Il prefetto cerca di far luce sulla vicenda Alaco

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Il prefetto Michele Di Bari

La Prefettura di Vibo Valentia intende fare chiarezza sulla vicenda Alaco e dare una risposta certa alla popolazione sempre più interessata a capire se quella che sta utilizzando sia o meno acqua potabile. A 48 ore dalla manifestazione dello scorso weekend, il prefetto Michele Di Bari – informa una nota della Prefettura- ha convocato una riunione per fare il punto sulla situazione e mettere in campo, unitamente alle Aziende sanitarie di Vibo e Catanzaro e all’Arpacal, altri enti tra cui l’Istituto superiore di sanità che, nei giorni scorsi, ha dato la sua disponibilità a svolgere tutti gli accertamenti relativi alla qualità dell’acqua e confrontare i dati. Offrire, dunque, certezze alla comunità cercando di evitare un nuovo falso allarme come quello del benzene che non poco scompiglio aveva creato nelle 24 ore successive alla notizia, poi per fortuna rientrata in quanto si trattava di uno sbaglio nella trascrizione delle sostanze.«Episodi di quel tipo non devono più verificarsi». E’ stato lo stesso prefetto Di Bari a ribadirlo ai giornalisti a margine della riunione di ieri mattina. Aggiungendo: «La gente deve essere messa in condizione di sapere se ciò che sta bevendo ed utilizzando per altri scopi, sia nella norma». Ecco perché, in stretta sinergia con Asp e Arpacal si procederà entro un mese, al massimo 45 giorni, a porre le basi per consentire a all’operazione «verità» di essere a pieno regime, fugando ogni dubbio. Questi gli intenti che si traducono nel concreto in una maggiore attività di monitoraggio sia dell’invaso, quindi a monte, che nella rete di distribuzione, perciò a valle, con analisi dei prelievi eseguiti praticamente ogni giorno, in maniera tassativa, per un determinato periodo. Si procederà, inoltre, ad effettuare una serie di accertamenti particolari, i quali avranno come “paziente” proprio il bacino sito nella zona delle Serre. O meglio, il suo fondale. Michele Di Bari ha, infatti, disposto che venga eseguita la caratterizzazione dei sedimenti dell’invaso per accertare, una volta per tutte, la presenza o meno di materiali ferrosi o addirittura radioattivi.«Questo – ha aggiunto il rappresentante territoriale del governo –rappresenta una necessità ormai ineludibile, anche se il costo è abbastanza elevato. Ma la salute delle persone viene prima di ogni altra cosa. E questo deve essere chiaro a tutti».

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