Con una prefazione del vescovo Luigi Renzo, il parroco di Rombiolo e Orsigliadi, Raffaele Arena, presenta, per i suoi 25 anni di sacerdozio, il volume “San Raffaele Arcangelo Medicina di Dio”, pubblicato con i tipi di Adhoc Edizioni di Vibo Valentia. In questo volume, 168 pagine riccamente illustrate a colori, Raffaele Arena scava profondamente all’interno di San Raffaele Arcangelo come entità tangibile. Come scrive il vescovo Renzo “è finita la stagione in cui gli Angeli in generale erano stati considerati esseri inesistenti, frutto dell’immaginario infantile, offensivi e riduttivi dell’umana intelligenza e razionalità”. Don Raffaele attraverso questo studio offre un percorso di testimonianza e di valore, un lavoro documentario che parte dal testo biblico integrale del Libro di Tobia, momento assolutamente basilare per capire la figura del santo – angelo, per poter seguire e proseguire con capacità critica e per comprendere profondamente il messaggio, sempre attuale, dell’angelo della quotidianità. Don Raffaele avvicina il lettore – fedele con un’ampia raccolta di preghiere e formulari di antiche novene e, a completare la fatica letteraria, uno spazio di scrittura relativo a Orsigliadi di Rombiolo, paese dove la devozione all’Arcangelo Raffaele è sentita particolarmente e viene praticata da tempo immemorabile. La statua di Orsigliadi venerata dalla popolazione di Rombiolo è opera dello scultore Domenico De Lorenzo di Tropea e risale al 1788. Don Raffaele, nel nono capitolo del volume, affronta la tematica della festa in onore di san Raffaele Arcangelo che si celebra annualmente il 24 ottobre. Il sacerdote sottolinea prima di tutto come “gli orsigliadesi non dicono la chiesa dell’Annunziata, denominazione della parrocchia, ma “chiesa dell’Angelo”. Una grande devozione, quindi, un sentimento di religiosità popolare che supera le ufficialità della Chiesa e si lega ad antiche ritualità che prevedono lo scampanio lungo e festoso della sera dell’inizio della novena, lo sparo dei fuochi e il suono della “Fanfara Fiorita”. Il giorno della festa la solenne Santa Messa, animata dal Coro San Raffaele Arcangelo, il panegirico e la processione per le vie del paese, poi, nel pomeriggio, gli arcaici incanti delle offerte votive portate al Santo, per lo più frutti della terra, vino, dolci, pan di Spagna, piante, galli ed altri animali da cortile. A seguire, nello stesso capitolo, don Raffaele racconta delle tradizioni ludiche legate alla festa, del ballo dei giganti processionali e della ballata del cammello di fuoco. Nell’interessante volume don Raffaele Arena pubblica un rendiconto della festa in onore al Santo ritrovato nell’archivio parrocchiale. Si tratta di un documento del 1946 dove, voce per voce, è possibile analizzare tutte le entrate e le spese di uscita e tra le voci tante curiosità come la lotteria per la macchina da cucire “Singer”, le entrate dalla processione per le vie del paese, la questua a Moladi, Garavati, Pernocari, Presinaci, Rombiolo e Orsigliadi e le tante uscite per la musica proveniente da Nicotera e quella locale di Rombiolo, il palco e arcati, il teatro, i giuochi, la carne per il parroco, il sacrestano e per il maestro di musica, il tamburro e cassa, la macchina “Singer” per la lotteria, il viaggio del carro, il vino, il vermouth per la musica, il vitto per i solisti, i soldi per il fisarmonicista, il biroccio per la musica, l’albergo… nelle spese anche 290 lire per i chiodi per il palco. Per il panegirico ben 2000 lire e 1800 per la cera delle candele. La festa quell’anno costò davvero troppo, ben 210.508 lire, con un deficit finale di 15.235 lire.
Franco Vallone