Simone Weil ha scritto: «Solo compiendolo si ha l’esperienza del bene». Un’idea ben radicata nella coscienza dei giovani volontari della Croce rossa italiana zungrese. Prova ne è l’iniziativa di sensibilità umana e di concreta solidarietà attuata lo scorso mercoledì. In tale data, infatti, i locali iscritti alla Cri che annovera anche giovani di altri paesi limitrofi a Zungri, si sono recati a fare visita agli ammalati del posto. L’incontro è avvenuto coi degenti più gravi che vivono nel piccolo centro sito alle pendici del Poro. Prevalentemente, soggetti incapaci di deambulare o affetti da gravissime patologie tumorali o da obesità. In ogni caso, di ammalati che per le gravi condizioni di salute mantengono rapporti soltanto con i familiari o col personale assistente. Con tale iniziativa, in sostanza, i volontari Cri hanno voluto relazionarsi con chi, da tempo, a causa delle condizioni di salute ha avuto scarse o nulle capacità di confrontarsi e interagire con altre persone. Un modo come un altro per alleviare un naturale senso di sofferenza fisica, morale e di inviare un messaggio semplice: la vita, anche nelle condizioni estreme, rimane un valore assoluto. Alla fin fine, è prevalso un generalizzato senso di commozione e di compartecipazione alle difficoltà altrui. E d’altronde, il senso di solitudine sembra essere la condizione dell’animo che pervade una parte significativa degli uomini e delle donne del terzo millennio. Una disperazione che, in alcuni casi, nasce da una condizione dello spirito e, in altri, dalle patologie che minano irreversibilmente l’autonomia psico-fisica della persona. L’intervento dei volontari zungresi, sia pure per un giorno, ha spezzato le catene della solitudine che imprigionano il corpo e lo spirito in una condizione di sofferenza permanente. E i volontari Cri, con la compostezza del loro sorriso hanno saputo proiettare nei loro anziani concittadini, un afflato di vitalità. Nel corso di un incontro, un’anziana ha esclamato: «Le parole che ho scambiate con voi, per il mio animo sono un ristoro». Un’affermazione semplice che ha scosso le coscienze degli interlocutori, i quali per questa ragione si sono ripromessi di intensificare tali occasioni d’incontro. Il volontariato, d’altronde, si articola proprio in questi termini: donare se stessi, il proprio tempo agli altri a chi versa in condizioni di difficoltà. I giovani della Cri, per attuare questa iniziativa, si sono suddivisi in tre gruppi e hanno fatto visita a venticinque degenti. A ognuno è stato donato un uovo di Pasqua. Presenti, quali coordinatori, Pamela Staropoli e Gioacchino Raffa. Da sottolineare il calore umano con cui sono stati accolti i volontari.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 31b marzo 2013, p. 38
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