RICEVIAMO e PUBBLICHIAMO:
CENTOCINQUANT’ANNI PASSATI INVANO!
Ho letto i primi paragrafi di una relazione scritta – più di un secolo fa e non molti anni dopo la proclamazione dell′Unità d′Italia – da Sidney Sonnino e Leopoldo Franchetti, due politici del passato, studiosi di problemi economici e sociali, dopo un′inchiesta non ufficiale sulla criminalità mafiosa in Sicilia e sulle sue cause.
Ne riporto stralci di alcuni paragrafi del Libro I, cap. 1°- il documento in questione è molto ampio -, che considero molto interessanti, se non altro perché sembrano scritti in tempi molto recenti ed anche perché, a mio giudizio, bene si adattano anche alla situazione socio-politica della Calabria di oggi e, naturalmente, di Parghelia.
Paragrafo 8:” […] Sono gli stessi in Sicilia come nel Continente d′Italia quegli ordinamenti giudiziari e amministrativi che devono assicurare l′applicazione delle leggi; sono le stesse le leggi, e qualificano per delitti quei fatti, che qui sono pure il fondamento della vita sociale. Ma per prevenire i delitti, per punirli, per mantenere l′ordine e l′osservanza delle leggi […] la polizia, la magistratura […] ha bisogno di querele, di denunce, del verdetto dei giurati, ha bisogno quasi ad ogni passo della cooperazione dei cittadini”.
Paragrafo 9:”[…] l′amministrazione pubblica è come accampata in mezzo a una società che ha tutti i suoi ordinamenti fondati sulla presunzione che non esista autorità pubblica.[…] l′interesse comune è vinto prima di combattere, e la legge è nel fatto escusa. I poteri […] che la legge è precisamente destinata a contrastare, sono più efficaci della organizzazione intesa a farla valere. Il timore della sanzione contro chi fa una denunzia, porta una testimonianza, o presenta una querela a danno di un prepotente […], è più efficace che quello della sanzione penale contro chi rifiuti la sua cooperazione alla giustizia in caso di delitto.[…] Poiché l′opinione pubblica è informata a questo sistema sociale extralegale, la massa della popolazione […] riconosce e giustifica l′esistenza di quelle forze che altrove sarebbero giudicate illegittime, ed i mezzi che adoperano per farsi valere; sicché per chi volesse mettersi dalla parte della legge, si aggiunge al timore delle vendette quello della disapprovazione pubblica, cioè del disonore”.
Paragrafo 14:”[L′autorità pubblica] bendati gli occhi, turate le orecchie, va brancolando in cerca di assassini o di malfattori, che tutti, fuorché essa, vedono e conoscono.[…] Si dà il caso che mentre carabinieri e truppa vanno perlustrando monti e valli […], il capo brigante ricercato stia svernando tranquillamente […] e non sempre nascosto.Fra gli uffici di pubblica sicurezza, gli stessi uffici giudiziari […] e il pubblico, v′ha una correntedi relazioni continue e misteriose, contro le quali è vano il segreto più rigoroso. Persone designate per essere colpite da arresto, sono avvertite prima ancora che si firmi il relativo mandato, e la forza che viene per prenderli li trova partit da tre o quattro giorni. Nelle carceri esiste una comunicazione continua fra i carcerati e quelli di fuori”.
Paragrafo 48:”Il fatto che […] colpisce […] è l′autorità non solo materiale, ma anche morale che vi hanno i violenti. Il timore non basta a renderne ragione. Perché, se spiega il silenzio persino degli offesi, non spiega la reprobazione pubblica che cuopre colui il quale ricorra alle autorità costituite per essere difeso da pericolo imminente.[…] E niuno nega che adesso […] sia dall′opinione pubblica considerato disonorante ricorreRE ad altri mezzi che alla forza privata, per sostenere la propria reputazione, vendicare le proprie ingiurie, per reagire insomma contro la violenza”.
Paragrafo 87:” [C′è] l′assoluta mancanza di sentimento degli interessi collettivi della società in tutte le sue manifestazioni dallo Stato al Comune […]. Ne risulta che quella persona o quel gruppo di persone cui venga affidato un interesse collettivo non può […] intendere da sé l′indole ed il fine dell′ufficio ricevuto, e quando non sia guidato passo per passo dal controllo di un′autorità speciale superiore, non potrà non considerare non solo come diritto, ma anche come dovere l′impiegare il potere […] a vantaggio proprio e dei suoi aderenti personali. Accadrà dunque quasi inevitabilmente che questo potere sia adoperato nell′interesse esclusivo, non diciamo della classe sociale cui è stato affidato, ma di una parte di essa, di quelle persone cioè alle quali è venuto in mano, e di coloro che sono legati con esse”.
Questo documento, da cui sono state tratte le parti più significative, è del 1875 ed è stato pubblicato a Firenze nel 1877! Il quadro politico, sociale e culturale che ne emerge è di un′attualità sconvolgente, inquietante e allarmante. A tal punto che, a mio modesto avviso,la lettura delle parti dei paragrafi sopra riportati dovrebbe far meditare e riflettere, e indurre ad un serio esame di coscienza e ad un approfondimento, non solo i rappresentanti dei partiti e gli amministratori della cosa pubblica, ma anche l′intera società civile,la quale di solito sceglie di percorrere la scorciatoia dell′oblio volontario, o peggio ancora, dell′apatia, dell′indifferenza e dell′isolamento nel proprio privato.
Andrea Locane
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