AMICI LETTORI, ECCO L’ENNESIMO EXTRACT DEL LIBRO DI PASQUALE VALLONE “BRATTIRO’ E LA SUA STORIA. ANEDDOTI, FATTI, MISFATTI”, VOLUME PUBBLICATO DALLA THOTH ALCUNI MESI FA.
NEL PASSO CHE ABBIAMO “INCOLLATO” IN BASSO L’AUTORE PARLA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, DEI BRATTIROESI CADUTI SUL CAMPO DI BATTAGLIA E DI “GIUVANNI U TEDESCU” .
Prima della guerra il paese, come sempre dedito al lavoro, aiutato dalle rimesse degli emigrati, riusciva ad avere un decoroso tenore di vita. Lo scoppio della guerra sconvolse la quotidianità. I giovani furono chiamati o richiamati per combattere.
Questa guerra sconvolse la popolazione di Brattirò in modo diretto perché fu presente nel nostro territorio. Infatti, in località “Masseria”, c’era una postazione di soldati tedeschi. Gli alleati, Americani e Inglesi, sapevano di questa postazione nel territorio di Brattirò, ma non riuscirono mai a localizzarla, per cui bombardavano ad ogni minimo segnale che li potesse insospettire.
Un volta ci fu un violento bombardamento in località “Cuntura” e un’altra volta furono sganciate diverse bombe in località “Cungrazioni” perché qui gli alleati scorsero, da un aereo di ricognizione, un lumicino. Ma altri non era che Rombolà Girolamo (u zu Gilormu i Manitta) il quale, al lume di una lanterna a petrolio che teneva in mano, rientrava a casa in località “Manitta” lungo un viottolo.
Quei tedeschi, che erano in postazione in località “Masseria”, quasi ogni giorno scendevano a Brattirò, anche per comprare quello che trovavano e che necessitava loro, e in paese conoscevano tutti e tutti li conoscevano. Ad onor del vero, i nostri genitori li descrissero sempre come brave e rispettose persone.
Uno di loro, finita la guerra, volle rimanere qui. Riuscì a farsi una posizione economica invidiabile per le sue capacità morali e intellettuali e per le sue alti doti umanitarie. Era il tenente Kurt Bosk che tutti noi abbiamo conosciuto, con cui abbiamo familiarizzato e gli siamo stati amici. Era laureato in Lettere Classiche. Fu accolto nella sua casa da una vecchietta, la zia Anna “A z’Anna a sindaca”, che gli volle bene come a un figlio, lei che figli non ne aveva (era rimasta vedova dell’ex sindaco Rombolà Michele ricordato come “u zu Micheli u Sindacu”) e Kurt Bosk, ovvero “Giovanni u tedescu”, la considerò come una madre, le volle tanto bene, la trattò e la rispettò come un vero figlio fa con la madre!
Giovanni “u Tedescu”comprò un maialino per farlo ingrassare e venderlo e cominciò, pure, ad allevare conigli; in pochi mesi si fece una certa posizione economica.
Per la Vallecchi, prima, e la Paravia, dopo, diffuse testi scolastici e sussidi didattici. A Tropea, con l’aiuto del sindaco, la signora Lidia Toraldo Serra, regolarizzò la sua permanenza in Italia e fece molte iniziative volte a promuovere la nascita di servizi utili alla collettività come gli Istituti Scolastici Parificati. Aprì un Convitto, che in inverno ospitava studenti dei paesi vicini e in estate affittava a turisti tedeschi, dando inizio e impulso al turismo teutonico a Tropea.
Visse amato e rispettato da tutti.
“A z’Anna”, prozia di mia moglie, stava nella casa dove ora abito con la mia famiglia, ubicata a Brattirò, via Vittorio Emanuele n° 1. Era stata questa la dimora accogliente di Giovanni “u tedescu”. Lui sapeva che avevamo fatto qualche modifica interna alla struttura originaria della casa e quando veniva a trovarmi si limitava a colloquiare con me da fuori o sull’uscio. Non volle mai entrare dentro perché fu sempre dell’opinione che voleva conservare nella sua mente, nella sua memoria e nel suo cuore, il ricordo originale della casa, per come lo aveva accolto perché era stata il punto di inizio e di partenza della sua nuova vita, post-bellica e “italiana”.
A Brattirò, negli anni della guerra, giunsero molti “sfollati” gente che aveva lasciato la propria dimora, esposta a rischi di bombardamenti, per vivere lontano in paesi meno esposti e più tranquilli.
Tanti provenivano da Tropea e da Catanzaro. A Brattirò un pezzo di pane si trovava sempre per tutti perché si lavorava la terra, che dava quanto bastava per sfamarsi e per sopravvivere.
CADUTI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Sergente : ROMBOLA’ PASQUALE
Brattirò 5 – 7 – 1916
Cielo Mediterraneo 12 – 8 – 1942
E
Soldato : ROMBOLA’ GIUSEPPE
Brattirò 20 – 2 – 1920
Albania 9 – 4 – 1941
Così una stele:
A voi Pasquale – Giuseppe, fratelli Rombolà, che accoglieste all’alba dei vostri sogni lo squillo di tromba che tutti sotto il bel tricolore aduna e che di porpora alato araldo invita non di morte auspicio ma di vita all’eterno rigogliosa e forte addita a cui d’imperitura memoria sia questa pegno.
Soldato: ARTESE COSMO
Giovane padre partisti per non più rivedere la tua sposa, i tuoi ragazzi, il tuo paese…
Soldato: PONTORIERO ANTONIO
Pieno di vita e di gioventù sei partito, hai dato la vita per la Patria.
Soldato: ROMBOLA’ VINCENZO
La patria ti ha chiamato e voluto per sempre.
Soldato: SACCOMANNO FRANCESCO 18 – 6 – 1908 27 – 8 – 1943
Le tue bambine che non hai più rivisto ricordano quel loro eroico Papà…
I loro nomi sono impressi nel Monumento ai Caduti; il loro sacrificio rimarrà per sempre nei nostri cuori.
Pasquale Vallone
Io avevo sei anni e mi ricordo benissimo a “U TEDESCU”
lui mi ha fatto vedere il mio primo aquilone,¿l’anno?
1949.Bellissimo ricordo.
Grazie tanti
franco rombolá
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bello, emozionante!!!!