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La toccante e originale Via Crucis Vivente di Brattirò

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In un silenzio mistico di una chiesa stracolma di fedeli, il 25 marzo, alle ore 21, a Brattirò, si è celebrata una toccante Via Crucis Vivente.

Qualcuno alla fine ha detto “sconvolgente, semplicemente sconvolgente”; qualche altro ha aggiunto: “Mi ha dato un senso di impotenza, il mistero di un Dio che muore per me, che mi ama così tanto da dare la sua vita per salvare la mia”.

Non si è trattato di una semplice, tradizionale sacra rappresentazione della passione di Gesù, ma di una corale, intensa preghiera, un rapimento in cui l’umano si annulla nel divino.

I quadri delle quattordici stazioni della Via Crucis non sono le icone che pendono alle pareti della chiesa, stampe o dipinti d’autore, ma, uomini e donne veri, personaggi creati dall’unico autore, i quali con devota umiltà hanno vestito i panni di chi la via della croce l’ha realmente percorsa, circa duemila anni fa, sulle strade di Gerusalemme.

Nel buio della navata si accende un faro sull’altare, diventato calvario, dove si materializza il viaggio della salvezza in un racconto scarno, essenziale, n0n affidato alla parola, ma al gesto, alla posa plastica, che trasforma gli attori in statue grondanti pathos capaci di suscitare profonde emozioni ed un totale coinvolgimento estetico ed affettivo. E mentre i quadri umani inchiodano la vista, il cuore è dolcemente rapito dal canto che invita alla meditazione. Si tratta di un canto del quale sono state recuperate parole e melodia dalla tradizione orale; secondo i ricordi dei più anziani è stato scritto, nella seconda metà dell’ottocento, dal sacerdote Teofilo Ruffa, all’epoca parroco di Brattirò. Al testo altamente poetico, che inizia con i versi: “Anima mia considera l’amabil Redentore che va a morire al calvario solo per tuo amore…”. Si unisce una struggente melodia, quasi un canto funebre, che esprime il dramma dell’uomo-Dio che va a morire ed il dolore dell’anima pentita che lo accompagna nel faticoso cammino verso la salvezza. Poi la luce si spegne e al canto segue la meditazione di brani evangelici sulla Passione e cosi fino alla quattordicesima stazione, immagini vive, canto e riflessione si fanno preghiera.

E’ stato questo l’itinerario di una Via Crucis speciale che ha coinvolto in un godimento dell’anima, sia chi l’ha realizzata che chi l’ha vista.

Tutta la comunità si è fatta interprete della “parola” accostandosi ad essa con rispetto, con profonda devozione, con passione, fino a farla diventare viva nel proprio corpo, nella propria carne. Una lauda antica, quasi dimenticata, che oggi, come tanti anni fa, in noi, come nei nostri bisnonni, è capace di suscitare viva fede, stupore e tenerezza. Dal punto di partenza, un’idea coltivata da anni, nasce un progetto che dalla Compagnia Teatrale di Brattirò si allarga alla comunità ed ha incontrato subito l’approvazione del parroco don Sergio Meligrana che si è impegnato a fare da guida nella Via Crucis.

Il canto è stato curato dal “Coro parrocchiale don Giuseppe Furchì” a cui si sono unite le voci tenorili di uomini della comunità. In poco tempo sono stati realizzati i costumi che hanno arricchito la scena, volutamente scarna, e messo in risalto le pose plastiche dei protagonisti.

L’unico movimento in un’estasi senza battito di ciglia, è stato quello delle luci, in un gioco di chiaroscuro, di ombre e di colori che assecondavano i sentimenti e le emozioni. Dalla comunione di pensiero e dall’intesa perfetta tra chi l’ha realizzato e chi ha partecipato alla Via Crucis Vivente è venuto fuori un momento di immensa preghiera, unico e coinvolgente, sospeso tra fede e tradizione, tra presente e passato, tra finzione e realtà nel sacro rispetto del tema trattato.

Mimma Pugliese

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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