ambientale di un’area comunale denominata “San Francesco”. Tale iniziativa s’inseriva, nell’ambito dei Progetti Integrati per le Aree Rurali (Piar), Psr Calabria 2007-2013. Dopo un complesso iter burocratico, la Regione Calabria, assessorato all’Agricoltura, finanziava l’opera per un importo complessivo di circa 150 mila euro. Il sito dista qualche centinaio di metri dal centro abitato e, secondo la tradizione, sarebbe stato attraversato dal taumaturgo paolano (durante il suo viaggio verso Milazzo) che avrebbe lasciato l’impronta fisica del suo passaggio. In virtù di tale circostanza, il posto è sempre stato nel cuore degli abitanti del posto che, vale la pena sottolinearlo, offre un panorama tra i più belli e affascinanti dell’intero comprensorio. Uno spicchio di territorio sospeso tra gli uliveti secolari della campagna più tipica calabrese e il mare azzurro intenso del Tirreno. Un incanto della natura impreziosito dalla realizzazione di un’opera voluta dall’amministrazione guidata da Pasquale Caparra e portata a compimento con tenacia e sollecitudine. L’inaugurazione della piazza, con la restaurata statua di san Francesco, è avvenuta lo scorso 16 aprile. Presenti all’evento la quasi totalità della comunità, molti sindaci del comprensorio, varie autorità civili, militari e religiose. La sensazione trasmessa è stata quella di un popolo in marcia per rendere omaggio a un’area da sempre identificata col passaggio del santo calabrese. Ma anche un modo per testimoniare l’orgoglio dell’appartenenza a un territorio amato per la bellezza della natura e apprezzato da tutti per la laboriosità dei suoi abitanti, di ieri e di oggi. La cerimonia ha preso le mosse dalla centrale cappella dedicata alla Madonna del Carmelo. Dopo avere attraversato il centro, il corteo si è indirizzato verso l’area “San Francesco”. Ad accompagnare gli astanti le note del locale complesso bandistico “San Francesco”. In testa alla processione, la sacra reliquia del mantello di san Francesco, presente grazie alla missione dei Minimi che ha avuto inizio la scorsa domenica, nonché, alcuni confratelli di Paola, padre Francesco La Ruffa attuale sacerdote del posto e l’ex guida spirituale degli zaccanopolesi, don Francesco Sicari. Giunti in loco, dopo il rituale taglio del nastro, è seguito un intervento introduttivo dell’assessore Saverio Cutuli, il quale ha ricordato il passaggio di san Francesco di Paola a Zaccanopoli e gli eventi successivi ad esso. L’omelia pronunciata da monsignor Luigi Renzo durante la celebrazione eucaristica è stata incentrata sulle parole di papa Francesco proferite qualche giorno fa: «Un cristiano -ha chiosato il presule- per credere, deve camminare, edificare, confessare. Camminare significa muoversi, essere disposti a mettersi in discussione continuamente, così come ha fatto san Francesco di Paola. Camminare significa accettare le provocazioni che ci vengono dal mondo, dalla presenza degli altri, per rivedere noi stessi alla luce del Signore. Confessare significa testimoniare concretamente quello che noi crediamo. Confessare Gesù Cristo contro la mondanità. La vita, come racconto dell’amore di Dio che si concretizza». È poi toccato al sindaco Pasquale Caparra che ha contestualizzato l’opera realizzata nell’ambito di un processo di sviluppo culturale, sociale e urbanistico intrapreso dall’attuale amministrazione. Fra i vari progetti finanziati, ricordato, in particolare, quello dell’ “Albergo diffuso”, nato da un’idea dell’assessore Rosanna Mazzeo e che a breve avrà il suo concreto incipit. A proposito della sua compagine, il primo cittadino ha evidenziato: «Un’amministrazione con lo sguardo verso il futuro, capace di rompere due mattoni per costruire un castello. Essere alla guida di un piccolo comune non significa pensare in piccolo». Le conclusioni, affidate al prefetto Michele Di Bari, il quale ha ripreso queste ultime parole del sindaco ed ha poi asserito: «Questa statua sembra abbracciare la comunità, la vuole far vivere del proprio spirito, per renderla fertile, perché pensi in grande, per i propri figli, per le nuove generazioni, per una scuola fatta a misura d’uomo che faccia degli allievi i professionisti del domani. E quindi, rafforzare l’ente locale nella legalità e nello spirito della solidarietà, fargli seguire il mantello del santo perché al suo lembo ciascuno possa aggrapparsi e condividere la solidarietà con gli altri».
Corrado L’Andolina