Alcune settimane addietro abbiamo pubblicato su questo blog un articolo riguardante la cosiddetta “Santa Cruci” di Brattirò, un monumento molto significativo per gli abitanti del paese, inaugurato il 26 gennaio di cento anni fa. Vi dico anzitutto, che proprio negli ultimi giorni, credo per volontà del parroco don Sergio Meligrana, “a Santa Cruci” è stata restaurata; alcuni operai hanno infatti provveduto a “ripulire” l’intonaco del monumento ed a riverniciare la Croce (probabilmente don Sergio ha in mente di organizzare qualcosa per il centenario della “Santa Cruci”).
Quanto al pezzo di cui vi stavo dicendo, lo aveva letto e commentato Serafino Pugliese, un frate passionista originario di Caria (quindi dello stesso ordine che nel 1913 costruì il monumento brattiroese), il quale ci aveva promesso che ci avrebbe fatto avere una copia del “resoconto” scritto dai Passionisti 100 anni fa, proprio per documentare quanto da loro fatto, all’epoca, a Brattirò.
Serafino Pugliese è stato di parola e ci ha inviato la copia del manoscritto.
Mio padre, il dott. Pasquale Vallone, ha pazientemente trascritto il documento. Qui in basso, oltre alle foto “da Santa Cruci”, trovate una brevissima introduzione scritta dallo stesso medico Vallone e, nel corsivo successivo, il contenuto del documento dei Padri Pasisonisti (ho “incollato” anche la copia scannerizzata del documento).
Un grazie, in particolare, a padre Serafino Pugliese.
MarioVallone
INTRODUZIONE
Il Monumento ricordato come “A Santa Cruci” sorge a Brattirò ed è stato costruito su un terreno donato dal proprietario che si chiamava Rombolà Michele, nato il 17 febbraio 1861 e morto il 29 dicembre 1942.
Costui fu Sindaco del Comune di Drapia dal 2 gennaio 1906 al 7 ottobre 1910 per cui è ricordato, nella storia di Brattirò, come “U ‘Zu Micheli u Sindacu”, galantuomo di ampie e larghe vedute e grande benefattore. Era marito d”a’zz’Anna a Sindaca”.
Tale Monumento culmina con una grande Croce in ferro su cui c’è la scritta “INRI” e sotto “JESU XPI PASSIO”. Questa Croce aleggia su un grande piedistallo in cemento rivestito in marmo in cui è incisa, sul davanti, la scritta: RICORDO DELLA S. MISSIONE DEI RR. PADRI PASSIONISTI. 26 Gennaio 1913. Sul lato destro del Monumento c’è la scritta: SOFFRI E TACI e su quello sinistro: AMA E SPERA.
Riportiamo il documento apografo tratto dal Libro dei Sacri Ministeri esercitati dai religiosi Passionisti del Ritiro della Madonna della Catena presso Laurignano.
Tale Libro non è altro che il Registro dei Passionisti.
Laurignano è una frazione di Dipignano, in provincia di Cosenza dove c’è il Santuario Mariano dedicato alla Madonna della Catena.
Il Manoscritto apografo è il Registro in cui venne annotata la Missione dei Passionisti a Brattirò, dal 14 al 26 gennaio 1913.
I Passionisti sono i membri della Congregazione religiosa fondata, nel 1725, da San Paolo della Croce, al secolo il monaco Paolo Francesco Danei (1694-1775). Costui dedicò l’intera vita alla penitenza e descrisse la sua esperienza mistica in un diario.
La Congregazione dei Passionisti si chiama Congregazione dei chierici scalzi della Santissima Croce e Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Nel 1737 i Passionisti costruirono il loro primo convento sul monte Argentario, in provincia di Grosseto.
Loro si propongono di diffondere la devozione alla passione del Redentore.
Riportiamo il Testo apografo.
IL MANOSCRITTO
Missione di Brattirò. Diocesi di Tropea.
26 Gennaio 1913.
Relazione del P. Bernardino del Cuore di Gesù.
Il giorno 13 gennaio, giunti a Tropea, il P. Beniamino fece ritorno a Laurignano. Il P. Idelfonso e Bernardino partirono alla volta di Tropea, insieme al fratello Luciano assistente, per poi partire il di appresso a Brattirò. Dove la sera del 14 si aprì la S. Missione e fecero la parte di Predicatore e Superiore il P. Idelfonso e quella del catechismo la mattina e la sera il P. Bernardino. Fin dal secondo giorno quella popolazione cominciò a frequentare i Sacramenti e dopo cinque o sei giorni, alla prima messa, tra quelli confessati il di innanzi e quelli che ripeterono la S. Comunione era una vera comunione generale e faceva bisogno di due sacerdoti per distribuirla. Sparsasi la voce nei paesi limitrofi accorrevano dappertutto ad ascoltare le parole di Dio e a frequentare i Sacramenti; Tanto che la chiesa era abbastanza gremita durante la predica dal pulpito.
Negli ultimi quattro giorni la gente dei paesi limitrofi se ne ritornava a casa contenta e quei del paese di Brattirò proseguirono a cantare tutti in coro per le piazze e per le vie fino a mezzanotte…
Non potendovi soddisfare a tutti i penitenti fu chiamato aiuto e venne da Laurignano il P. Dionisio vicario per tutta la seconda settimana.
Oltre delle solite processioni di penitenza, vi si fecero due Comunioni generali, una per le donne e l’altra per gli uomini, distribuite dal vescovo di Tropea, venuto negli ultimi tre giorni, per la S. Missione e nella domenica 26, ultimo giorno, alla mattina le donne ripetettero tutte la Santa Comunione e fu un’altra vera comunione generale.
L’ultima sera ha l’entusiasmo della popolazione del paese e di quella del clero e popolo dei limitrofi paesi, si fece una devota processione pel paese colla Madonna delle Missioni.
Di poi si andò a benedire una monumentale Croce di ferro lavorata a Pizzo Calabria, degna di stare in una città…
Ritornati in chiesa si fece l’ultima predica e benedizione papale tra i previti e parte dell’intera popolazione, la quale temendo che i Missionari partissero di nottetempo, come realmente fu, svegliarono tutti finché videro i missionari andare alle 5 ant, a celebrare in segreto la Santa Messa: si gremì la Chiesa, molti vollero ripetere la S. Comunione, e quantunque si partisse di notte, prima delle 5 ant, l’intera popolazione piangendo e singhiozzando ci accompagnò e ci vollero delle belle e delle buone per farla arrestare fuori del paese, dinanzi alla Croce della S. Missione.