“Forse in pochi lo sanno, in quanto la notizia è passata un pò in sordina, ma per la vicinanza che il territorio di Vibo Valentia ha con quello di San Ferdinando, la questione rigassificatore (e danni) tocca un pò tutti i nostri cittadini. Il 19 febbraio, nella sala Consiliare del Comune di San Ferdinando, si è svolto il Consiglio Comunale aperto sulla spinosa questione rigassificatore, megaopera (il più grande d’Italia) a forte impatto ambientale, che dovrebbe sorgere proprio nei pressi del Porto di Gioia Tauro. Il rigassificatore è un impianto che trasforma il metano (o GNL – Gas Naturale Liquido) dallo stato liquido allo stato gassoso. Il gas, estratto nei paesi produttori, viene qui liquefatto e trasportato in metaniere (navi cisterne) a temperature di circa -160°C. Giunto sulle nostre coste viene rigassificato e immesso nelle condutture della rete di distribuzione. La legge lo inserisce tra gli impianti “a rischio di incidente rilevante”.
Per costruirlo verranno distrutti oltre 40 ettari di agrumeti. Questo eco-mostro scaricherà nel nostro mare acqua fredda e arricchita di candeggina.
L’impianto verrà costruito in una zona altamente sismica come la nostra, sottoponendoci al rischio costante di una catastrofe. Con il pericolo di rischi all’attività del Porto, per le eccessive misure di sicurezza da rispettare: un porto con meno traffici esporrebbe i lavoratori al rischio di licenziamenti! Oltre questo, ci sono altre cose sui rigassificatori che bisogna sapere: – I rigassificatori sono inquinanti: emettono, infatti, continuamente in atmosfera contaminanti, i cosiddetti “vapori di boil off” altamente infiammabili.
– L’impianto deve essere continuamente lavato con migliaia di litri di ipoclorito di sodio – dosi molto basse di cloro possono avere un impatto estremamente dannoso e mutageno sugli organismi marini (immaginate che danni enormi per un paese costiero della provincia che vive di pesca!)
– L’impianto di raffreddamento di un rigassificatore fa scendere la temperatura dell’acqua marina di circa 6°C nel raggio di 4 km con le successive conseguenze per l’ambiente marino. Per il processo di riscaldamento del metano, indispensabile per il passaggio dalla fase liquida a quella gassosa, vengono utilizzate masse enormi di acqua marina. Quest’acqua viene successivamente rilasciata nell’area circostante con evidenti effetti dannosi per la biodiversità.
– Per impiantare un rigassificatore vengono dragati i fondali e spostati migliaia di metri cubi di fanghi, che in alcuni contesti particolarmente inquinati riportano in superficie sostanze tossiche che rientrano nel ciclo e determinano un impatto negativo sull’ecosistema.
– Da un punto di vista paesaggistico, in particolare, in contraddizione con l’idea di rilanciare le economie locali attraverso quanto offrono i nostri territori, la presenza di serbatoi di contenimento del gas liquefatto, che raggiungono mediamente l’altezza di un grattacielo di 17 piani, non si sposa con un rilancio della Costa viola (immaginate voi sdraiati sulle spiagge più belle d’Italia e invece dei gabbiani e delle barche dei pescatori ammirate enormi metaniere piene di gas pronte ad esplodere!).
– I rigassificatori sono pericolosi: anche se la stampa non racconta dei tanti incidenti che ci sono stati già in altri paesi del mondo, un incidente ad un impianto di rigassificazione o a una metaniera potrebbe determinare dei danni equiparabili ad un incidente nucleare, con decine di migliaia di morti e danni irreversibili all’ambiente. Già nel 2007, Piero Angela spiegava in un suo libro che “una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto a bassissima temperatura, contiene un potenziale energetico enorme. Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in mare il gas liquefatto potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici” anche a distanza di 55 km (il mega-impianto dista dal Comune di Nicotera poche decine di km!). Diversi sono gli scenari a cui si potrebbe assistere: il gas freddissimo, a contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube. Questa nube di metano evaporato rimarrebbe più fredda e più densa dell’aria e potrebbe viaggiare sfiorando la superficie marina, spinta dal vento, verso la terraferma. Scaldandosi lentamente la nube comincerebbe a mescolarsi con l’aria. Una miscela fra il 5 e il 15 percento di metano con l’aria è esplosiva. Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città, qualsiasi (inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube. La potenza liberata in una o più esplosioni potrebbe avvicinarsi a un megaton: un milione di tonnellate di tritolo, questa volta nell’ordine di potenza distruttiva delle bombe atomiche. Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia (tutta la Piana, Nicotera, Limbadi, Joppolo ecc.. tutte spazzate via in un baleno!), mentre le sostanze cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo a un numero non calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni.
Infine, ma non da meno non ci sono vantaggi neanche dal punto di vista occupazionale: infatti, i posti di lavoro che si creerebbero con l’istallazione di un impianto di questo tipo riguarderebbero poche unità e, probabilmente, se ne perderebbero alcuni in settori come pesca e turismo! In Italia i rigassificatori sono inutili. L’Italia riceve gas facilmente da molte aree del mondo a noi vicine e basterebbe potenziare i gasdotti già esistenti. Le valutazioni le lasciamo a voi! Il 6 marzo, presso il Porto di Gioia Tauro, si riunirà il comitato portuale che voterà positivamente o negativamente (speriamo nella seconda ipotesi) la concessione demaniale al rigassificatore. Se questa passerà il rigassificatore si farà senza ascoltare la voce dei diretti interessati, cioè i cittadini i quali dovranno convivere con questa bomba ad orologeria! Le associazioni del territorio stanno facendo rete per lottare contro il rigassificatore! Siamo tutti coinvolti, tutti in pericolo. Non possiamo permettere che decidano i “potenti” come farci morire! Il 6 Marzo, intorno alle 10, dobbiamo partecipare in massa al presidio davanti alla sede dell’autorità portuale a Gioia Tauro, per gridare forte il nostro NO al RIGASSIFICATORE! NO ad una carneficina di massa!”
Associazione AbraCalabria Nicotera
Commenti
comments