Amici lettori, vi voglio esporre una riflessione.
Prendiamo tre comuni dell’entroterra tropeano: il nostro (Drapia), Spilinga e Zaccanopoli. Si tratta di tre territori con le medesime (più o meno) potenzialità: stessa posizione (in collina), stessa distanza dal mare, stesse tradizioni culinarie (più o meno).
Ebbene, riflettiamo un attimo sul percorso che hanno intrapreso o stanno intraprendendo queste località per cercare di uscire dall’arretratezza.
Partiamo da Spilinga.
Questo paese è praticamente conosciuto in tutto il mondo per la ‘nduja, il celeberrimo insaccato, tipico della tradizione spilingese ma non solo. A Spilinga hanno avuto la lungimiranza, la bravura e la capacità di puntare veramente su questo prodotto, di produrlo a livello industriale e di farlo conoscere ovunque. Insomma, ci hanno saputo fare. Hanno avuto, tra le altre cose, oltre che imprenditori brillanti, un’amministrazione guidata da un sindaco giovane e intraprendente, Franco Barbalace, persona che stimo molto, il quale non ha mai esitato ad appoggiare, con tutte le proprie forze, impiegando anche notevoli risorse comunali, questo prodotto tipico, ottenendo riconoscimenti e apprezzamenti dappertutto. La sagra della ‘Nduja, tanto per fare un esempio e intenderci meglio, non è una semplice festa che dura una sera, ma un evento vero e proprio, al quale partecipano personalità, testimonial, giornalisti, televisioni, radio, etc, i cui effetti benefici si dipanano nello spazio e nel tempo. Barbalace, inoltre, fiuta ogni occasione per far “girare” la parola ‘NDUJA, associata a quella del suo paese, SPILINGA. Ed è così che in un centro praticamente attaccato a Brattirò negli ultimi anni sono nate diverse aziende che producono ‘nduja sia per il mercato italiano che estero, che inventano sempre nuovi prodotti (‘nduja in tubetti, in “scatolame”), creano posti di lavoro e quindi ricchezza e notorietà per il paese.
Passiamo a Zaccanopoli.
Chi segue attentamente il nostro blog sa che ultimamente Zaccanopoli ha ottenuto circa ottocento mila euro per creare il cosiddetto “albergo diffuso”, cioè per intraprendere un nuovo ed interessante percorso di turismo sostenibile (CLICCA QUI PER LEGGERE l’ARTICOLO). E’ successa una cosa, a mio parere, bellissima. Una ragazza di Zaccanopoli ha fatto la sua tesi di laurea su questo argomento. Si è quindi candidata alle elezioni comunali, è stata eletta, ha fatto per un lasso di tempo il vicesindaco e la sua amministrazione ha partecipato, supportando le sue idee, ad un bando regionale. La Regione ha quindi concesso i fondi necessari per concretizzare il suo progetto e nei prossimi anni molti edifici pubblici di Zaccanopoli, magari abbandonati o in cattivo stato, riprenderanno a vivere, saranno affittati ai turisti, i quali avranno convenienza a pernottare qui perché la spiaggia dista meno di dieci minuti, il clima è più fresco rispetto alla costa e l’atmosfera più tranquilla. In tal modo sono state create delle solide basi per lo sviluppo del paese.
Veniamo a Drapia.
Qui a Drapia (e frazioni, s’intende), si pensa quasi esclusivamente a cementificare. L’amministrazione comunale spende il 100 % degli avanzi di bilancio per cementificare perché il gruppo che l’ha appoggiata, vero detentore del potere, spinge per fare ciò e gli amministratori glielo permettono. Di coinvolgere e spronare la popolazione, specie i giovani, in qualche progetto per lo sviluppo dei nostri prodotti tipici neppure l’ombra. Mesi fa ho avuto un battibecco in pubblico col sindaco perché, a mio parere, il Comune avrebbe potuto e dovuto acquistare (faccio solo un esempio) Villa Orsola, edificio di enorme significato per i cariesi, nell’attesa di qualche buon bando (a Zaccanopoli stan facendo proprio così: hanno chiesto fondi per edifici di loro proprietà). Il problema, oltre che di pochezza di idee e scarsa intraprendenza, come detto è che se il Comune avesse impiegato i propri fondi in modo diverso da come ha fatto, questi soldi non sarebbero andati interamente a quelli cui sono andati. E mentre a Spilinga negli ultimi anni veniva creato un consorzio per tutelare e promuovere la ‘nduja ed il sindaco stringeva accordi per il riconoscimento e la diffusione del prodotto, concedeva fondi per l’organizzazione della sagra anziché fare soltanto marciapiede, ebbene, mentre a 2 km dal nostro comune succedeva questo, noi cosa abbiamo fatto? Ve lo dico io: abbiamo ricoperto il campetto Palumbo di cemento, abbiamo costruito un “cacatore” di fronte alle ex scuole medie di Brattirò per poi distruggerlo, abbiamo fatto una piazza bruttissima a Saladino per poi modificarla più volte, abbiamo fatto 4 campi da tennis (e nessuno da calcetto…), abbiamo fatto “cosi” di cemento in molti angoli del comune e strade inutili…ed oggi pavimentiamo, usando il 100% dei soldi comunali, luoghi privi di significato (ogni riferimento alla piazza di Brattirò non è casuale).
Insomma, cari amici, riflettiamo. Le potenzialità il nostro territorio ce le ha veramente (pensate anche al patrimonio storico e artistico drapiese che molti altri paesi non hanno). Comuni limitrofi come Spilinga, che forse di potenzialità ce ne avevano un po’ meno rispetto al nostro, hanno intrapreso un’invidiabile percorso di sviluppo. Noi pensiamo ancora a spargere cemento…inutilmente.
MarioVallone
Commenti
comments