RICEVIAMO e PUBBLICHIAMO. Come sostenuto nei giorni scorsi la gestione commissariale straordinaria della Provincia di Vibo Valentia attraversa un momento di seria difficoltà. Nessuno si era fatto illusione che con l’arrivo in città del Prefetto Mario Ciclosi i mal di pancia sarebbero spariti.
Al contrario si sta verificando che l’assenza di un coordinato progetto di risanamento socio economico ed ambientale contribuisce a spegnere ogni lumicino di speranza.
La Provincia oggi è una istituzione in ginocchio. Paga il percorso di ieri e non brilla in quello di oggi mentre per il più immediato futuro lascia trasparire mazzate tra capo e collo.
E’ il segno della debolezza gestionale e della incapacità di correre ai più seri ripari di fronte al proliferare degli errori e delle iniziative inconcludenti.
Sembra assurdo ma al cospetto di un orizzonte così lontano da ogni speranza bisogna affidarsi alla dea bendata perché non può essere definita diversamente l’iniziativa complessiva assunta da chi oggi siede nella poltrona più scottante di Palazzo ex Enel.
Una incapacità amministrativa che sta venendo fuori in tutta la sua evidenza, grazie alle criticità emergenti. Altro che medaglia!
Urge una rinnovata ricognizione sulle criticità esistenti all’interno del sistema dell’apparato provinciale. La mancata riorganizzazione dei servizi e degli uffici, la necessità di una nuova dotazione organica e di una nuova regolamentazione dell’ordinamento generale, oltre che una rivisitazione delle posizioni giuridiche dei responsabili spiegano la difficoltà di gestione e le insidie che si frappongono alla realizzazione di una intelaiatura per guardare ad una Provincia innovativa ed in regola con il suo sistema produttivo.
Nell’insieme organizzativo fanno poi, riflettere il furto dei quattro computer avvenuto nelle ultime ore al Centro per l’impiego della Provincia di Palazzo Di Leo e per quel che riguarda il più recente passato il furto del portafogli alla dirigente Edith Macrì e qualche altro episodio che complessivamente invita la gestione ad essere più attenta e vigile anche per salvaguardare la dignità dei lavoratori.
Tanto per entrare nella quotidianità dei fatti ci è sembrato di capire che al Commissario straordinario della Provincia, Prefetto Mario Ciclosi, sembra, tra l’altro, sfuggire di vista l’allarme rosso che serpeggia tra la maggior parte dei dipendenti.
I motivi sono tanti e tra i più importanti il mancato pagamento degli stipendi.
Dopo fine novembre è, infatti, intervenuto il black out. Sono saltate le retribuzioni di tredicesima e dicembre e non sembra vi siano buone speranze per gennaio. Una situazione tutt’altro che confortante e che ha generato disagi a non finire, soprattutto tra le famiglie monoreddito che non sanno più a chi votarsi per superare, dignitosamente, le esigenze di tutti i giorni.
La normale e rispettosa reazione dei disagiati non deve però convincere il Commissario straordinario che l’odierna situazione è tollerabile.
Il richiesto senso di responsabilità ed il maggior impegno suggerito inizialmente a tutti per meglio affrontare la grave crisi istituzionale che ha investito l’Ente di Palazzo ex Enel oggi cozza contro il mancato rispetto delle scadenze delle legittime spettanze che ha messo a dura prova il sistema di vita di tutta quella gente che giornalmente offre il suo doveroso impegno al servizio dei vari Uffici nell’intento di garantire la più piena serenità ed efficacia agli obiettivi dell’Istituzione.
A Ciclosi sfugge, perché diversamente avrebbe assunto un diverso approccio con le difficoltà economiche del personale dipendente, che la gente non può pagare i mutui e che non riesce a far fronte al pagamento di tasse e tributi, senza aggiungere che da mesi è costretta a stringere sempre di più la cinghia.
Il morale di molti è sotto le scarpe.
La Cisal ascolta ogni giorno il grido di dolore di tantissimi lavoratori, gruppi ed associazioni che appaiono sempre di più indignati per il comportamento loro riservato.
Come si pretende la maggior efficienza dei lavoratori quando non esiste alcuna garanzia di rispetto di una retribuzione dovuta ? Eppure, nonostante le difficoltà, ogni giorno viene espresso il massimo dell’impegno per assicurare certezza alla domanda dell’utente.
Questo vuol dire che la dignità dei lavoratori non può essere ulteriormente calpestata e che la inversione di rotta chiesta dalla Cisal ha bisogno di tradursi immediatamente in atti compiuti.
A chi non è in grado di interpretare lo stato reale dei bisogni di questo territorio e darne una risposta concreta e immediata non tocca altro che la rinuncia al mandato.
Grazie.
Cordiali saluti.
Filippo Curtosi